In ricordo di Giancarlo Santalmassi

| 06/06/2025
In ricordo di Giancarlo Santalmassi

Verso la fine degli anni ’80, su al terzo piano di via Teulada, si cominciava presto e si finiva tardi. La redazione del Tg2 era un gruppo forte di straordinarie individualità.
Giornalisti innamorati del proprio mestiere, soprattutto uomini (inevitabilmente maschilisti), abituati a masticare le notizie, rispettandone le fonti e costruendone il racconto -come si direbbe oggi – per offrire al telespettatore una visione ragionata della giornata.
Una sorta di palestra, dove contavano i pesi e l’allenamento, con regole e ruoli ben definiti e dove ai giovani toccava la gavetta.

Giancarlo Santalmassi condivideva la sua stanza con Mario Pastore, erano i due conduttori di punta del Tg. Ciascuno aveva il suo stile e il suo carattere, spesso su posizioni diverse. Pastore più posato, perfino pedante, a volte anche collerico, Santalmassi, con le maniche della camicia arrotolate, dinamico, tuttavia non meno autoritario. Quella porta rimaneva aperta, ma si aspettava il proprio turno per entrare. Entrambi erano capiredattori, in quella stanza nasceva il giornale, era un andirivieni, occorreva essere veloci e precisi.

A ridosso della messa in onda, la porta si chiudeva per pochi minuti, il ripasso, poi, raccolta la giacca, dopo uno sguardo allo specchio, si udivano i passi decisi verso lo studio. Nessuno mollava fino alla fine della diretta, inchiodati davanti allo schermo. Comunque, era stato il lavoro di tutti e si continuava a lavorare per l’ultimo aggiornameno. Era il tempo dei tg nel rispetto dell’arco costituzionale, che marcavano il dibattito politico dai rispettivi punti di vista: Dc, Psi, Partito Comunista (Tg1, Tg2, Tg3) senza che ciò significasse che i giornalisti dovessero essere di parte, anzi, le posizioni diverse erano note, nè si bucavano le notizie per errore o tantomeno per scelta.

Al Tg2 si viveva, tra l’altro, l’orgoglio della pagina internazionale, sempre ricca di approfondimenti e così della cronaca, che arrivava all’inchiesta. Per chi a quel tempo approdava al tg, anni formativi. È lungo l’elenco dei colleghi, che varrebbe la pena di citare, nella varietà dei caratteri, delle personalità, della sagacia, dell’ironia, correndo il rischio però di tralasciarne più d’uno.

D’altra parte, il ricordo di Giancarlo Santalmassi non evoca la condivisione, rimane a sé stante. Era un professionista rigoroso, al quanto schivo, raffinato e all’apparenza distaccato, che però faceva magnificamente il suo lavoro, con un taglio -potremmo dire – anglosassone. Per chi scrive, che poi a sua volta quel lavoro l’ha fatto, era un modello di autorevolezza e di misura. L’unico vezzo, gli occhialini tondi, nella perenne ricerca della giusta posizione sul naso.

Il presente articolo e' una anticipazione della rubrica "Memorie nostre" di Democrazia Futura, che riprenderà presto le pubblicazioni anche attraverso If-Italia nel Futuro

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