Clima e Finanziamenti: Aumenta del 10% il Bilancio UNFCCC per il Biennio 2026-2027. Cresce il Contributo della Cina

RedazioneRedazione
| 28/06/2025
Clima e Finanziamenti: Aumenta del 10% il Bilancio UNFCCC per il Biennio 2026-2027. Cresce il Contributo della Cina

Nonostante i tagli generalizzati al sistema ONU, quasi 200 Paesi approvano l’incremento del budget del segretariato per il clima. Nuova ripartizione delle quote: Pechino sale al 20%, mentre gli Stati Uniti restano assenti dai negoziati.

In un contesto di crescente pressione finanziaria sul sistema delle Nazioni Unite, i rappresentanti di quasi 200 Paesi hanno concordato l’aumento del 10% del budget di base della United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC) per il biennio 2026-2027, portandolo a 81,5 milioni di euro. La decisione, maturata durante le negoziazioni climatiche in corso a Bonn, rappresenta un segnale di stabilità e continuità istituzionale in un momento di incertezza geopolitica, tagli alle agenzie ONU e ridefinizione delle politiche climatiche globali.

Il contesto economico e geopolitico: tagli altrove, impegno qui

L’accordo è giunto nonostante l’attuale contrazione dei finanziamenti in altri comparti del sistema ONU: il Segretariato Generale delle Nazioni Unite, ad esempio, si prepara a ridurre il proprio bilancio di circa il 20%, secondo fonti interne. Anche l’UNCTAD, l’agenzia ONU per il commercio e lo sviluppo, sta fronteggiando pesanti tagli al personale e alle operazioni.

Contro questa tendenza, l’approvazione dell’aumento di budget per l’UNFCCC riflette la volontà condivisa di mantenere attiva e funzionante la piattaforma multilaterale di governance climatica, la stessa che ha prodotto l’Accordo di Parigi del 2015.

Nuova ripartizione dei contributi: Cina in crescita, USA ancora assenti

Elemento centrale dell’accordo è la revisione della ripartizione delle quote nazionali. La Cina, seconda economia mondiale, vedrà il proprio contributo salire dal 15% al 20% del bilancio complessivo, a conferma del suo crescente ruolo nel finanziamento della governance climatica multilaterale. Solo gli Stati Uniti, teoricamente ancora il primo contributore con una quota del 22%, hanno una partecipazione maggiore — sebbene di fatto assente.

La delegazione statunitense non ha partecipato ai negoziati di Bonn. Sul piano politico, permane l’incertezza circa il ruolo futuro degli Stati Uniti nelle dinamiche multilaterali sul clima, aggravata dall’eredità lasciata dall’amministrazione Trump, che aveva formalmente ritirato il Paese dall’Accordo di Parigi e congelato i finanziamenti internazionali in materia climatica. Attualmente, parte della quota americana viene sostenuta da donazioni private, in particolare da Bloomberg Philanthropies.

Una governance climatica sotto stress

Simon Stiell, Segretario esecutivo dell’UNFCCC, ha accolto con favore l’aumento di budget, definendolo “un chiaro segnale che i governi continuano a considerare essenziale la cooperazione climatica sotto egida ONU, anche in tempi difficili”.

Negli ultimi anni, l’UNFCCC ha operato in condizioni finanziarie critiche, con pagamenti ritardati da parte di grandi donatori e una crescente difficoltà nel mantenere le attività ordinarie. Nel 2025, il budget di base finanzierà solo 181 posizioni di staff — meno della metà rispetto a strutture simili all’interno delle Nazioni Unite.

Implicazioni economiche e di politica industriale

L’incremento di budget si inserisce in un quadro più ampio di ridefinizione degli strumenti economici a supporto della transizione ecologica. Un rafforzamento del segretariato UNFCCC può offrire maggiore capacità di coordinamento internazionale, sostegno alla finanza climatica e promozione dell’innovazione sostenibile nei settori strategici — energia, infrastrutture, mobilità, agricoltura.

Dal punto di vista giuridico, la decisione riafferma la centralità degli accordi multilaterali come strumenti di soft law ambientale, con impatti indiretti ma significativi anche sulla regolazione nazionale e sulla responsabilità degli attori economici. Il budget rafforzato consentirà, tra l’altro, una migliore implementazione dei meccanismi previsti dal Paris Rulebook, incluse le regole per i mercati del carbonio e il monitoraggio trasparente degli impegni nazionali (NDCs).

Prospettive e criticità

Resta aperta la questione della sostenibilità a lungo termine del modello di finanziamento dell’UNFCCC. L’aumento della quota cinese indica un’evoluzione della diplomazia climatica verso una maggiore multipolarità, ma al contempo mette in luce l’assenza di leadership tradizionali e l’incertezza su futuri contributi volontari.

A ciò si aggiunge il rischio che l’adozione di politiche climatiche ambiziose venga ostacolata da resistenze interne nei singoli Stati membri — come dimostrano i recenti movimenti politici contrari alla transizione ecologica in Europa e la crescente politicizzazione del tema ambientale negli Stati Uniti.

L’aumento del budget dell’UNFCCC rappresenta un’importante conferma della volontà politica internazionale di mantenere viva la cooperazione multilaterale sul clima. Tuttavia, senza un ritorno pieno degli Stati Uniti al tavolo dei negoziati e un rafforzamento sistemico della governance finanziaria dell’ONU, il percorso verso un’effettiva governance globale della transizione climatica resta incerto.

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