UE verso l’allentamento temporaneo dei target CO₂ per auto e furgoni: più tempo alle case automobilistiche europee per adeguarsi

| 06/05/2025
UE verso l’allentamento temporaneo dei target CO₂ per auto e furgoni: più tempo alle case automobilistiche europee per adeguarsi

Il Parlamento Europeo apre alla modifica dei vincoli emissivi per il triennio 2025–2027, riducendo il rischio sanzioni per i costruttori, ma sollevando preoccupazioni sulla competitività dell’Europa nella mobilità elettrica.

Il Parlamento Europeo ha approvato una mozione che consente un iter accelerato per l’approvazione della proposta della Commissione Europea di ammorbidire temporaneamente gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO₂ per auto e furgoni. Una mossa che risponde alle forti pressioni dell’industria automobilistica continentale, alle prese con un quadro regolatorio stringente e un ritardo strutturale rispetto ai concorrenti statunitensi e cinesi nella transizione elettrica.

L’accordo prevede che, anziché calcolare il rispetto dei limiti emissivi solo sull’anno 2025, i costruttori possano considerare la media delle emissioni del periodo 2025–2027. Una finestra triennale che, secondo le intenzioni della Commissione, offrirebbe un “margine di respiro” a un settore in difficoltà, evitando sanzioni miliardarie e proteggendo la base industriale europea in una fase delicata della transizione green.

La posta in gioco: 15 miliardi di euro di potenziali sanzioni

Secondo le stime dell’industria, mantenere inalterati i vincoli CO₂ per il solo 2025 avrebbe potuto comportare fino a 15 miliardi di euro di multe per i principali costruttori europei. A pesare è il mancato allineamento tra i target regolatori e le performance commerciali nel segmento elettrico, dove i marchi europei restano indietro rispetto a Tesla e alle emergenti case automobilistiche cinesi, le cui quote di mercato continuano a crescere anche in Europa.

Tra i più esposti vi sono Volkswagen, Stellantis, Renault e BMW, che si trovano a dover accelerare i propri piani industriali in un contesto di stagnazione della domanda e ritardi infrastrutturali, in particolare per quanto riguarda la rete di ricarica ad alta potenza.

Una revisione tecnica con implicazioni strategiche

La proposta, che sarà votata formalmente giovedì, richiede ancora l’approvazione definitiva da parte del Consiglio dell’Unione Europea. La sua adozione rappresenterebbe un cambio di passo nella strategia regolatoria UE, segnalando un approccio più flessibile e pragmatico rispetto alla tabella di marcia della neutralità climatica al 2050.

Tuttavia, associazioni di settore come E-Mobility Europe hanno criticato il compromesso, sostenendo che un ammorbidimento dei target “rischia di rallentare la competitività europea nella mobilità elettrica”, riducendo l’attrattività per investimenti strategici in ricerca, produzione di batterie e infrastrutture di ricarica.

Sovranità industriale e governance dell’innovazione: il rischio di un’Europa follower

La decisione del Parlamento riflette le tensioni tra politica ambientale e politica industriale, in un momento in cui la UE è chiamata a tutelare la propria autonomia tecnologica senza compromettere la sostenibilità degli operatori industriali. La pressione per trovare un equilibrio è accentuata dalla competizione globale per il dominio dell’automotive elettrico, in cui la Cina sta consolidando un vantaggio di scala e controllo sulle materie prime critiche.

Il rischio sistemico è che l’Europa, pur proteggendo nel breve termine la propria filiera produttiva, possa perdere slancio nell’attrazione di investimenti e nell’adozione massiva di tecnologie verdi, vanificando gli sforzi finora compiuti con il Green Deal.

Evitare crisi industriali

L’apertura del Parlamento Europeo a una modifica dei target CO₂ rappresenta un segnale forte, sia verso l’industria sia verso i cittadini, di una volontà politica di evitare crisi industriali imminenti, senza tuttavia compromettere del tutto gli obiettivi climatici. La chiave sarà garantire che il tempo guadagnato venga utilizzato per accelerare la transizione e rafforzare le capacità industriali europee, non per rimandare indefinitamente scelte ormai non più evitabili.

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