Londra e Tokyo uniscono competenze tecnologiche e manifatturiere per accelerare lo sviluppo della fusione nucleare. Un memorandum d’intesa rafforza la cooperazione scientifica e industriale per una delle sfide energetiche più ambiziose del XXI secolo.
Giappone e Regno Unito compiono un passo decisivo verso la realizzazione della fusione nucleare controllata come fonte energetica concreta, siglando un memorandum di cooperazione bilaterale volto a integrare le rispettive eccellenze tecnologiche in vista di una dimostrazione operativa entro il prossimo decennio.
L’accordo sarà firmato giovedì a Londra tra Hiroshi Masuko, alto funzionario del Ministero giapponese dell’Istruzione, Cultura, Sport, Scienza e Tecnologia (MEXT), e Kerry McCarthy, Sottosegretaria del Dipartimento britannico per la Sicurezza Energetica e le Emissioni Zero.
Il progetto si inserisce in una visione di lungo termine, che mira a posizionare i due paesi come pionieri nello sviluppo della fusione nucleare per la generazione energetica del futuro, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili e accelerando la transizione verso un’economia a basse emissioni.
Fusione nucleare: una sfida strategica globale
La fusione nucleare rappresenta la frontiera più avanzata e promettente della ricerca energetica. A differenza della fissione, la fusione unisce nuclei leggeri come l’idrogeno per rilasciare energia, senza generare scorie radioattive a lunga vita e con rischi di sicurezza drasticamente inferiori.
Tuttavia, la complessità ingegneristica del confinamento del plasma ad altissime temperature ha finora limitato la scalabilità commerciale della tecnologia. Il sistema sperimentale JT-60SA (in funzione a Ibaraki, Giappone) e il più noto progetto ITER (in costruzione in Francia) rappresentano i principali sforzi multilaterali in corso. L’accordo bilaterale anglo-giapponese punta a un percorso parallelo e complementare di dimostrazione su scala industriale.
Un’alleanza tecnologica complementare: robotica britannica e manifattura giapponese
Il cuore dell’accordo risiede nella sinergia tra le tecnologie robotiche avanzate del Regno Unito, sviluppate in ambito aerospaziale e nucleare, e le competenze manifatturiere di precisione del Giappone, leader globale nei settori della meccatronica, ingegneria dei materiali e automazione industriale.
L’obiettivo è sviluppare infrastrutture automatizzate e remotizzate per la gestione del reattore di fusione, dalla manutenzione alla manipolazione del plasma, dalla diagnostica alla gestione operativa. La robotica sarà essenziale per operare in ambienti ad alta energia, inaccessibili all’uomo, garantendo continuità e sicurezza.
La collaborazione prevede scambi tra istituti di ricerca, centri universitari, aziende private e agenzie pubbliche, con potenziale coinvolgimento di attori industriali già attivi in programmi come UKAEA (UK Atomic Energy Authority) e QST (National Institutes for Quantum Science and Technology).
Implicazioni economiche, geopolitiche e di politica industriale
L’accordo anglo-giapponese rappresenta un caso emblematico di diplomazia scientifica al servizio della sovranità energetica. In un contesto globale segnato da tensioni geopolitiche, volatilità delle materie prime e sfide climatiche, la fusione nucleare è vista da sempre più paesi come opzione strategica di lungo periodo.
L’intesa si inserisce, inoltre, in una cornice di rafforzamento della cooperazione bilaterale tra Londra e Tokyo, in un momento in cui il Regno Unito punta a ridefinire le proprie alleanze tecnologiche post-Brexit, e il Giappone riafferma il proprio ruolo nel G7 come motore di innovazione pacifica.
Sul piano industriale, l’accordo può generare ricadute significative in termini di trasferimento tecnologico, investimenti in R&D, creazione di supply chain avanzate e formazione di competenze altamente specializzate. Le imprese tecnologiche coinvolte potranno beneficiare di un posizionamento privilegiato in un settore che, se maturato, potrebbe valere centinaia di miliardi di dollari.
Una roadmap per il 2030: dimostrazione e oltre
L’intesa non è solo un framework formale, ma il punto di partenza per una roadmap operativa che dovrebbe portare a una dimostrazione funzionante entro i primi anni del 2030. In parallelo, entrambi i governi stanno valutando la creazione di impianti pilota per simulare condizioni reali e sviluppare modelli economici di produzione, distribuzione e integrazione nella rete.
Non è esclusa una futura cooperazione multilaterale con partner europei, statunitensi o coreani, una volta che le tecnologie chiave raggiungeranno un sufficiente livello di maturità (TRL).
In un’epoca di transizione energetica e ridefinizione degli equilibri industriali, l’accordo tra Giappone e Regno Unito sulla fusione nucleare apre un nuovo capitolo della politica dell’innovazione internazionale. Un investimento con orizzonte trentennale, in cui ricerca, politica e industria si allineano per affrontare una delle sfide più complesse — e potenzialmente trasformative — del nostro tempo.