L’industria statunitense dello storage energetico si prepara a un salto di scala senza precedenti: 100 miliardi di dollari di investimenti entro il 2030 per costruire una filiera interamente nazionale per la produzione di batterie.
L’annuncio arriva dall’American Clean Power Association (ACP), che rappresenta le principali aziende del settore. Ma la realizzazione di questa roadmap dipenderà fortemente dal sostegno politico e normativo di Washington.
La corsa all’autonomia nella supply chain è motivata dalla crescente esposizione strategica nei confronti della Cina, che attualmente domina la produzione globale di batterie agli ioni di litio, cuore delle tecnologie di accumulo per energie rinnovabili e veicoli elettrici.
Batterie e sicurezza nazionale: dazi vs. strategia industriale
Il piano della ACP rischia però di entrare in collisione con la recente politica commerciale protezionista dell’amministrazione Trump. In particolare, la decisione di imporre dazi del 145% sulle importazioni cinesi potrebbe avere effetti dirompenti su un settore che, pur puntando alla localizzazione produttiva, è oggi ancora fortemente dipendente da componenti e materie prime provenienti da Pechino.
Jason Grumet, CEO della ACP, ha dichiarato: “La Cina ci ha sottratto la catena di fornitura in un decennio. Non la riprenderemo in dieci settimane. Servono strumenti strategici, non solo shock tariffari”.
Il messaggio è chiaro: le tariffe unilaterali possono compromettere l’intero ecosistema, rallentando gli investimenti già avviati e disincentivando la localizzazione industriale su scala nazionale.
Lo storage come infrastruttura critica per la transizione energetica
Le batterie di scala industriale non sono solo tecnologie di supporto: sono diventate infrastrutture strategiche per la gestione delle reti elettriche. Consentono di stoccare l’energia prodotta da fonti rinnovabili intermittenti (come solare ed eolico), stabilizzando la fornitura e contribuendo alla sicurezza energetica del sistema.
Secondo l’EIA (Energy Information Administration), nel 2024 la capacità di storage utility-scale negli USA è cresciuta del 66%, classificandosi seconda solo al solare tra le fonti che hanno aggiunto capacità alla rete.
Impatto economico e occupazionale: 350.000 nuovi posti di lavoro
Il piano da 100 miliardi prevede la creazione di circa 350.000 posti di lavoro diretti e indiretti lungo tutta la filiera: dalla produzione di celle e moduli, all’integrazione nei sistemi grid-connected, fino alla gestione e manutenzione delle infrastrutture.
Tra i progetti già operativi o in fase avanzata figurano:
- Lo stabilimento Tesla a Sparks, Nevada
- La fabbrica Fluence in Tennessee
- Il sito produttivo di LG Energy Solution a Holland, Michigan
- Il polo Form Energy a Weirton, West Virginia
Tutti casi emblematici della volontà di rilocalizzare asset strategici in Stati industriali chiave.
Geopolitica dell’energia e industria nazionale: il dilemma USA
Il dibattito sull’autonomia energetica statunitense riflette una tensione strutturale tra due esigenze: da un lato, la riduzione della dipendenza dalla Cina per ragioni di sicurezza nazionale; dall’altro, la necessità di mantenere competitività economica e velocità di esecuzione nella transizione verso un sistema elettrico decarbonizzato.
Il protezionismo tariffario, se privo di un disegno industriale coerente, rischia di rallentare la costruzione di una supply chain resiliente. Serve un mix più sofisticato di incentivi fiscali, procurement federale strategico, investimenti pubblici e collaborazione pubblico-privato.
Lo storage tra politica industriale, innovazione e transizione energetica
Il settore dello storage energetico si configura oggi come uno degli snodi chiave della politica industriale e climatica americana. La sfida lanciata dalla ACP non riguarda solo la capacità di attrarre investimenti, ma anche la possibilità di definire un modello di sovranità tecnologica compatibile con gli obiettivi di decarbonizzazione e sicurezza nazionale.
Perché la filiera delle batterie diventi davvero un asset strategico “Made in USA”, sarà necessaria una visione coerente tra amministrazione, Congresso, settore privato e innovazione scientifica. L’esito di questa sfida influenzerà non solo l’economia statunitense, ma anche gli equilibri globali della transizione energetica.