USA-SpaceX: la Casa Bianca avvia la revisione dei contratti federali dopo lo scontro Trump-Musk

| 14/06/2025
USA-SpaceX: la Casa Bianca avvia la revisione dei contratti federali dopo lo scontro Trump-Musk

L’amministrazione Trump esamina oltre 22 miliardi di dollari in contratti pubblici con SpaceX. In gioco la sicurezza nazionale, la politica industriale spaziale e la tenuta del rapporto pubblico-privato nell’innovazione tecnologica strategica.

A pochi giorni dallo scontro pubblico tra il presidente Donald Trump ed Elon Musk, la Casa Bianca ha ordinato al Dipartimento della Difesa e alla NASA di avviare una revisione approfondita di tutti i contratti federali in essere con SpaceX, la società aerospaziale guidata dal miliardario imprenditore. Secondo fonti informate citate da Reuters, la direttiva mira a fornire al governo strumenti per una potenziale rappresaglia politica ed economica, sollevando interrogativi su conflitti di interesse, governance pubblica e la politicizzazione della spesa federale in settori altamente strategici.

Attualmente, SpaceX gestisce contratti con il governo statunitense per un valore stimato di circa 22 miliardi di dollari, inclusi progetti di lancio satellitare, trasporto spaziale per la NASA e programmi riservati con le agenzie di intelligence, come il National Reconnaissance Office. Alcuni di questi contratti riguardano tecnologie dual-use, fondamentali per la sicurezza nazionale e la supremazia tecnologica americana nello spazio.

Revisione contrattuale come leva politica: il rischio di una guerra fredda interna

Il riesame dei contratti si inserisce in un contesto delicato: l’eventualità che Trump possa decidere di sospendere, rinegoziare o annullare gli accordi con SpaceX in seguito al deterioramento dei rapporti con Musk, già suo ex consigliere e capo del Department of Government Efficiency (DOGE), l’organo incaricato della razionalizzazione della spesa pubblica.

La Casa Bianca ha mantenuto un linguaggio formale sulla questione, dichiarando che “l’amministrazione Trump è impegnata in un processo rigoroso di revisione di tutte le offerte e i contratti”, mentre la NASA ha confermato la propria volontà di “lavorare con partner industriali per garantire il raggiungimento degli obiettivi presidenziali nello spazio”.

Tuttavia, l’assenza di risposte da parte del Pentagono e di SpaceX alimenta speculazioni sul futuro delle collaborazioni in atto, specie considerando che SpaceX è l’unica società americana attualmente in grado di trasportare astronauti verso la Stazione Spaziale Internazionale attraverso il modulo Dragon, nell’ambito di un contratto da 5 miliardi di dollari.

Implicazioni giuridiche e costituzionali

Il punto critico risiede nella legittimità e praticabilità di un’eventuale cancellazione unilaterale dei contratti da parte dell’esecutivo. Come osserva Scott Amey, consulente legale del Project on Government Oversight, “qualsiasi decisione non dovrebbe basarsi sugli ego di due uomini, ma sull’interesse pubblico e sulla sicurezza nazionale”. Una rescissione immotivata, o percepita come ritorsiva, potrebbe esporre l’amministrazione a contenziosi legali e compromettere la fiducia degli operatori privati nei partenariati pubblico-privati strategici.

Geoeconomia dell’innovazione: un sistema spaziale a rischio?

Nel quadro della politica industriale americana, SpaceX è diventata un attore chiave non solo per il trasporto spaziale, ma anche per la sicurezza nazionale, in particolare nello sviluppo della cosiddetta Golden Dome, il sistema antimissile globale promosso da Trump. La possibilità che il ruolo dell’azienda venga ridimensionato in tale progetto, come rivelato da fonti del Pentagono, apre un fronte geopolitico rilevante: un rallentamento della capacità difensiva integrata degli Stati Uniti e un eventuale vuoto che potrebbe essere colmato da competitor esteri o da aziende meno pronte.

A livello finanziario, eventuali contromosse dell’amministrazione potrebbero incidere sulla valutazione di SpaceX in vista di future operazioni di capitalizzazione o IPO, già oggetto di speculazione nei mercati finanziari. Inoltre, si potrebbe creare un effetto domino sull’intero ecosistema aerospaziale statunitense, fortemente integrato con investimenti pubblici e collaborazioni interagenzia.

Verso una nuova dottrina dell’autonomia strategica?

Il caso SpaceX evidenzia la crescente interdipendenza tra politica, finanza e tecnologia, e solleva la necessità di un quadro normativo più solido che preservi l’autonomia strategica nazionale senza compromettere il pluralismo industriale e l’innovazione privata. In assenza di regole chiare e resistenti alle pressioni politiche, l’intero modello americano di innovazione rischia di essere messo in discussione, aprendo una stagione di incertezza per le relazioni tra governo e grandi contractor tecnologici.

La questione resta aperta: il futuro della politica spaziale americana sarà determinato da scelte strategiche o da fratture personali? E, soprattutto, quali implicazioni avrà questo scontro per l’equilibrio tra potere pubblico e capitale tecnologico in un’era dominata dalla competizione globale per l’egemonia spaziale e digitale?

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