Il Regno Unito sceglie il Galles per il suo primo SMR nucleare. USA contrari

RedazioneRedazione
| 13/11/2025
Il Regno Unito sceglie il Galles per il suo primo SMR nucleare. USA contrari

Londra punta sugli Small Modular Reactors per accelerare la sicurezza energetica, mentre Washington critica apertamente la scelta del sito di Wylfa.

La decisione apre un nuovo capitolo nella strategia nucleare britannica: investimenti per 2,5 miliardi di sterline, un design Rolls-Royce e una tensione diplomatica inaspettata con gli Stati Uniti.


Il Regno Unito ha annunciato che il suo primo Small Modular Reactor (SMR) sarà costruito a Wylfa, una località ventosa e bellissima dell’isola di Anglesey, nel Galles del Nord.
Una scelta che non sorprende del tutto e che, tuttavia, ha generato una reazione sorprendentemente dura da parte degli Stati Uniti.

Il sito, già noto per aver ospitato una centrale nucleare dismessa nel 2015, è considerato uno dei luoghi più adatti, tecnicamente e strategicamente, per un progetto di nuova generazione.
Il governo britannico, del resto, ha messo in chiaro da mesi la propria intenzione: rafforzare la sicurezza energetica e accelerare il percorso verso gli obiettivi climatici attraverso un mix che includa nucleare, rinnovabili e infrastrutture avanzate di rete.

L’annuncio, però, non è passato inosservato oltre Atlantico. E questo è un dettaglio che merita un’attenzione più profonda.

Un investimento da 2,5 miliardi di sterline: la spinta sugli SMR

Il governo aveva anticipato, già lo scorso giugno, l’intenzione di investire 2,5 miliardi di sterline nello sviluppo degli SMR. Perché proprio gli SMR?
Semplice… o quasi.

Questi mini-reattori offrono una serie di vantaggi:

  • tempi di costruzione ridotti rispetto alle centrali tradizionali
  • costi più prevedibili e modulabili
  • possibilità di standardizzare la produzione industriale
  • un ingombro ridotto che facilita l’integrazione nel territorio
  • maggiore resilienza in situazioni di stress della rete.

In un mondo dove l’incertezza geopolitica condiziona ogni decisione sui combustibili fossili e dove l’intermittenza delle rinnovabili richiede soluzioni complementari, gli SMR diventano una sorta di “tassello mancante” dell’equilibrio energetico.

Il Regno Unito, inoltre, sta inseguendo l’ambizione di diventare uno dei primi hub industriali europei in grado di esportare tecnologia nucleare compatta.

Gli Stati Uniti erano contrari: perché Wylfa è diventata una questione diplomatica

La reazione degli Stati Uniti è stata, in un certo senso, la vera notizia.
A poche ore dall’annuncio ufficiale, l’ambasciatore americano ha pubblicato un comunicato insolitamente duro, quasi irrituale nel linguaggio, criticando la scelta del governo britannico.

Ma perché? La risposta è più geopolitica che tecnica.

Washington aveva espresso un forte interesse per un grande impianto nucleare convenzionale proprio a Wylfa, coinvolgendo investitori e tecnologie statunitensi.
Usare il sito per un SMR, anziché per una centrale su larga scala, significa di fatto chiudere una porta a un progetto americano che, se avviato, avrebbe avuto enorme rilevanza strategica.

Per gli Stati Uniti, perdere Wylfa è perdere un punto d’appoggio privilegiato in una delle zone nucleari più strategiche d’Europa.

Per il Regno Unito, invece, significa affermare la propria autonomia tecnologica e industriale dopo anni di ritardi e incertezze.

Rolls-Royce SMR: la bandiera tecnologica britannica

La scelta del design Rolls-Royce SMR rappresenta un altro elemento cruciale della strategia UK.
Non si tratta solo di energia, ma anche di sovranità tecnologica e capacità industriale.

Il progetto Rolls-Royce prevede:

  • un reattore modulare avanzato da 470 MW
  • produzione in fabbrica con costi più controllabili
  • montaggio rapido in sito
  • un modello replicabile in più regioni del Paese.

A Wylfa, i mini-reattori Rolls-Royce dovrebbero fornire energia a 3 milioni di abitazioni, un risultato enorme per un’isola con una popolazione ridottissima e un’economia locale ancora oggi in cerca di investimenti stabili.

La fase di costruzione potrebbe, inoltre, creare fino a 3.000 posti di lavoro, rilanciando l’occupazione nel Galles del Nord.
Il collegamento alla rete è previsto per il 2030, una data ambiziosa, ma non impossibile.

Il Regno Unito non abbandona il nucleare “tradizionale”

Chi pensa che Londra stia abdicando alle centrali su larga scala sbaglia.
Accanto al programma SMR, proseguono, infatti, i cantieri di due giganti nucleari:

  • Hinkley Point C, uno dei progetti energetici più complessi d’Europa
  • Sizewell C, che segue un percorso simile ma con un modello finanziario più ibrido.

E non è tutto.
Il governo ha incaricato la nuova agenzia statale GB Energy–Nuclear di individuare entro il 2026 un sito per una futura grande centrale.

Il messaggio è chiaro: SMR e large-scale reactors non sono alternative; sono complementari.

La nuova geografia energetica britannica: autonoma, modulare, inevitabilmente politica

Il Regno Unito non sta semplicemente costruendo un mini-reattore: sta riscrivendo la sua postura energetica nel mondo post-Brexit.

È una mossa industriale.
È una mossa tecnologica.
E, volendo dirlo senza giri di parole, è una mossa politica.

La frizione con gli Stati Uniti mostra quanto il nucleare, anche nella sua versione più compatta e moderna, resti un terreno geopolitico sensibile, dove il controllo dei siti è importante quanto la tecnologia costruita sopra.

Il futuro energetico europeo, insomma, è già cominciato.
E si gioca, anche, in un lembo di Galles che, per decenni, è rimasto ai margini.
Un luogo che oggi diventa il simbolo di una trasformazione inevitabile: quella che porterà l’Europa a ricostruire, pezzo dopo pezzo, la propria autonomia elettrica.

Perché la nuova energia non è solo potenza erogata; è potere politico, industriale, strategico.
E il Regno Unito, con questo SMR, ha appena rimesso una pedina molto importante sulla scacchiera.

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