Crescita record delle rinnovabili, resilienza del carbone e sfide di sistema nel nuovo mix energetico della Cina.
La Cina ha segnato un punto di svolta storico nel settore energetico, superando per la prima volta la capacità installata di generazione elettrica da fonti rinnovabili – eolico e solare – rispetto alla generazione basata su combustibili fossili. Secondo i dati diffusi dalla National Energy Administration, la potenza eolica e solare complessiva ha raggiunto 1.482 gigawatt, oltrepassando quella termica convenzionale, con un’accelerazione impressionante che conferma la leadership globale cinese nella transizione energetica.
Obiettivi raggiunti in anticipo, ma permangono criticità strutturali
Pechino aveva fissato l’ambizioso target di 1.200 GW di capacità rinnovabile installata entro il 2030, raggiunto già nel 2023, con ben sei anni di anticipo. Il ritmo delle nuove installazioni si è mantenuto sostenuto anche nel primo trimestre 2025, rafforzando il ruolo della Cina come primo mercato mondiale per solare ed eolico. Tuttavia, le organizzazioni ambientaliste e molti osservatori internazionali invitano il governo a raddoppiare gli obiettivi, sottolineando come la transizione debba accelerare ulteriormente per restare in linea con gli impegni internazionali sul clima.
Nonostante il boom delle rinnovabili, permangono criticità nella piena integrazione in rete: la quota di energia effettivamente erogata da fonti verdi si ferma al 22,5% dell’elettricità consumata nei primi tre mesi, pur rappresentando ormai oltre la metà della capacità installata. Le compagnie elettriche continuano a privilegiare la generazione da impianti a carbone, ostacolando il pieno sviluppo delle rinnovabili, anche a causa di ritardi negli adeguamenti infrastrutturali e nell’adozione di sistemi di accumulo e gestione avanzata della domanda.
Strategie industriali, trade e protezionismo: la risposta alla domanda globale
Secondo analisi del gruppo finanziario francese Natixis, la Cina ha accelerato il “front-loading” degli investimenti domestici nelle rinnovabili anche a causa della diminuzione della domanda estera di turbine e pannelli solari, penalizzata da un crescente protezionismo internazionale. Il fenomeno ha spinto Pechino a rafforzare ulteriormente la filiera nazionale, ma ha portato anche a situazioni di overcapacity e dispersione di energia, aggravando le inefficienze del sistema.
Questa dinamica si innesta in un quadro di crescente frammentazione dei mercati energetici globali, con la Cina che punta all’autosufficienza tecnologica e industriale, anche in risposta alle barriere tariffarie e non tariffarie poste da Stati Uniti, Unione Europea e altri partner commerciali.
Carbone e sicurezza energetica: una transizione ancora incompleta
Nonostante gli impegni ambientali, la Cina continua a costruire nuovi impianti a carbone, con 99,5 GW di nuova capacità autorizzata o avviata nel solo 2024. Pechino giustifica la scelta sottolineando la funzione di “baseload” del carbone a supporto delle rinnovabili, soprattutto in presenza di una rete non ancora in grado di garantire continuità e flessibilità nell’erogazione di energia. Il carbone rimane quindi il pilastro della sicurezza energetica, in un Paese che resta il maggiore emettitore globale di CO2 e che possiede il più ampio parco impianti a carbone del mondo.
Aspetti giuridici, regolatori e internazionali: tra Parigi e l’agenda climatica
La Cina ha ribadito il proprio impegno a ridurre la dipendenza dal carbone tra il 2026 e il 2030 e a raggiungere il picco delle emissioni prima della fine del decennio, in linea con le promesse assunte nell’Accordo di Parigi. Ha inoltre garantito la riduzione dell’intensità carbonica del PIL del 65% rispetto ai livelli del 2005 entro il 2030.
Tuttavia, secondo analisi indipendenti, il Paese è “fortemente in ritardo” sugli obiettivi di decarbonizzazione e la crescita dei nuovi impianti a carbone rischia di compromettere la traiettoria verso una vera transizione sostenibile. Il rischio è che la coesistenza forzata tra rinnovabili e fossili generi inefficienze e rallenti il processo di innovazione e riforma del mercato energetico.
Implicazioni economiche, finanziarie e geopolitiche
Il sorpasso delle rinnovabili sulla capacità termica convenzionale apre scenari di grande rilievo economico e geopolitico. Da un lato, la Cina consolida la sua leadership globale nella manifattura e nell’innovazione tecnologica green, favorendo la crescita di nuove filiere e di mercati finanziari legati alla transizione ecologica. Dall’altro, la necessità di riformare la governance delle reti, l’allocazione degli investimenti e il quadro regolatorio resta cruciale per non vanificare i progressi realizzati.
A livello internazionale, la politica energetica cinese influenzerà in modo determinante l’evoluzione del mercato globale del carbonio, il posizionamento delle industrie occidentali e la negoziazione di nuovi standard per le tecnologie pulite.
Un laboratorio globale tra opportunità e limiti
La Cina si conferma laboratorio globale della transizione energetica, ma la vera sfida resta integrare efficacemente le energie rinnovabili in un sistema ancora dominato dal carbone. Il successo della trasformazione dipenderà dalla capacità di innovare infrastrutture, politiche e modelli di governance, accelerando la conversione verso un sistema energetico resiliente, efficiente e sostenibile.
Solo così Pechino potrà mantenere il proprio ruolo di attore chiave nella decarbonizzazione globale e guidare la nuova geografia industriale della transizione verde.