Il vertice Meloni-Trump rilancia il dialogo transatlantico su innovazione, tassazione dei big tech e investimenti tecnologici. Possibile svolta sul fronte della digital tax italiana.
Nel pieno di una fase cruciale per la ridefinizione degli equilibri tecnologici globali, Italia e Stati Uniti hanno emesso una dichiarazione congiunta contro le “tasse discriminatorie” sui servizi digitali, segnalando un possibile allentamento della posizione italiana in merito alla contestata web tax nazionale.
La dichiarazione, diffusa dopo il bilaterale tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il presidente Donald Trump a Washington, pone le basi per una nuova fase di cooperazione su AI, cloud, fiscalità digitale e investimenti strategici nel Mediterraneo.
La web tax italiana: nodo politico, tecnico e simbolico
La normativa italiana prevede un’imposta del 3% sui ricavi generati da transazioni digitali per aziende con un fatturato globale annuo superiore a 750 milioni di euro, e almeno 5,5 milioni di euro in Italia. Tra i principali bersagli figurano colossi statunitensi come Google, Meta, Amazon e Apple.
Sebbene generi meno di 500 milioni di euro l’anno, la misura è percepita da Washington come un atto unilaterale e discriminatorio, in contrasto con gli obiettivi di una riforma fiscale digitale condivisa a livello OCSE.
Meloni si trova ora al centro di un dilemma politico: soddisfare le richieste statunitensi per mantenere l’intesa strategica, o rispondere alla pressione interna della maggioranza, che chiede un maggiore contributo da parte dei big tech per finanziare politiche pubbliche onerose.
Giorgetti: negoziato bilaterale, non UE
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha dichiarato che la trattativa sulla fiscalità digitale deve avvenire bilateralmente, al di fuori del perimetro della Commissione europea. Un’affermazione che segna una rottura strategica rispetto alla linea comunitaria, in favore di un pragmatismo negoziale volto a consolidare l’asse Roma-Washington.
Il ministro ha anche annunciato un incontro con il segretario al Tesoro Scott Bessent in occasione del prossimo vertice G20, occasione che potrebbe segnare una prima bozza di compromesso tecnico-fiscale.
Non solo fisco: il Mediterraneo come hub digitale dell’AI
Nel comunicato congiunto, le due parti hanno inoltre espresso sostegno agli investimenti statunitensi in AI computing e cloud services in Italia, con l’obiettivo di trasformare il Paese in un polo regionale per i dati nel Mediterraneo e Nord Africa.
Una prospettiva già avviata con l’annuncio da parte di Amazon Web Services (AWS) di un piano da 1,2 miliardi di euro per l’espansione dei propri data center in Italia nei prossimi cinque anni.
Questa componente infrastrutturale, legata all’AI e alla sovranità digitale, rafforza il baricentro tecnologico del Paese, in una fase di consolidamento delle supply chain europee e diversificazione rispetto all’Asia.
Geopolitica fiscale: tra sovranità digitale e attrazione degli investimenti
Il caso della web tax italiana rappresenta un laboratorio delle tensioni irrisolte tra fiscalità nazionale, sovranità digitale e competitività internazionale. Se da un lato i governi cercano risorse per finanziare servizi pubblici e transizione digitale, dall’altro il rischio è quello di scoraggiare gli investimenti esteri o di creare doppie imposizioni non coordinate.
L’approccio statunitense – fondato sulla nozione di “non discrimination” – mira a tutelare l’export digitale USA e a evitare la frammentazione regolatoria. L’Italia, dal canto suo, potrebbe usare la leva fiscale per negoziare accesso a tecnologie strategiche, investimenti cloud e partnership AI, in un contesto di mutuo riconoscimento e bilanciamento degli interessi.
Verso una nuova governance digitale transatlantica
L’incontro tra Meloni e Trump potrebbe rappresentare una svolta nelle relazioni transatlantiche su temi ad alta densità tecnologica e politica, aprendo la strada a:
- un nuovo modello di fiscalità digitale negoziata,
- investimenti congiunti nell’economia dell’AI,
- e una ridefinizione del ruolo dell’Italia come ponte tra Europa, Stati Uniti e Mediterraneo.
La vera sfida sarà ora trasformare l’accordo politico in una strategia normativa stabile, capace di armonizzare competitività, giustizia fiscale e leadership tecnologica.