Xi rilancia la sfida globale: l’intelligenza artificiale come arma diplomatica al vertice SCO

RedazioneRedazione
| 01/09/2025
Xi rilancia la sfida globale: l’intelligenza artificiale come arma diplomatica al vertice SCO

A Tianjin, il presidente cinese trasforma l’IA in leva di cooperazione geopolitica, invoca il superamento della “mentalità da Guerra Fredda” e rafforza il triangolo con India e Russia, mentre le tensioni con Washington ridefiniscono il futuro dell’ordine multipolare.

Nel cuore di Tianjin, Xi Jinping ha inaugurato il vertice più partecipato nella storia della Shanghai Cooperation Organization con un messaggio destinato a risuonare ben oltre i confini asiatici: il futuro della geopolitica passerà dall’intelligenza artificiale. Davanti a oltre venti leader mondiali, il presidente cinese ha invocato più cooperazione tecnologica e meno logiche da Guerra Fredda, proiettando Pechino come architetto di un nuovo ordine multipolare. Con promesse di investimenti miliardari e incontri calibrati con Modi e Putin, la Cina si è presentata non solo come potenza economica, ma come aspirante regolatore delle regole globali dell’innovazione.

Un vertice che segna una svolta per la SCO

Il summit di Tianjin del 2025 ha rappresentato un momento di rottura rispetto alla tradizione diplomatica della SCO. Nata nel 2001 come piattaforma regionale per la sicurezza e la cooperazione economica, l’organizzazione si è progressivamente trasformata in uno strumento geopolitico più ampio, capace di attrarre paesi dell’Asia centrale, del Medio Oriente e oltre. L’edizione di quest’anno, con più di venti leader presenti, ha sottolineato l’ambizione di Pechino di usare la SCO come palcoscenico per rilanciare la propria immagine di attore globale.

Il contesto non è marginale: mentre la guerra in Ucraina e il conflitto in Medio Oriente alimentano instabilità, la Cina cerca di accreditarsi come mediatore credibile, contrapponendosi alla narrativa statunitense che la dipinge come potenza revisionista. La scelta di Tianjin, hub logistico e industriale, come sede del vertice non è casuale: un segnale che la diplomazia cinese vuole radicarsi nelle città simbolo dello sviluppo economico nazionale.

L’intelligenza artificiale come leva strategica

Il punto più innovativo del discorso di Xi è stato l’appello a rafforzare la cooperazione internazionale sull’intelligenza artificiale. Per la leadership cinese, l’IA non è solo tecnologia, ma infrastruttura critica: un terreno dove si decide la competitività industriale, la sicurezza nazionale e persino la legittimità politica dei governi.

Con 84 miliardi di dollari già investiti nei paesi SCO e un impegno a formare 10.000 studenti attraverso il “Progetto Luban”, Pechino costruisce un ecosistema di influenza che unisce istruzione, tecnologia e capitale. È una strategia a lungo termine: creare dipendenze strutturali che leghino i partner all’orbita cinese, tanto nella produzione industriale quanto nella regolazione dei dati e nella definizione degli standard digitali.

Il problema, tuttavia, è che questa spinta rischia di acuire la frammentazione normativa. Mentre l’Europa lavora a un “AI Act” e gli Stati Uniti privilegiano un approccio di autoregolazione guidato dalle big tech, la Cina propone un modello statalista e cooperativo, centrato sul controllo politico dei dati. Il risultato potrebbe essere la nascita di sfere di influenza parallele nell’IA, con standard giuridici divergenti e mercati tecnologici sempre meno interoperabili.

La triangolazione Cina–India–Russia

Un altro elemento chiave del vertice è stato il breve, ma simbolico incontro a tre tra Xi Jinping, Vladimir Putin e Narendra Modi. La foto di Tianjin ha avuto un valore che va oltre la formalità diplomatica: indica la volontà della Cina di evitare un isolamento regionale, mantenendo rapporti costruttivi con Nuova Delhi e consolidando al contempo l’alleanza strategica con Mosca.

Il colloquio bilaterale tra Xi e Modi del weekend ha ribadito la necessità di essere “partner e non rivali”. Per l’India, impegnata a rafforzare la propria base manifatturiera e a bilanciare le relazioni con Washington, un canale di cooperazione tecnologica con la Cina può rappresentare un’opportunità tattica. Per Pechino, il dialogo con Nuova Delhi è indispensabile per conferire alla SCO un’immagine di inclusività e non di blocco anti-occidentale.

