Secondo SEMI, l’UE deve stanziare almeno 20 miliardi di euro in fondi dedicati tra il 2028 e il 2034 per rafforzare l’autonomia tecnologica, colmare il divario competitivo con Asia e USA, e superare le criticità del Chips Act attuale.
Nel quadro delle consultazioni in corso per il prossimo quadro finanziario pluriennale dell’Unione Europea (2028–2034), il gruppo industriale SEMI — che rappresenta gli interessi del settore dei semiconduttori a Bruxelles — ha sollecitato un massiccio rafforzamento degli investimenti europei nella filiera dei chip, chiedendo un budget autonomo e strutturale dedicato.
La proposta, contenuta in una lettera visionata da Reuters, arriva mentre prende slancio politico l’idea di un “Chips Act 2.0”, una seconda fase legislativa ed economica per correggere le fragilità del primo pacchetto varato nel 2023 e allineare l’Europa alla corsa globale guidata da Stati Uniti, Cina, Corea del Sud e Taiwan.
Il quadro attuale: sottofinanziamento UE e frammentazione nazionale
A oggi, la Commissione Europea ha allocato solo 4,5 miliardi di euro nell’ambito del Chips Act europeo da 43 miliardi, con l’80% delle risorse pubbliche provenienti dai singoli Stati membri, secondo un report della Corte dei Conti Europea. Questa distribuzione ha creato una forte asimmetria tra ecosistemi nazionali e ostacola la creazione di un’infrastruttura tecnologica realmente paneuropea.
SEMI propone che la Commissione stanzi almeno 20 miliardi di euro in fondi comunitari diretti, che possano fungere da leva per attrarre oltre 260 miliardi di euro in investimenti complessivi pubblici e privati sull’intera catena del valore dei semiconduttori, inclusi packaging avanzato, progettazione, materiali critici, nodi logici e produzione di chip AI.
Obiettivo 2030 a rischio: l’Europa resta indietro
L’Unione Europea si è posta l’obiettivo strategico di raggiungere il 20% della quota di mercato globale dei semiconduttori entro il 2030, raddoppiando la sua attuale incidenza. Tuttavia, la Corte dei Conti ha già avvertito che questo traguardo è irraggiungibile ai ritmi attuali, con una proiezione al 2030 che si ferma all’11,7% del mercato globale, ben lontana dalla soglia fissata dalla Commissione.
Le lacune più critiche identificate da SEMI riguardano:
- Chip ad alta densità per intelligenza artificiale
- Tecnologie quantistiche ed edge computing
- Infrastrutture per la progettazione avanzata (EDA)
- Materiali strategici e sistemi di interconnessione ad alte prestazioni
Il ruolo strategico dei semiconduttori e la competizione geopolitica
Il posizionamento strategico dei semiconduttori è oggi centrale per ogni segmento industriale critico, dall’automotive all’aerospazio, dalla robotica industriale alla diagnostica medica. Tuttavia, l’Europa continua a dipendere in larga misura da fornitori non europei per i componenti avanzati, con implicazioni evidenti sul piano della sovranità tecnologica, della resilienza industriale e della sicurezza economica.
In un contesto segnato da tensioni commerciali, competizione USA-Cina e guerre industriali per l’accesso alle catene di approvvigionamento, il rafforzamento della presenza europea nella filiera dei chip è considerato essenziale per la credibilità geopolitica dell’UE e per l’autonomia strategica nel quadro del “Global Gateway” e della “Open Strategic Autonomy”.
Un “Chips Act 2.0”: cosa dovrebbe cambiare
SEMI e altri stakeholder istituzionali propongono che il prossimo bilancio settennale dell’UE, in uscita a luglio 2024, includa:
- Una linea di bilancio dedicata e separata per i semiconduttori
- Maggiori poteri di coordinamento alla Commissione Europea per armonizzare gli incentivi nazionali
- Un’agenzia tecnica permanente per la gestione dei progetti ad alto impatto (simile a DARPA)
- Maggiore semplificazione per il funding privato attraverso la BEI e strumenti innovativi di garanzia
Il futuro tecnologico e industriale dell’Europa dipenderà dalla capacità di colmare il ritardo nei semiconduttori con una visione unitaria, risorse dedicate e una governance solida. La richiesta di un Chips Act 2.0 con un budget UE autonomo non è solo un appello industriale, ma una questione di politica economica e sicurezza strategica europea. Luglio 2024 potrebbe rappresentare un punto di svolta per la sovranità digitale del continente.