Nvidia avverte il Congresso USA: la corsa all’AI rischia di favorire Huawei dopo i controlli sulle esportazioni

RedazioneRedazione
| 02/05/2025
Nvidia avverte il Congresso USA: la corsa all’AI rischia di favorire Huawei dopo i controlli sulle esportazioni

In un’audizione a porte chiuse con il Congresso, il CEO di Nvidia Jensen Huang lancia l’allarme su una possibile espansione globale dei chip AI di Huawei, favorita dalle restrizioni imposte agli Stati Uniti sull’export tecnologico verso la Cina. In gioco: leadership tecnologica, infrastrutture strategiche e sovranità industriale.

Il CEO di Nvidia, Jensen Huang, ha incontrato a porte chiuse la Commissione Affari Esteri della Camera dei Rappresentanti per discutere le implicazioni strategiche dell’evoluzione dell’intelligenza artificiale, in particolare in riferimento alla crescita di Huawei Technologies nel comparto dei chip AI. Il colloquio si inserisce in un contesto geopolitico complesso, in cui le restrizioni alle esportazioni imposte dagli Stati Uniti potrebbero, paradossalmente, accelerare la competitività di Pechino in uno dei settori tecnologici più sensibili del XXI secolo.

Secondo fonti vicine al Congresso, Nvidia ha espresso preoccupazione per lo scenario in cui modelli AI cinesi open source — come DeepSeek R1 — vengano ottimizzati per architetture sviluppate da Huawei, creando un mercato globale favorevole alla diffusione dei chip cinesi. L’eventualità rappresenterebbe non solo un problema di concorrenza industriale, ma un rischio strategico per l’intera infrastruttura dell’AI occidentale.

Restrizioni americane e adattamenti tecnologici

Nvidia, leader globale nei chip grafici (GPU) e nei processori per sistemi di intelligenza artificiale, è uno dei soggetti maggiormente colpiti dalle misure di export control varate prima dall’amministrazione Trump e successivamente rafforzate. Per rimanere nel mercato cinese, Nvidia ha realizzato versioni depotenziate dei propri chip, conformi ai requisiti imposti dal Dipartimento del Commercio.

Tra questi il chip H20, specificamente progettato per il mercato cinese. Tuttavia, nel mese scorso, l’amministrazione ha chiesto di interromperne la vendita, riaccendendo il dibattito sull’efficacia delle restrizioni e sul rischio di lasciare campo libero a competitor come Huawei, già pronta a lanciare sul mercato chip alternativi a quelli di Nvidia.

La crescita di Huawei: da sfidante sanzionato a fornitore strategico nazionale

Negli ultimi mesi, Huawei ha accelerato lo sviluppo e la produzione di chip AI, proponendosi come alternativa domestica per i colossi cinesi del digitale. L’assenza di Nvidia ha creato uno spazio di mercato che Huawei sta rapidamente occupando con offerte competitive in termini di costo e integrazione con modelli AI emergenti. Se questi modelli, come DeepSeek R1, venissero ottimizzati per girare meglio su hardware Huawei, l’azienda cinese potrebbe acquisire un vantaggio architetturale in grado di ridefinire le dinamiche globali del settore.

L’attenzione non è solo sulla Cina: il timore di Nvidia è che il rafforzamento di Huawei possa trasformarsi in uno standard globale alternativo, in particolare nei paesi emergenti o in quelli meno allineati alle politiche industriali occidentali.

AI come infrastruttura critica nazionale: la posizione di Nvidia

Nel comunicato ufficiale, Nvidia ha sottolineato il ruolo dell’AI come infrastruttura nazionale strategica. Jensen Huang ha ribadito il supporto dell’azienda alle politiche del governo americano, chiedendo però maggiori investimenti nel manifatturiero domestico per garantire competitività e autosufficienza industriale.

La posizione dell’azienda riflette un crescente riconoscimento dell’AI come leva strutturale per il futuro dell’economia, della sicurezza e dell’autonomia tecnologica. In questo contesto, i chip non sono semplici componenti hardware, ma elementi abilitanti di potere geopolitico.

Lezioni per l’industria e per le istituzioni: quale strategia per l’Occidente?

Il caso Nvidia-Huawei sottolinea la necessità di una strategia integrata che tenga conto di:

  • Effetti indiretti delle restrizioni commerciali su innovazione e competitività
  • Capacità di risposta industriale interna, inclusa la ri-localizzazione della produzione e degli investimenti R&D
  • Politiche di standardizzazione globale che prevengano la creazione di ecosistemi digitali paralleli e frammentati.

Nel frattempo, l’Europa osserva con attenzione. Per Bruxelles, lo scenario rafforza la necessità di accelerare la propria agenda su sovereignty tech, semiconduttori strategici e regolazione delle piattaforme AI, evitando dipendenze critiche sia dagli Stati Uniti sia dalla Cina.

Una sfida sistemica oltre la competizione tra imprese

L’incontro tra Nvidia e il Congresso rappresenta un momento chiave nella ridefinizione delle priorità tecnologiche degli Stati Uniti. Il dominio sull’AI non dipenderà solo dalla capacità di innovare, ma anche dalla coerenza tra visione industriale, strumenti regolatori e politica estera.

Con Huawei pronta a occupare spazi lasciati vuoti e un ecosistema cinese sempre più capace di autosostenersi, la posta in gioco non è solo economica: è strategica, culturale e istituzionale. Il prossimo passo sarà capire se e come l’Occidente saprà trasformare le proprie regole in vantaggi industriali concreti, senza compromettere la leadership tecnologica globale.

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