X di Elon Musk sotto accusa in Europa: raccolta dati sensibili per fini pubblicitari nel mirino delle autorità

RedazioneRedazione
| 16/07/2025
X di Elon Musk sotto accusa in Europa: raccolta dati sensibili per fini pubblicitari nel mirino delle autorità

Nove organizzazioni della società civile presentano denuncia alla Commissione UE e al regolatore francese ARCOM: in gioco la conformità al Digital Services Act e al GDPR.

L’azione coordinata della società civile: al centro l’uso illecito dei dati sensibili

Nove organizzazioni non governative europee, tra cui European Digital Rights, Panoptykon Foundation, Bits of Freedom e Global Witness, hanno formalizzato una denuncia contro la piattaforma X, ex Twitter, ora di proprietà di Elon Musk. La segnalazione è stata depositata presso la Commissione Europea e presso il regolatore francese ARCOM. Il motivo? Il presunto utilizzo illecito di dati sensibili degli utenti per finalità pubblicitarie mirate. Un’accusa grave, che solleva interrogativi sull’aderenza della piattaforma al Digital Services Act (DSA) e al Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR).

L’iniziativa prende le mosse da un’analisi dell’Ad Repository di X, un archivio accessibile al pubblico e richiesto dal DSA per garantire trasparenza nei meccanismi di targeting pubblicitario. Proprio lì, gli attivisti hanno riscontrato contenuti che sembrano basati su dati altamente sensibili, come opinioni politiche, orientamento sessuale, credenze religiose e condizioni mediche, utilizzati per finalità di marketing.

Il perimetro normativo europeo: DSA e GDPR come strumenti di enforcement

Il Digital Services Act impone limiti chiari e vincolanti alle piattaforme di grandi dimensioni – le cosiddette Very Large Online Platforms (VLOPs) – per garantire un ambiente digitale più sicuro e trasparente. Il DSA vieta in modo esplicito la pubblicità comportamentale basata su dati sensibili. Parallelamente, il GDPR proibisce l’elaborazione di tali informazioni senza consenso esplicito e informato dell’utente.

In caso di infrazione, X potrebbe incorrere in sanzioni severe: fino al 6% del fatturato globale per violazione del DSA e fino al 4% per violazioni del GDPR. Considerando l’estensione della base utenti e l’esposizione pubblica della piattaforma, l’impatto economico e reputazionale potrebbe essere rilevante.

Tecnologia predittiva e rischio di sorveglianza commerciale: il dilemma della profilazione algoritmica

L’aspetto più delicato della vicenda non è solo giuridico, ma profondamente tecnologico. Le piattaforme moderne, tra cui X, fanno largo uso di algoritmi avanzati di machine learning e NLP (natural language processing), che consentono di estrarre insight profondi anche da dati apparentemente anonimi. Il rischio è che, attraverso correlazioni comportamentali, sia possibile risalire a informazioni sensibili non esplicitamente fornite.

Le ONG denunciano come l’architettura stessa della piattaforma non rifletta i principi di privacy by design e by default, ma sia invece strutturata per massimizzare il valore economico dei dati personali degli utenti, a scapito della loro autodeterminazione digitale.

Conseguenze sistemiche: l’impatto sull’industria pubblicitaria e sulla fiducia digitale

Oltre al rischio sanzionatorio, l’indagine potrebbe scatenare una reazione a catena sull’intero ecosistema della pubblicità digitale europea. Se confermate, le violazioni attribuite a X getterebbero un’ombra sull’intero comparto adtech, già sotto pressione per la necessità di rendere trasparenti e tracciabili le logiche di profilazione.

Gli inserzionisti – aziende private, enti pubblici e istituti finanziari – potrebbero trovarsi esposti a forme di corresponsabilità, anche involontaria, qualora le campagne risultassero fondate su pratiche illegittime. Questo potrebbe influenzare le policy di procurement digitale e accelerare la richiesta di tecnologie privacy-compliant nel settore.

ARCOM e Commissione UE: prossimi passi e potenziali sanzioni

Sebbene né la Commissione né ARCOM abbiano commentato ufficialmente, entrambe le autorità hanno i mezzi per avviare indagini autonome. La Commissione, in particolare, può aprire un procedimento accelerato nei confronti di X come VLOP, mentre ARCOM può valutare la conformità alle leggi francesi sulla pubblicità e la protezione del consumatore.

Un’iniziativa congiunta tra Bruxelles e Parigi appare plausibile, anche alla luce del meccanismo di cooperazione previsto dal DSA e rappresenterebbe un banco di prova concreto sull’efficacia del nuovo assetto regolatorio europeo per le piattaforme digitali.

Una sfida alla governance algoritmica: la nuova geopolitica della trasparenza digitale

La denuncia si inserisce in una fase di profonda ridefinizione dei rapporti di forza tra le big tech e le autorità pubbliche. L’Unione Europea – attraverso il DSA, il DMA e il nascente AI Act – mira a posizionarsi come benchmark globale per la regolazione responsabile del digitale. Un obiettivo che implica un nuovo equilibrio tra innovazione e tutela dei diritti fondamentali.

L’inchiesta solleva anche la questione della trasparenza algoritmica: come garantire che i meccanismi di raccomandazione e targeting siano comprensibili, auditabili e giuridicamente responsabili? È un tema che tocca direttamente la legittimità dei processi democratici, minacciati da sistemi opachi e concentrati in poche mani.

Verso una responsabilità strutturale delle piattaforme

Il caso X rappresenta più di una semplice controversia tra una piattaforma e un gruppo di attivisti: è il sintomo di una transizione epocale nella governance del digitale. La responsabilità delle piattaforme non può più essere limitata alla reazione ex post alle violazioni, ma deve diventare strutturale, preventiva e progettuale.

In questa nuova fase, la protezione dei dati personali, l’etica degli algoritmi e la trasparenza dei modelli di business non sono più optional, ma elementi centrali per una politica industriale e tecnologica europea credibile e sostenibile.

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