Con 111,3 miliardi di yuan di ricavi trimestrali, un utile netto rettificato in crescita del 64,5% e un’aggressiva espansione nel settore automotive, il colosso cinese Xiaomi rafforza la propria posizione come attore strategico nell’industria globale della mobilità elettrica, sfidando Tesla su prezzo, performance e visione industriale.
Il primo trimestre del 2025 conferma la traiettoria di diversificazione strategica intrapresa da Xiaomi, che si consolida come uno dei protagonisti della transizione industriale cinese. Con ricavi pari a 111,3 miliardi di yuan (15,48 miliardi di dollari) — in crescita del 47,4% su base annua — e un utile netto rettificato di 10,7 miliardi di yuan (+64,5%), il gruppo guidato da Lei Jun dimostra di saper trasformare la propria legacy da produttore di elettronica di consumo a piattaforma integrata per tecnologia e mobilità intelligente.
Una quota sempre più rilevante di questa crescita è attribuibile al comparto automotive, che ha generato nel trimestre 18,1 miliardi di yuan di ricavi, con 75.869 unità del modello SU7 consegnate. A poco più di un anno dall’ingresso ufficiale nel mercato auto, Xiaomi si ritaglia così un ruolo di rilievo tra i costruttori emergenti di veicoli elettrici in Cina, grazie a un approccio che integra design, connettività, assistenza alla guida e posizionamento di prezzo strategico.
Il caso SU7 e la sfida a Tesla: un confronto oltre la tecnologia
Il primo EV firmato Xiaomi, il SU7, ha rappresentato sin dal lancio un’alternativa diretta al Tesla Model 3, puntando su un mix di design sportivo ispirato a Porsche, funzioni avanzate di smart mobility e un prezzo inferiore al competitor statunitense. Il successo commerciale non si è fatto attendere: dal lancio a oggi, oltre 258.000 SU7 sono state vendute, superando in più mesi consecutivi le vendite del Model 3 sul mercato cinese.
Ora, l’azienda è pronta a raddoppiare la scommessa con il lancio del SUV elettrico YU7, previsto per luglio. Sebbene il prezzo non sia stato ancora ufficializzato, Xiaomi ha lasciato intendere che i modelli top di gamma saranno 60.000–70.000 yuan più cari del Tesla Model Y, attualmente proposto a partire da 263.500 yuan. Una mossa che segnala ambizioni di fascia premium e l’intenzione di conquistare non solo volumi, ma anche margini e posizionamento di brand.
Tra innovazione e regolazione: i nodi critici del modello Xiaomi
Tuttavia, l’ingresso nel comparto automotive comporta anche rischi e responsabilità regolatorie. Il recente incidente mortale avvenuto a marzo, che ha coinvolto un SU7 in modalità di assistenza alla guida, ha provocato un calo degli ordini e crescenti pressioni reputazionali. A ciò si aggiungono accuse di pubblicità ingannevole, culminate nelle scuse pubbliche dell’azienda per campagne di marketing “non abbastanza chiare”.
Questi eventi mettono in luce le fragilità normative e comunicative di un player tech che si affaccia su un mercato altamente regolato e politicamente sensibile come quello dell’automotive. La compliance alle normative su sicurezza, trasparenza e tutela del consumatore diventa così un asse critico per sostenere la credibilità di lungo termine, soprattutto in un contesto di crescente attenzione da parte delle autorità cinesi e dei regolatori internazionali.
Xiaomi e il peso strategico dell’industria cinese
L’espansione di Xiaomi nel comparto EV va letta anche in chiave geopolitica. In un momento in cui l’Unione Europea e gli Stati Uniti rafforzano le barriere commerciali contro l’import di veicoli cinesi, il successo di marchi come Xiaomi rappresenta una leva di soft power industriale per Pechino. Il fatto che la capitalizzazione di mercato del gruppo abbia recentemente superato quella di BYD — il principale costruttore EV cinese — ne conferma la forza sistemica.
In un’industria dove la convergenza tra AI, batteria, cloud e software-defined vehicle è sempre più strategica, Xiaomi appare ben posizionata per sfruttare le sinergie tra la propria expertise tech e le nuove frontiere della mobilità elettrica. A medio termine, l’obiettivo è chiaro: trasformarsi in una piattaforma tecnologica full-stack, capace di produrre, connettere e aggiornare l’automobile come se fosse uno smartphone su ruote.
Verso un nuovo paradigma industriale ibrido
Il caso Xiaomi testimonia una ibridazione profonda tra elettronica di consumo, intelligenza artificiale e industria automobilistica, che sta ridisegnando la mappa globale della competizione. La sfida non è più solo tra marchi storici e nuovi entranti, ma tra modelli industriali, logiche di innovazione e approcci alla regolazione.
Nel contesto cinese, l’offerta di Xiaomi rappresenta una formula di integrazione tra hardware, software, servizio e branding che potrebbe diventare il nuovo standard per i produttori tech che vogliono entrare nel mercato dei veicoli intelligenti. Ma la sostenibilità di questo modello dipenderà dalla capacità dell’azienda di navigare il rischio regolatorio, consolidare la fiducia del consumatore e scalare globalmente in un ambiente geopolitico instabile.
La partita è appena iniziata, ma Xiaomi si è già assicurata un posto tra gli attori principali.