Il mercato azionario statunitense ha subito una drastica perdita di valore, con una diminuzione di 4 trilioni di dollari dall’apice raggiunto il mese scorso. Questo calo è attribuito alle politiche tariffarie del presidente Donald Trump, che hanno generato incertezza tra investitori e aziende.
Il 10 marzo, l’indice S&P 500 ha chiuso in ribasso del 2,7%, segnando la sua maggiore flessione giornaliera dell’anno.
Il Nasdaq Composite ha registrato una diminuzione del 4%, la più significativa dal settembre 2022.
Dalla chiusura record del 19 febbraio, l’S&P 500 ha perso l’8,6%, avvicinandosi a una correzione del 10%.
Le politiche tariffarie dell’amministrazione Trump, rivolte a partner commerciali come Canada, Messico e Cina, hanno incrementato l’incertezza nel mondo degli affari.
Peter Orszag, CEO di Lazard, ha osservato che queste tensioni stanno portando i consigli di amministrazione e i dirigenti a rivedere le loro strategie future, con potenziali ripercussioni sulle prospettive economiche degli Stati Uniti e sulle attività di fusione e acquisizione.
La volatilità del mercato riflette le preoccupazioni degli investitori riguardo a una possibile recessione.
Il presidente Trump ha recentemente evitato di escludere questa possibilità, alimentando ulteriormente l’incertezza.
In sintesi, le attuali politiche tariffarie stanno esercitando una pressione significativa sul mercato azionario statunitense, con perdite sostanziali e crescenti timori di una recessione economica.