Il governo francese propone l’introduzione di una tariffa transitoria a partire dal 2025, in attesa della riforma doganale UE prevista per il 2028. Al centro: sicurezza dei consumatori, tutela fiscale e concorrenza leale nel mercato digitale.
La Francia ha proposto l’introduzione di tariffe doganali su pacchi di e-commerce a basso valore provenienti da Paesi extra-UE, in particolare dalla Cina, a partire dal 2025, anticipando la riforma comunitaria prevista per il 2028. L’obiettivo è duplice: rafforzare i controlli doganali su merci potenzialmente non conformi e contrastare la concorrenza sleale esercitata da piattaforme come Shein e Temu, che attualmente beneficiano del regime di esenzione da dazi per ordini inferiori ai 150 euro.
La deroga doganale sotto i 150 euro: un vantaggio competitivo distorsivo?
In base alla normativa vigente, i pacchi di valore inferiore a 150 euro spediti direttamente ai consumatori europei da Paesi terzi sono esentati da dazi doganali. Questo regime, pensato per facilitare le microtransazioni e ridurre gli oneri amministrativi, si è rivelato negli ultimi anni uno strumento competitivo asimmetrico nelle mani di operatori esterni all’UE, in particolare giganti del fast e ultra-fast fashion come Shein e Temu.
Le aziende possono così aggirare gran parte dei controlli di sicurezza, qualità e fiscalità applicati ai produttori e distributori all’interno dell’Unione. Il risultato è una crescente pressione su rivenditori europei, produttori locali e finanze pubbliche. Secondo la ministra del Bilancio francese Amélie de Montchalin si tratta di una situazione che comporta “rischi per i consumatori, per i marchi e per le entrate statali”.
Verso una riforma coordinata: la posizione di Parigi a Bruxelles
La proposta francese prevede l’introduzione di “handling fees” – diritti fissi di gestione – per ogni pacco importato sotto la soglia dei 150 euro. Le entrate generate contribuirebbero al rafforzamento dei controlli doganali europei, oggi inadeguati rispetto ai volumi di traffico e-commerce. La ministra ha, inoltre, annunciato che la Francia aumenterà fino a tre volte la capacità di ispezione dei pacchi e renderà pubbliche le liste dei prodotti ritirati per violazione delle normative.
Il provvedimento potrà essere attuato solo previo accordo a livello di Unione, data la natura della unione doganale europea. A tal fine, la Francia ha avviato colloqui con Germania e Paesi Bassi, i principali hub logistici dell’e-commerce in Europa. Il ministro delle Finanze Éric Lombard ha sottolineato che circa 1,5 miliardi di pacchi vengono spediti ogni anno ai consumatori francesi, di cui oltre 800 milioni rientrano nella fascia esente da dazi.
Implicazioni economiche, giuridiche e geopolitiche
L’iniziativa francese si inserisce in un quadro di ridefinizione della governance del commercio digitale internazionale, in cui la tutela del mercato interno assume un nuovo significato alla luce della crescente presenza di operatori globali extra-UE che adottano modelli di business iper-ottimizzati sul piano fiscale, produttivo e distributivo.
La mossa della Francia riecheggia la decisione degli Stati Uniti, che a partire da questo venerdì aboliranno la soglia di esenzione da dazi per pacchi sotto gli 800 dollari, chiudendo una finestra normativa finora sfruttata da Shein e Temu anche nel mercato americano.
Dal punto di vista giuridico, la proposta francese solleva il tema della conformità alle norme WTO e alle regole del mercato interno europeo, ma evidenzia anche la necessità di un aggiornamento sistemico dell’architettura normativa dell’e-commerce transfrontaliero, che tenga conto di sicurezza dei prodotti, tracciabilità, proprietà intellettuale e fiscalità equa.
Verso una nuova politica industriale digitale europea?
L’intervento della Francia potrebbe rappresentare un primo passo verso la costruzione di una politica industriale digitale europea, in grado di riequilibrare il terreno di gioco tra operatori interni ed esterni al mercato unico. La misura proposta, pur transitoria, pone un precedente in termini di tassazione mirata e strategia doganale integrata applicata all’economia digitale.
All’interno di questa strategia più ampia, l’Unione Europea sarà chiamata a definire standard comuni non solo per la riscossione dei dazi, ma anche per la certificazione di conformità, il controllo dei materiali pericolosi e la difesa contro le contraffazioni, tutti ambiti oggi frammentati tra le autorità nazionali.
L’iniziativa francese sullo stop all’esenzione doganale per pacchi e-commerce a basso valore rappresenta un punto di svolta nella regolazione del commercio digitale globale. Tra esigenze di equità fiscale, tutela della sicurezza dei consumatori e rafforzamento della sovranità industriale, la proposta apre la strada a una revisione profonda del sistema e-commerce internazionale, con implicazioni dirette su investimenti, modelli di business e geopolitica commerciale.