L’Europa contro X: si riaccende il confronto tra regolazione dei dati, sovranità digitale e intelligenza artificiale.
Nuove turbolenze per X (ex Twitter). L’Autorità per la protezione dei dati irlandese (DPC) ha annunciato l’apertura di una indagine formale sul social network di proprietà di Elon Musk, per l’utilizzo di dati personali degli utenti dell’Unione Europea a fini di addestramento del suo modello di intelligenza artificiale Grok.
L’indagine riguarda in particolare i contenuti pubblicamente accessibili sulla piattaforma – post, commenti e interazioni – pubblicati da utenti dell’UE/SEE (Spazio Economico Europeo), utilizzati presumibilmente per nutrire gli algoritmi dell’AI generativa proprietaria di X.
AI e privacy: scontro fra diritti fondamentali e innovazione
Il cuore della questione è la legittimità dell’utilizzo dei dati personali a scopi di AI training. Secondo la DPC, l’obiettivo è verificare se X abbia violato il GDPR trattando dati personali senza un consenso informato e trasparente.
Sotto la regolamentazione europea, violazioni gravi possono comportare sanzioni fino al 4% del fatturato globale dell’azienda. Per X – che secondo stime ha ricavi globali annuali superiori ai 4 miliardi di dollari – l’esposizione economica potrebbe raggiungere i 160 milioni di dollari.
Il precedente legale e la sospensione (temporanea) del training
La decisione arriva a seguito di un caso giudiziario avviato nel 2024: il DPC irlandese aveva chiesto formalmente a X di sospendere l’utilizzo dei dati degli utenti europei fino alla possibilità per questi ultimi di revocare il consenso.
Elon Musk aveva accettato di non utilizzare più i dati personali degli utenti UE a scopo di addestramento AI, facendo decadere l’azione legale. Ma l’impegno era vincolato a limitazioni temporanee, oggi potenzialmente superate, secondo le autorità.
Tensioni geopolitiche: USA vs UE sulla sovranità digitale
L’inchiesta si inserisce in un contesto politico sempre più acceso tra Bruxelles e Washington. Donald Trump ha spesso definito le regolazioni UE come “tassazione mascherata” ai danni delle Big Tech americane.
Elon Musk, vicino allo stesso Trump, ha ripetutamente criticato l’interventismo dell’UE, accusando l’Europa di soffocare l’innovazione e la libertà d’espressione online.
Il precedente delle maxi multe a Meta e TikTok
L’Irlanda – sede europea di molte Big Tech – è diventata l’epicentro dell’enforcement del GDPR. La DPC ha già inflitto a Meta sanzioni per quasi 3 miliardi di euro e ha colpito anche LinkedIn, TikTok e Microsoft.
Per X si tratterebbe della prima indagine dal 2020, quando ricevette una multa da 450.000 euro per violazioni della sicurezza dei dati.
Tra AI, regolazione e reputazione
L’indagine non riguarda solo la conformità al GDPR, ma anche la credibilità dell’Europa come baluardo della privacy digitale, e la sostenibilità etica dell’AI generativa. Se confermate, le violazioni potrebbero non solo costare caro in termini economici, ma minare la reputazione di X proprio mentre la piattaforma cerca di rilanciarsi come polo di innovazione tech.