OpenAI si oppone all’ordinanza sui dati ChatGPT: in gioco privacy degli utenti e principio di responsabilità sull’uso dei contenuti editoriali

RedazioneRedazione
| 07/06/2025
OpenAI si oppone all’ordinanza sui dati ChatGPT: in gioco privacy degli utenti e principio di responsabilità sull’uso dei contenuti editoriali

Il caso legale con il New York Times riaccende il dibattito su copyright, trasparenza algoritmica e protezione dei dati nei modelli di intelligenza artificiale generativa. OpenAI contesta la decisione della corte, sollevando questioni centrali per l’intero ecosistema AI.

OpenAI ha formalmente impugnato un’ordinanza emessa nell’ambito del procedimento legale intentato dal New York Times, che impone alla società di conservare indefinitamente i dati di output generati da ChatGPT. La misura, secondo l’azienda, rappresenterebbe una violazione dei principi di riservatezza promessi agli utenti e porrebbe un precedente critico per la gestione dei dati nei sistemi di intelligenza artificiale.

L’azione legale del NYT

L’azione legale del New York Times, avviata nel 2023 contro OpenAI e Microsoft, accusa le due aziende di aver utilizzato milioni di articoli protetti da copyright per addestrare modelli linguistici su larga scala senza autorizzazione. Una pratica che, secondo il quotidiano, configurerebbe una violazione sistematica della proprietà intellettuale.

Il giudice distrettuale Sidney Stein, nella sua opinione di aprile, ha riconosciuto che il New York Times ha fornito elementi sufficienti per proseguire l’azione legale, rifiutando in parte la mozione di rigetto presentata da OpenAI e Microsoft. In particolare, Stein ha sottolineato la gravità degli esempi documentati in cui ChatGPT avrebbe riprodotto materiale del giornale in modo sostanzialmente simile agli originali.

La posizione di OpenAI

A seguito di questa decisione, la corte ha richiesto a OpenAI di conservare e segregare tutti i log di output di ChatGPT, una misura che – secondo l’azienda guidata da Sam Altman – compromette gravemente la privacy degli utenti. “Combatteremo qualsiasi richiesta che metta a rischio la riservatezza dei nostri utenti: è un principio fondamentale”, ha scritto Altman su X, sottolineando l’inadeguatezza della misura imposta.

Il punto centrale dell’appello è che un obbligo di conservazione indiscriminata dei dati relativi alle interazioni con ChatGPT rischia di compromettere diritti fondamentali, oltre a costituire una violazione degli impegni contrattuali e normativi assunti da OpenAI, in particolare in materia di privacy, sicurezza e protezione dei dati personali.

Microsoft, coimputata nella causa, non ha rilasciato commenti ufficiali. Il New York Times si è limitato a un “no comment”, confermando implicitamente la delicatezza del procedimento in corso. Tuttavia, la posta in gioco va ben oltre la singola disputa editoriale.

Le implicazioni strategiche

La vicenda si colloca nel più ampio contesto della regolamentazione dell’intelligenza artificiale, con riflessi geopolitici e industriali significativi. Da un lato, il caso rafforza la necessità di definire confini normativi chiari su copyright, fair use e training dei modelli; dall’altro, alimenta il dibattito sull’accountability delle big tech nei confronti delle fonti informative e degli utenti finali.

Secondo analisti legali, l’esito di questa causa potrebbe costituire un precedente giuridico cruciale nella definizione dei diritti d’autore nell’era dell’IA generativa. Inoltre, obbligare aziende come OpenAI a conservare i log di output potrebbe implicare enormi costi di compliance e ridefinire l’architettura legale del trattamento dati nei modelli LLM (Large Language Model).

La controversia tra il New York Times e OpenAI rappresenta un punto di snodo nel confronto tra diritti editoriali, innovazione tecnologica e protezione dei dati personali. In attesa della prossima udienza, prevista nelle prossime settimane, l’industria dell’AI e il mondo dei media osservano con attenzione: il bilanciamento tra tutela dei contenuti e riservatezza degli utenti è destinato a diventare uno dei principali campi di battaglia della governance digitale del futuro.

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