John Elkann e Luca de Meo lanciano un appello congiunto per regole più eque nel settore automotive, denunciando l’impatto negativo delle normative unificate su modelli accessibili e competitività industriale.
In un momento cruciale per il futuro della mobilità europea, il presidente di Stellantis, John Elkann, e l’amministratore delegato di Renault, Luca de Meo, hanno lanciato un appello congiunto alla Commissione Europea affinché vengano introdotte regole differenziate per le auto piccole, da tempo penalizzate da un sistema normativo calibrato su modelli più grandi e premium.
L’intervento, pubblicato in forma di intervista sul quotidiano francese Le Figaro, rappresenta una presa di posizione politica e industriale senza precedenti da parte di due dei principali attori del settore automobilistico continentale. Le dichiarazioni evidenziano come le attuali regolazioni europee stiano compromettendo la redditività delle vetture compatte, con il rischio concreto di chiusure di stabilimenti produttivi nei prossimi tre anni, qualora il contesto normativo non venga rivisto.
La richiesta: un framework regolatorio su misura per le auto piccole
Secondo De Meo, le normative europee in vigore sarebbero modellate sulle esigenze dei produttori premium — come BMW, Mercedes-Benz e alcuni brand del gruppo Volkswagen — le cui strategie si basano in gran parte sull’export extraeuropeo. Di contro, Stellantis e Renault rivendicano un ruolo industriale orientato a produrre auto accessibili per il mercato interno europeo, in particolare in paesi come Francia, Italia e Spagna, dove la domanda per veicoli compatti è storicamente più alta.
“Ci sono troppe regole pensate per auto più grandi e costose. Così non possiamo produrre utilitarie in condizioni di redditività accettabili”, ha dichiarato De Meo.
Elkann ha sottolineato come le vendite di auto in Europa abbiano raggiunto livelli preoccupanti e che un’inversione di rotta normativa sia “strategica” per garantire la sopravvivenza del tessuto produttivo continentale.
L’evoluzione normativa: un freno alla democratizzazione della mobilità?
Il nodo principale risiede in una regolazione europea che, negli ultimi anni, ha imposto standard ambientali, di sicurezza e digitalizzazione sempre più stringenti, che hanno aumentato peso, complessità e costi dei veicoli, rendendo progressivamente inaccessibili i modelli di fascia bassa. Questo processo, se da un lato ha favorito l’innovazione tecnologica e ambientale, ha di fatto spinto fuori mercato ampie fasce di popolazione, riducendo l’effetto scala per i produttori generalisti.
Il rischio segnalato da Stellantis e Renault è duplice:
- economico, con margini sempre più sottili e minacce concrete agli impianti in Europa occidentale
- sociale, con la perdita di accessibilità al bene automobile, storicamente considerato simbolo di mobilità democratica e indipendenza individuale.
Implicazioni industriali e geopolitiche
Il dibattito attorno alla regolazione delle auto piccole si inserisce in un contesto più ampio, in cui l’Europa è chiamata a difendere la propria autonomia produttiva nel settore automotive, in un mercato globale in cui la concorrenza asiatica — soprattutto cinese — avanza rapidamente, anche nella fascia medio-bassa.
Un’eventuale revisione normativa potrebbe trasformarsi in un elemento di politica industriale attiva, orientata a sostenere la produzione locale, rilanciare gli investimenti nei segmenti strategici e contenere il rischio di delocalizzazione, in coerenza con gli obiettivi del Green Deal e della transizione giusta.
L’appello congiunto di Stellantis e Renault segna un punto di svolta nel dibattito sul futuro dell’automotive europeo. La richiesta di una regolazione su misura per le auto piccole non è solo una questione di competitività industriale, ma anche di giustizia sociale e coesione economica europea. In gioco c’è la capacità dell’Unione di coniugare transizione ecologica, accessibilità e difesa della propria base manifatturiera.