Si apre oggi a Washington un processo che potrebbe ridefinire gli equilibri del mondo digitale. Meta Platforms Inc., la holding che controlla Facebook, Instagram e WhatsApp, è chiamata a difendersi dalle accuse di aver costruito un monopolio illegale nel settore dei social media, acquisendo e neutralizzando potenziali concorrenti. La causa è stata intentata dalla Federal Trade Commission (FTC), l’autorità antitrust statunitense, con l’obiettivo estremo di obbligare Meta a cedere Instagram e WhatsApp.
Le origini della controversia: acquisizioni strategiche o comportamento anticoncorrenziale?
L’FTC sostiene che le acquisizioni di Instagram nel 2012 e di WhatsApp nel 2014 — costate complessivamente oltre 20 miliardi di dollari — fossero finalizzate a eliminare minacce emergenti e consolidare la posizione dominante di Facebook nel mercato della condivisione tra utenti. Secondo l’agenzia federale, le piattaforme acquisite erano in grado di erodere la centralità di Facebook nell’ecosistema social e sono state inglobate per impedire una concorrenza effettiva.
La causa, originariamente depositata nel 2020, è tornata in auge oggi grazie alla nuova spinta regolatoria della FTC riformata sotto il secondo mandato del Presidente Trump.
Un rischio esistenziale per Meta
Secondo stime interne, Instagram rappresenta circa il 50% del fatturato pubblicitario di Meta negli Stati Uniti, mentre WhatsApp ha acquisito un ruolo strategico nell’espansione nei mercati emergenti. Una scissione forzata delle due piattaforme avrebbe ripercussioni dirette sul business, mettendo a rischio il modello di crescita integrato costruito negli ultimi dieci anni.
La Chief Legal Officer di Meta, Jennifer Newstead, ha definito il procedimento una minaccia agli investimenti tecnologici e un controsenso politico, accusando la FTC di voler colpire una grande azienda americana “mentre l’amministrazione sta cercando di salvare TikTok, di proprietà cinese”.
Zuckerberg sotto i riflettori: attesa la testimonianza in aula
Uno dei momenti clou del processo sarà la testimonianza di Mark Zuckerberg, fondatore e CEO di Meta. Al centro dell’interrogatorio ci saranno email risalenti al 2012, in cui Zuckerberg si esprimeva sulla necessità di acquisire Instagram per “neutralizzare” un potenziale concorrente, e sulle potenzialità di WhatsApp come futura rete sociale.
Meta ha ribattuto sostenendo che tali affermazioni sono datate e che il panorama competitivo odierno è completamente diverso, con TikTok (ByteDance), YouTube (Google) e iMessage (Apple) a esercitare una pressione crescente sui servizi core del gruppo.
Un caso chiave per la regolazione del Big Tech
Questo processo rappresenta il primo vero banco di prova per valutare quanto l’amministrazione Trump intenda dare seguito alle promesse di regolamentazione del Big Tech, dopo anni di retorica bipartisan sul controllo delle piattaforme digitali.
La FTC, nelle parole del portavoce Joe Simonson, si dice “pronta e determinata”, sostenuta da “uno dei team legali più capaci e motivati del Paese”.
Definizione di monopolio e mercati contestati
Uno degli aspetti più dibattuti sarà la definizione di mercato rilevante. La FTC sostiene che Meta detiene un monopolio nei servizi che permettono di “condividere con amici e familiari”, escludendo le piattaforme generaliste (come X, Reddit o TikTok) che privilegiano contenuti broadcast e viralità, e non l’interazione privata e personale.
Meta, al contrario, porterà come prova l’aumento del traffico su Instagram e Facebook durante il temporaneo blocco di TikTok a gennaio, per dimostrare l’intercambiabilità delle piattaforme e la concorrenza attiva nel settore.
Implicazioni economiche e geopolitiche
L’esito del processo avrà ricadute globali. Da un lato, la possibilità che una delle Big Tech venga effettivamente smantellata su base antitrust segnerebbe un precedente storico. Dall’altro, Meta si trova al centro di un gioco di equilibri tra pressioni regolatorie interne e tensioni geopolitiche con la Cina, in un momento in cui l’attenzione sulla proprietà e la governance delle piattaforme social è ai massimi livelli.
Un momento spartiacque per il capitalismo digitale
Il processo antitrust contro Meta non è solo una questione legale. È uno specchio dei limiti del modello di crescita per acquisizione, dominante nella Silicon Valley negli ultimi vent’anni. Rappresenta anche la sfida cruciale di ridefinire le regole della concorrenza nell’economia digitale, a beneficio di consumatori, innovazione e pluralismo informativo.
Qualunque sia il verdetto, il mondo della tecnologia — e non solo — ne uscirà trasformato.