L’amministrazione Trump estende ancora una volta il termine per la cessione obbligata delle operazioni statunitensi di TikTok. Intanto si apre uno spiraglio negoziale con Pechino: possibili riduzioni dei dazi in cambio di un accordo sull’app più controversa del digitale globale.
La saga tra TikTok e l’amministrazione Trump si arricchisce di un nuovo capitolo. Il presidente degli Stati Uniti ha annunciato una proroga di 75 giorni – la seconda in pochi mesi – al termine fissato per la vendita delle attività statunitensi della piattaforma, spostando la scadenza alla metà di giugno 2025. La mossa mira a concedere ulteriore margine negoziale a ByteDance, la società madre cinese di TikTok, per completare un accordo che soddisfi le richieste di sicurezza nazionale poste da Washington.
Una decisione strategica: evitare lo scontro immediato
Il rinvio arriva in un momento di forti tensioni geopolitiche ed economiche tra Stati Uniti e Cina. L’inasprimento dei dazi da parte di Washington, che ha colpito diversi settori chiave delle importazioni cinesi, ha avuto un effetto diretto anche sul dossier TikTok. Secondo fonti vicine alle trattative, Pechino avrebbe rallentato i colloqui proprio in risposta alle misure commerciali.
Con questa proroga, l’amministrazione Trump punta a scongiurare uno scontro diretto con Pechino nel pieno di una stagione economica instabile, pur mantenendo una posizione ferma sul tema della protezione dei dati sensibili degli utenti statunitensi.
Le condizioni del deal: ridurre la presenza cinese
La proposta sul tavolo prevede lo scorporo delle operazioni USA di TikTok in una nuova entità a capitale prevalentemente americano, con ByteDance che scenderebbe sotto la soglia del 20% di partecipazione. Il piano ha già il supporto di importanti investitori non cinesi della casa madre, tra cui Susquehanna International Group e General Atlantic. A valutare un ingresso nel capitale c’è anche Blackstone, a testimonianza del forte interesse del mercato per uno dei più potenti asset digitali al mondo.
Tuttavia, la trattativa resta complessa: mancano ancora il via libera definitivo da parte del governo cinese e un accordo chiaro sulla governance della futura entità americana.
Una leva geopolitica e tecnologica
Donald Trump ha lasciato intendere che la sua amministrazione potrebbe usare la leva commerciale per favorire un’intesa. “Potremmo concedere una piccola riduzione dei dazi per concludere l’accordo”, ha dichiarato. Una possibile distensione sul fronte tariffario potrebbe quindi rappresentare la contropartita per la chiusura della vicenda TikTok in termini favorevoli per Washington.
Questa dinamica riflette il valore strategico dell’app non solo come piattaforma social, ma come oggetto geopolitico centrale in una partita molto più ampia che tocca temi di cybersecurity, controllo dei dati e dominio sulle infrastrutture digitali globali.
Implicazioni economiche e tecnologiche
TikTok conta oltre 170 milioni di utenti attivi negli Stati Uniti e genera miliardi di dollari in ricavi pubblicitari. Perdere il mercato americano rappresenterebbe un colpo gravissimo per ByteDance, che negli ultimi anni ha fatto dell’internazionalizzazione un pilastro della propria crescita.
Per le aziende americane interessate all’operazione, invece, si tratterebbe di una delle acquisizioni più rilevanti dell’ecosistema tech dell’ultimo decennio: non solo per il valore economico diretto, ma anche per il potenziale di espansione in settori come l’e-commerce, i contenuti digitali e l’intelligenza artificiale applicata all’advertising.
Una opportunita’
La nuova proroga rappresenta un’opportunità, ma anche l’ultima finestra utile per evitare un’escalation commerciale tra Washington e Pechino. Le prossime settimane saranno decisive per capire se TikTok potrà continuare a operare negli Stati Uniti sotto una nuova veste o se lo scontro tra sovranità tecnologica e interessi economici globali sfocerà in un definitivo strappo.