Trump Coin: tra speculazione crypto, conflitti d’interesse e finanza politica negli Stati Uniti

| 12/05/2025
Trump Coin: tra speculazione crypto, conflitti d’interesse e finanza politica negli Stati Uniti

L’iniziativa promozionale legata al token $TRUMP solleva interrogativi su etica, trasparenza, regolamentazione delle criptovalute e influenza politica, mentre si consolidano legami tra investimenti privati, raccolta fondi e campagne elettorali.

L’universo crypto si arricchisce di un nuovo caso emblematico dove finanza decentralizzata e potere politico si intrecciano in una cornice controversa. Il token $TRUMP ha acceso i riflettori internazionali non solo per la sua volatilità, ma soprattutto per l’iniziativa promozionale collegata a una cena esclusiva con lo stesso Trump, prevista per il 22 maggio in un country club alle porte di Washington D.C.

Un premio da blockchain: cena esclusiva per i top holder del token

L’evento promette ai primi 220 detentori “time-weighted” del $TRUMP coin un invito al gala con il presidente, mentre i primi 25 otterranno anche accesso a una VIP reception privata e a un tour speciale. Secondo il sito GetTrumpMemes.com, il valore cumulato delle posizioni qualificate ha raggiunto i 160 milioni di dollari. In testa alla classifica si trova un wallet collegato alla piattaforma crypto HTX, con 18 milioni di dollari in coin ponderati nel tempo.

Tuttavia, la reale presenza di Trump non è garantita: i termini dell’evento prevedono la possibilità di cancellazione per qualsiasi motivo.

Il caso Sun e la governance opaca del progetto

La detenzione del wallet leader da parte di HTX – legata all’imprenditore sino-crittografico Justin Sun – solleva ulteriori interrogativi. Sun, consigliere globale della piattaforma ed ex destinatario di un’indagine per frode da parte della SEC, risulta anche investitore di rilievo nel progetto World Liberty Financial, l’ecosistema crypto collegato alla famiglia Trump. L’SEC ha sospeso l’indagine citando ragioni di “interesse pubblico”, ma ha evitato ulteriori commenti.

Tra fondi oscuri, guadagni milionari e perdite diffuse

Secondo Chainalysis, le entità promotrici del coin hanno raccolto oltre 320 milioni di dollari in commissioni, di cui 1,35 milioni successivi all’annuncio della cena. Il valore di mercato attuale del $TRUMP coin è pari a circa 2,74 miliardi di dollari, con l’80% dell’offerta residua in mano a due soggetti legati alla famiglia Trump.

A guadagnare sono stati pochi: 60 wallet hanno realizzato profitti complessivi per 1,5 miliardi, mentre circa 600.000 indirizzi hanno subito perdite per 3,87 miliardi di dollari, confermando la concentrazione estrema della ricchezza e l’asimmetria tipica di molte emissioni crypto non regolamentate.

La reazione istituzionale: interrogativi etici e iniziative legislative

Il caso ha innescato una reazione a catena da parte di diversi senatori democratici. Richard Blumenthal, presidente della Sottocommissione Permanente per le Indagini del Senato, ha aperto un’inchiesta formale sulla compatibilità dell’iniziativa con le norme federali in materia di conflitti d’interesse e trasparenza.

I senatori Chris Murphy e Jeff Merkley, insieme al deputato Sam Liccardo, hanno proposto una serie di disegni di legge per vietare a presidenti e membri del Congresso di trarre profitto da asset digitali. Le accuse sono gravi: per Murphy, il $TRUMP coin rappresenta “l’atto più corrotto mai compiuto da un presidente”.

Il ruolo del trust familiare e la zona grigia normativa

Secondo la Casa Bianca, gli asset del presidente sono detenuti in un trust sotto il controllo dei figli, senza coinvolgimento diretto. