Utile netto in crescita del 75%, espansione internazionale e nuovi equilibri tra tecnologia, finanza e politica industriale.
Un trimestre da record: numeri oltre le attese
Il secondo quadrimestre del 2025 segna una pietra miliare per Xiaomi, che ha riportato ricavi per 116 miliardi di yuan (16,1 miliardi di dollari), in aumento del 30,5% su base annua. È il livello più alto mai registrato dal gruppo di Pechino dalla sua quotazione a Hong Kong nel 2018. L’utile netto è cresciuto a 10,8 miliardi di yuan (1,5 miliardi di dollari), con un balzo del 75,4%, superando di gran lunga le previsioni degli analisti. Si tratta non solo di una vittoria finanziaria, ma di un segnale che il modello di business ibrido di Xiaomi — un mix tra elettronica di consumo e automotive — sta raggiungendo maturità. Interessante notare che, nonostante i risultati record, le azioni a Hong Kong sono scese dell’1,2%: un calo che riflette prese di profitto dopo un rally del 52% dall’inizio dell’anno.
Auto elettriche: la vera leva della crescita
La vera sorpresa arriva dalla divisione automobilistica. Xiaomi Automobile, fondata solo nel 2021, ha già scalato le classifiche: nel Q2 ha consegnato oltre 81.000 veicoli, trainati dal successo del modello SU7 e dal lancio del nuovo YU7, pensato per competere direttamente con Tesla Model 3 e BYD Seal. I ricavi auto hanno raggiunto 20,6 miliardi di yuan, in crescita del 14% rispetto al trimestre precedente. Ancora più significativo è il dato sulla riduzione delle perdite: solo 300 milioni di yuan, contro i 500 milioni dei tre mesi precedenti, segnale che l’economia di scala e l’ottimizzazione della supply chain stanno funzionando. Secondo stime interne, la divisione auto potrebbe raggiungere il break-even già entro il 2026, un traguardo estremamente veloce per un settore noto per i suoi lunghi tempi di maturazione.
Strategia industriale e innovazione produttiva
Il cuore produttivo di Xiaomi Automobile è lo stabilimento di Pechino, già in fase di espansione Phase II, che porterà la capacità a oltre 400.000 unità l’anno. L’azienda punta a un modello di produzione modulare, che riduca i costi fissi e consenta rapidi adattamenti di design. Una curiosità: Xiaomi ha integrato nei suoi veicoli l’ecosistema software MIUI, creando una sinergia tra smartphone, smart home e auto connesse che pochi rivali possono replicare. Questa convergenza digitale, che va dall’infotainment alla gestione energetica, rappresenta un vantaggio competitivo distintivo. La società ha inoltre annunciato investimenti in battery swapping e ricerca su celle allo stato solido, posizionandosi come player tecnologico oltre che automobilistico.
Espansione internazionale: l’Europa nel mirino
Xiaomi ha già fissato una data: 2027. È l’anno in cui l’azienda prevede di entrare ufficialmente nel mercato europeo, con un piano che prevede il lancio iniziale in Germania, Francia e Italia. A supporto, è in costruzione un centro di ricerca e sviluppo in Germania, dove sono stati assunti ex manager e ingegneri BMW e Volkswagen, un segnale chiaro delle ambizioni premium del marchio. La società intende differenziarsi puntando su prezzi aggressivi, ma con dotazioni di fascia alta, replicando la formula vincente degli smartphone. Secondo analisti di Bernstein, l’arrivo di Xiaomi in Europa potrebbe erodere fino al 5% della quota di mercato di Tesla nel segmento mid-range entro il 2030.
Smartphone e IoT: solidità e diversificazione
Nonostante la crescita straordinaria delle auto, il business core di Xiaomi resta quello degli smartphone e dell’ecosistema IoT. Nel Q2, le vendite di telefoni sono rimaste stabili, ma con un significativo incremento nella fascia alta, spingendo i margini. Globalmente, Xiaomi mantiene la terza posizione con una quota di 14,7% del mercato, dietro solo a Apple e Samsung. Parallelamente, l’ecosistema IoT (smartwatch, smart TV, domotica) continua a generare oltre 25 miliardi di yuan a trimestre, beneficiando di una clientela fidelizzata che trova nell’integrazione tra dispositivi un valore unico. È questo mix, fatto di diversificazione e cross-selling, a dare stabilità ai conti del gruppo.
Finanza, ricerca e politica industriale
Sul piano finanziario, Xiaomi ha già investito oltre 30 miliardi di yuan in R&S dal 2021 a oggi, con un focus su intelligenza artificiale, guida autonoma e batterie innovative. La politica industriale cinese, che spinge fortemente la transizione energetica e l’industria dei NEV (New Energy Vehicles), ha favorito la crescita del gruppo: incentivi fiscali e infrastrutture dedicate hanno ridotto i costi di ingresso. Tuttavia, il mercato interno è iper-competitivo, dominato da colossi come BYD e NIO. La capacità di Xiaomi di differenziarsi grazie alla sua base di utenti e al suo ecosistema digitale rappresenta un caso unico nel panorama industriale.
Geopolitica e concorrenza globale
La sfida principale per Xiaomi nei prossimi anni sarà gestire la competizione geopolitica. Mentre l’espansione in Europa sembra inevitabile, l’accesso al mercato statunitense resta lontano, complice la guerra commerciale e le restrizioni su aziende tecnologiche cinesi. Tuttavia, Xiaomi mira a consolidarsi come alternativa credibile a Tesla in Asia ed Europa, sfruttando un posizionamento ibrido: tecnologia premium, prezzi competitivi e un ecosistema digitale integrato. Secondo BloombergNEF, se la traiettoria attuale sarà confermata, entro il 2030 Xiaomi potrebbe collocarsi tra i primi cinque produttori mondiali di EV.
Un passaggio di fase
Il secondo quadrimestre 2025 segna per Xiaomi un passaggio di fase: da produttore di elettronica a conglomerato tecnologico-industriale con ambizioni globali. Il successo nelle auto elettriche, la solidità nei telefoni, la crescita nell’IoT e l’espansione internazionale disegnano un futuro in cui Xiaomi potrebbe diventare non solo un competitor di Tesla e BYD, ma anche un attore chiave della nuova economia verde e digitale.