Il Memorandum of Understanding firmato dall’Autorità dei Trasporti di Dubai con Uber e WeRide segna un nuovo capitolo nell’evoluzione urbana della mobilità driverless. L’Emirato punta a diventare hub globale per i veicoli autonomi, con obiettivi ambiziosi in termini di innovazione, sostenibilità e inclusione.
Con un ambizioso piano di trasformazione urbana e tecnologica, Dubai si prepara ad accogliere i primi taxi a guida autonoma sulle proprie strade. L’Autorità per le Strade e i Trasporti (RTA) ha ufficializzato la firma di un Memorandum of Understanding (MoU) con Uber Technologies Inc. e WeRide, una delle principali aziende globali nel campo dell’autonomous driving. L’obiettivo: avviare un progetto pilota di robotaxi entro la fine del 2025 e attivare un servizio commerciale completamente driverless entro il 2026.
L’iniziativa si inserisce nella cornice della Dubai Smart Self-Driving Transport Strategy, che mira a convertire il 25% di tutti gli spostamenti urbani in modalità autonoma entro il 2030, posizionando Dubai tra le capitali mondiali della mobilità intelligente.
Mobilità come infrastruttura strategica
Il progetto di robotaxi rappresenta molto più di una sperimentazione tecnologica: è una componente chiave della visione strategica dell’Emirato, che vede nella mobilità autonoma un pilastro per lo sviluppo sostenibile, la sicurezza stradale, l’efficienza logistica e l’inclusione sociale.
La collaborazione con Uber e WeRide rafforza la presenza di Dubai nella geografia globale dell’autonomous mobility, ampliando il raggio d’azione delle sue partnership ben oltre i tradizionali poli tecnologici di Nord America, Europa ed Estremo Oriente. Non a caso, il progetto si collega anche con il First and Last-Mile Strategy dell’RTA, pensato per ottimizzare la connettività tra il trasporto pubblico e i punti di origine/destinazione degli utenti.
Secondo Mattar Al Tayer, Direttore Generale di RTA, “l’introduzione dei veicoli autonomi è un passo decisivo verso un futuro urbano più sostenibile, efficiente e integrato, in linea con la visione della leadership di Dubai di diventare la città più smart al mondo”.
Geopolitica della tecnologia e attrattività dell’ecosistema emiratino
Con l’ingresso ufficiale nel settore AV (autonomous vehicles), Dubai si posiziona come hub internazionale per la sperimentazione e l’implementazione delle tecnologie driverless, attirando investimenti, competenze e piattaforme digitali. Il caso di WeRide, già attiva ad Abu Dhabi dal 2021, testimonia la progressiva costruzione di un ecosistema emiratino regionale dell’innovazione applicata alla mobilità, in grado di competere con Cina, Stati Uniti e altri leader globali.
Anche Baidu, attraverso la sua piattaforma di ride-hailing autonomo Apollo Go, ha annunciato l’ingresso nel mercato di Dubai, dopo aver accumulato oltre 150 milioni di chilometri percorsi autonomamente in Cina. Con l’introduzione dell’ultima generazione di robotaxi (modello RT6), il gruppo cinese mira a offrire una soluzione scalabile, sicura e interoperabile, che sarà accessibile tramite la propria app dedicata.
L’accordo con Uber, invece, consente un’immediata integrazione con un’infrastruttura di domanda già esistente, semplificando l’adozione da parte dei cittadini e facilitando una transizione graduale dal veicolo tradizionale a quello autonomo, partendo da veicoli con safety driver a bordo per poi arrivare alla guida completamente automatizzata.
Normativa, inclusione e sostenibilità: le sfide sistemiche
L’introduzione della guida autonoma su scala urbana pone importanti interrogativi giuridici e normativi: dalla responsabilità legale in caso di incidente, alla tutela della privacy e dei dati generati da sensori e piattaforme digitali, fino al rapporto tra AV e infrastrutture urbane intelligenti. Dubai, con la sua governance centralizzata e orientata all’innovazione, si propone come laboratorio normativo privilegiato per la regolazione della mobilità del futuro.
Il progetto risponde anche a un’agenda etica e sociale. RTA sottolinea che i veicoli autonomi potranno ampliare l’accesso alla mobilità per le persone con disabilità, gli anziani e chi presenta limitazioni fisiche, contribuendo a una città più inclusiva. Inoltre, la progressiva automazione del trasporto urbano è vista come uno strumento concreto per ridurre l’incidentalità stradale, considerando che circa il 90% degli incidenti è causato da errore umano.
In chiave ambientale, la mobilità autonoma si integra con l’obiettivo di riduzione delle emissioni e di ottimizzazione del traffico urbano, in linea con gli impegni di sostenibilità climatica assunti a livello nazionale ed emiratino.
Prossimi passi: dalla sperimentazione all’adozione sistemica
Il calendario è ambizioso: nel 2025 inizieranno le prime operazioni pilota con veicoli autonomi supervisionati da safety driver, accessibili tramite app Uber. A partire dal 2026, è previsto l’avvio del servizio robotaxi completamente driverless. L’iniziativa sarà estesa gradualmente, in sinergia con le politiche urbane e i processi di digitalizzazione delle infrastrutture.
L’accordo RTA-Uber-WeRide è dunque un passo concreto verso la normalizzazione della guida autonoma nello spazio urbano, trasformando Dubai in una piattaforma reale per la transizione verso la mobilità post-umana.
Dubai come frontiera geopolitica della mobilità del futuro
Dubai non si limita a importare tecnologia: ne ridefinisce l’uso strategico, trasformando la mobilità in leva di attrazione economica, inclusione sociale, posizionamento geopolitico e innovazione normativa. Con il bando Self-Driving Transport Strategy e l’integrazione di player globali come Uber, Baidu e WeRide, l’Emirato consolida la propria identità di zona franca per la sperimentazione avanzata, aprendo una nuova stagione per la geopolitica dei trasporti intelligenti.
Il messaggio è chiaro: la mobilità autonoma non è più una previsione, ma un’infrastruttura emergente del XXI secolo. E Dubai vuole essere la sua capitale.