In un contesto segnato da incertezza economica e tensioni commerciali globali, Nuova Delhi e Riyadh siglano un’intesa per la costruzione di due raffinerie in India. Energia, innovazione e diplomazia industriale al centro del nuovo partenariato.
In un momento in cui i grandi equilibri economici e geopolitici sono messi alla prova da guerre commerciali, volatilità dei mercati energetici e rallentamenti nella crescita, India e Arabia Saudita hanno annunciato un’intesa strategica per rafforzare la loro cooperazione bilaterale. Tra i punti salienti, la creazione di due raffinerie in territorio indiano tramite una joint venture, insieme a collaborazioni nei settori tecnologico, turistico ed energetico.
L’annuncio è stato confermato dall’ambasciatore indiano in Arabia Saudita, Suhel Ajaz Khan, a margine dell’incontro tra il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman e il primo ministro indiano Narendra Modi, avvenuto a Jeddah. La visita di Modi, abbreviata per via delle tensioni interne in Jammu e Kashmir, ha comunque prodotto risultati rilevanti in termini diplomatici e industriali.
Geopolitica dell’energia e strategia di diversificazione
L’accordo sulle raffinerie rappresenta un passo importante per rafforzare la sicurezza energetica di Nuova Delhi e per consentire all’Arabia Saudita di diversificare i suoi flussi d’investimento al di là della dipendenza dal greggio esportato. Sebbene Saudi Aramco non sia stata esplicitamente menzionata tra i promotori delle nuove raffinerie, il suo interesse a entrare nel mercato della raffinazione indiano è noto da tempo.
Negli anni precedenti, infatti, erano stati avviati progetti ambiziosi come il complesso da 44 miliardi di dollari in Maharashtra, poi sospeso per problemi di acquisizione fondiaria, e una proposta di acquisizione di una quota nella raffineria di Reliance Industries a Jamnagar, naufragata per divergenze di valutazione.
Contesto macroeconomico: shock esterni e transizione industriale
L’intesa arriva in un momento di pressione economica per entrambi i Paesi. L’India sta vivendo la crescita più lenta degli ultimi quattro anni, mentre l’Arabia Saudita deve far fronte a prezzi del petrolio moderati e alle conseguenze delle strategie OPEC+ volte a bilanciare offerta e domanda. A ciò si aggiungono le politiche tariffarie aggressive degli Stati Uniti, che creano incertezza sulle catene di approvvigionamento globali e inducono le economie emergenti a stringere nuovi legami strategici.
Il rafforzamento del partenariato indo-saudita si colloca quindi in un’ottica di resilienza multipolare, in cui le grandi economie del Sud Globale cercano di ridurre la dipendenza dai flussi commerciali transatlantici e costruire assetti di cooperazione orizzontale.
Tecnologia, turismo e politica industriale integrata
Oltre all’energia, le delegazioni hanno discusso collaborazioni in ambito digitale, turistico e manifatturiero. L’Arabia Saudita mira a promuovere il suo piano di trasformazione economica Vision 2030, mentre l’India intende attrarre capitali per lo sviluppo di infrastrutture tecnologiche e turistiche nelle regioni più avanzate del subcontinente.
Il turismo religioso e culturale, in particolare, potrebbe diventare un nuovo asse di cooperazione, considerando i legami della diaspora indiana in Medio Oriente e la crescente mobilità bilaterale post-pandemia.
Un partenariato ancora incompiuto?
Nel 2019, Mohammed bin Salman aveva annunciato investimenti sauditi in India per 100 miliardi di dollari, di cui, secondo le ultime stime, solo circa 10 miliardi si sono concretizzati. La nuova intesa sulle raffinerie rappresenta un tentativo concreto di riattivare promesse rimaste in gran parte lettera morta, trasformando i memorandum d’intesa in asset industriali tangibili.
La vera sfida resta l’execution: senza chiarezza sugli attori coinvolti, sulla governance dei progetti e su un ambiente normativo favorevole, anche questa nuova fase di entusiasmo rischia di restare confinata nel perimetro diplomatico.
Un asse strategico in cerca di profondità industriale
India e Arabia Saudita stanno costruendo un nuovo corridoio economico e geopolitico in Asia, basato su energia, investimenti e innovazione. Ma il salto di qualità richiederà più che buone intenzioni: servono strumenti giuridici stabili, un’agenda comune per la transizione energetica e una visione integrata della cooperazione Sud-Sud. In un mondo frammentato, partnership come questa potrebbero diventare i nuovi pilastri della governance economica multipolare.