La Russia, dal canto suo, usa la piattaforma per dimostrare di non essere isolata sul piano internazionale, sfruttando la sponda cinese per bilanciare le sanzioni occidentali e mantenere un ruolo centrale nello spazio eurasiatico. Ma il triangolo resta fragile, segnato da interessi divergenti e rivalità storiche che difficilmente un vertice potrà cancellare.

La battaglia delle narrative globali

Quando Xi denuncia la “mentalità da Guerra Fredda”, non parla solo di diplomazia, ma di percezione. Pechino sa che la costruzione di un ordine multipolare non si gioca soltanto su eserciti e investimenti, ma anche sulla capacità di imporre una narrativa alternativa a quella statunitense.

Secondo diversi analisti, tra cui Marko Papic di BCA Research, gli Stati Uniti stanno progressivamente perdendo terreno sul piano della propaganda globale: la rappresentazione della Cina come destabilizzatore non convince più una parte crescente dei paesi emergenti, attratti dall’offerta cinese di infrastrutture, tecnologia e capitale a condizioni meno vincolanti rispetto agli standard occidentali.

La SCO, in questo senso, diventa un megafono del soft power cinese. Ogni summit è un’occasione per mostrare un fronte compatto, alimentare l’idea di un mondo multipolare e rafforzare la legittimità del modello di cooperazione proposto da Pechino.

Diplomazia economica e diritto dell’innovazione

La Cina non si limita a proporre formule retoriche. Attraverso la SCO, integra diplomazia economica, politica industriale e diritto dell’innovazione. Gli investimenti annunciati e i programmi educativi sono strumenti di soft power che creano vincoli strutturali. In prospettiva, queste iniziative permettono a Pechino di dettare standard tecnologici e giuridici nei paesi partner, con effetti che si rifletteranno sul lungo periodo.

La costruzione di regole sull’IA, sulla cybersicurezza e sul commercio digitale non è più monopolio di Bruxelles o di Washington. Piattaforme come la SCO diventano laboratori normativi paralleli, dove Pechino può proporre principi più vicini al proprio modello politico, basato su un forte controllo statale e sulla centralità delle infrastrutture digitali. È un cambiamento epocale: le regole dell’innovazione non saranno più uniformi, ma specchio delle divisioni geopolitiche.

Le incognite del vertice e le prospettive future

Nonostante l’enfasi sulla cooperazione, il summit di Tianjin lascia aperte numerose incognite. La dichiarazione congiunta prevista potrà indicare linee guida comuni, ma resta da capire se la SCO saprà trasformarsi da forum di dialogo a vero strumento di governance.

Il banco di prova sarà l’intelligenza artificiale. Se Pechino riuscirà a costruire un consenso attorno a standard condivisi, avrà posto le basi per un polo normativo alternativo all’Occidente. In caso contrario, il rischio è di vedere accelerata la frammentazione tecnologica globale, con regole divergenti e mercati digitali sempre più incompatibili.

Per Xi, la sfida è duplice: rafforzare la leadership cinese nel Sud globale e, al tempo stesso, evitare che lo scontro con Washington degeneri in un nuovo bipolarismo rigido. La SCO è il laboratorio di questo esperimento, ma i suoi risultati dipenderanno dalla capacità di Pechino di conciliare ambizione e credibilità.

L’ambizione cinese sotto la lente internazionale

Il vertice di Tianjin ha confermato la volontà di Xi Jinping di proiettare la Cina come potenza di equilibrio e innovazione. Ma ha anche evidenziato le ambiguità di un progetto che mescola diplomazia economica, interessi strategici e controllo politico.

Per gli osservatori globali, il messaggio è chiaro: l’ordine mondiale non sarà più definito soltanto dalle capitali occidentali. In luoghi come Tianjin si stanno gettando le basi di una nuova architettura, in cui la Cina vuole dettare non solo le regole della politica, ma anche quelle dell’innovazione tecnologica. La domanda, tuttavia, resta aperta: questo progetto sarà inclusivo e sostenibile, o alimenterà nuove linee di frattura nell’economia e nella geopolitica globale?

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"Devi imprimerlo bene nella mente: gli altri non hanno il tuo stesso cuore e le tue stesse cure. Non devi aspettarti i tuoi gesti o ciò che faresti tu da un'altra persona. Perché non tutti ragioniamo con lo stesso cuore, questo è quello che ti frega"

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