Si alza il livello dello scontro legale tra OpenAI ed Elon Musk, in una vicenda che sta attirando l’attenzione globale non solo per i suoi risvolti giudiziari, ma anche per le profonde implicazioni economiche, tecnologiche e strategiche sul futuro del settore dell’intelligenza artificiale.
Con una controquerela depositata presso il tribunale federale della California, OpenAI accusa Elon Musk di “molestie giudiziarie e pressione indebita”, nell’ambito della causa legale intentata da Musk contro l’organizzazione all’inizio dell’anno.
La genesi del conflitto: il passaggio al modello “for profit”
Il cuore della disputa è rappresentato dalla transizione di OpenAI da organizzazione non-profit a struttura a scopo di lucro “limitato” (capped profit), avvenuta a partire dal 2019. Secondo i legali di Musk, questa trasformazione avrebbe violato gli accordi originali tra i fondatori, che prevedevano una missione di ricerca open source e non commerciale. Ma per OpenAI, la ristrutturazione societaria era essenziale per attrarre investimenti e sostenere lo sviluppo di modelli avanzati in un mercato dominato da giganti tecnologici con ingenti risorse.
Una campagna mediatica e legale mirata
OpenAI sostiene che Elon Musk abbia condotto una campagna sistematica volta a delegittimare pubblicamente l’azienda, culminata in una causa giudiziaria ostile, richieste documentali infondate e perfino un’offerta di acquisizione da 97,4 miliardi di dollari, che la società definisce “fittizia” e strumentale. Secondo la controquerela, l’obiettivo sarebbe quello di danneggiare l’immagine di OpenAI e ostacolare il suo accesso ai capitali, a vantaggio della nuova società di Musk, xAI, fondata nel 2023 come diretta concorrente nel campo dei modelli di intelligenza artificiale generativa.
Musk rilancia: “OpenAI ha ignorato un’offerta reale”
Il team legale di Elon Musk, guidato dall’avvocato Marc Toberoff, ha ribattuto sottolineando che l’offerta da quasi 100 miliardi – presentata da un consorzio internazionale guidato da Musk – era seria e vantaggiosa per i soci e per la crescita dell’azienda. Il rifiuto di OpenAI, secondo Toberoff, dimostrerebbe la riluttanza del board a valutare il reale valore di mercato dell’impresa, oggi tra le protagoniste mondiali dell’ecosistema AI.
Il nodo centrale: controllo e direzione dell’innovazione AI
La posta in gioco va ben oltre la disputa tra fondatori. In ballo c’è il controllo strategico sull’infrastruttura di una delle aziende più influenti nella corsa all’intelligenza artificiale. OpenAI è sostenuta da Microsoft, che ha investito oltre 13 miliardi di dollari nella società, integrando i suoi modelli nel cloud Azure e in applicazioni come Copilot e Office. La società guidata da Sam Altman è oggi un nodo critico dell’ecosistema AI occidentale.
La prospettiva di una cessione o di una scalata ostile, come paventato da Musk, solleva interrogativi geopolitici, antitrust e di sicurezza tecnologica, in un momento in cui le big tech sono sotto l’osservazione di governi e regolatori.
Il processo: appuntamento per il 2026
Il giudice federale ha fissato un processo con giuria per la primavera del 2026. OpenAI chiede un’ingiunzione che vieti a Musk ulteriori attacchi legali e danni reputazionali, oltre al risarcimento per i danni economici già subiti. La società accusa Musk di tentare di frenare il progresso tecnologico dell’organizzazione per ottenere un vantaggio competitivo tramite xAI.
Lo scontro tra Elon Musk e OpenAI è una partita ad alto rischio per il futuro dell’intelligenza artificiale, degli equilibri industriali e della governance tecnologica globale. Tra accuse di molestie legali, offerte miliardarie respinte e rivendicazioni ideologiche sulle origini di OpenAI, il caso potrebbe definire il modo in cui le grandi organizzazioni tecnologiche vengono strutturate, finanziate e controllate nel prossimo decennio.