La società fondata da Elon Musk rivede al rialzo il rendimento delle sue obbligazioni e dei prestiti in un mercato tiepido. Pressioni su pricing e domanda segnalano un quadro complesso tra innovazione tecnologica, finanza speculativa e rischi geopolitici.
xAi, la società di intelligenza artificiale fondata da Elon Musk, ha aumentato i rendimenti offerti su un’operazione di raccolta di debito da 5 miliardi di dollari, secondo fonti riservate vicine al dossier. L’operazione, condotta da Morgan Stanley in modalità best efforts, si articola in bond e prestiti a tasso fisso e variabile, destinati a investitori istituzionali nei mercati del credito ad alto rendimento e dei leveraged loans.
Secondo quanto appreso, xAi offrirà un rendimento del 12,5% su 3 miliardi di dollari in obbligazioni, un aumento rispetto al 12% inizialmente proposto. A ciò si aggiungono un prestito a tasso fisso da 1 miliardo di dollari sempre al 12,5% e un term loan B da un ulteriore miliardo, con un rendimento pari a 725 punti base sopra il SOFR (Secured Overnight Financing Rate) e collocato con uno sconto a 96 centesimi sul dollaro.
L’adeguamento al rialzo dei rendimenti riflette le difficoltà incontrate da xAi nel suscitare un interesse robusto da parte degli investitori, in particolare nell’universo high yield. L’offerta, avviata nei giorni di tensioni pubbliche tra Musk e Donald Trump, non ha registrato una domanda sufficiente da parte di investitori in debito speculativo e leveraged finance.
Una strategia di raccolta con margini ridotti di manovra
L’approccio best efforts adottato da Morgan Stanley implica che la banca non si sia impegnata a sottoscrivere direttamente alcuna parte del debito, né a garantirne la vendita. Questo distingue l’operazione dall’operazione da 13 miliardi di dollari che Musk concluse nel 2022 per l’acquisizione di Twitter, dove le banche sottoscrissero in proprio parte dei titoli.
Il contesto attuale dei mercati del debito corporate è significativamente più selettivo rispetto a quello del 2022. Secondo l’indice ICE BofA High Yield, il rendimento medio dei titoli junk-rated si attesta al 7,6%: l’offerta di xAi, quindi, si posiziona ampiamente al di sopra della media, segnalando un profilo di rischio percepito elevato e una scarsa elasticità nella definizione del pricing.
L’estensione della deadline per la raccolta delle adesioni da martedì a venerdì e il rinvio delle allocazioni al lunedì successivo al closing confermano la necessità di maggiore tempo per completare la sottoscrizione.
Aspetti finanziari, giuridici e tecnologici dell’operazione
L’operazione xAi solleva diverse implicazioni di sistema. Dal punto di vista finanziario, essa riflette il crescente ruolo delle aziende tecnologiche non solo come generatori di innovazione, ma anche come attori sistemici nei mercati del debito, spesso in assenza di track record creditizi consolidati. Il rendimento elevato suggerisce che gli investitori chiedano un premio di rischio significativo, in parte per l’assenza di garanzie reali, in parte per l’elevata esposizione al rischio operativo di una startup ad alta intensità di capitale.
Dal punto di vista giuridico, l’assenza di commitment da parte della banca collocatrice e la struttura leveraged dell’operazione pongono quesiti in tema di responsabilità fiduciaria e disclosure verso investitori professionali. Inoltre, l’interfaccia tra AI, finanza e diritto dell’innovazione si conferma terreno fertile per nuovi paradigmi di vigilanza e regolamentazione.
Sul piano tecnologico e industriale, l’emissione rappresenta uno degli sforzi di finanziamento più rilevanti nel panorama AI privato, e riflette la crescente capital intensity necessaria per competere nel settore dell’intelligenza artificiale generativa, tra costi di calcolo, ingegneria del modello e accesso alle GPU.
Tra visione, rischio e finanza speculativa
L’operazione xAi mette in luce la tensione strutturale tra il potenziale trasformativo della tecnologia e le logiche speculative che oggi governano il finanziamento dell’innovazione. L’aumento del rendimento richiesto evidenzia una crescente prudenza da parte degli investitori, a fronte di una narrazione spesso dominata da protagonisti visionari ma privi, almeno per ora, di fondamentali consolidati.
In un momento storico in cui l’intelligenza artificiale è vista come la frontiera della nuova geopolitica industriale, la capacità di raccogliere capitale a condizioni sostenibili sarà cruciale per determinare quali attori diventeranno campioni globali — e quali resteranno promesse incompiute.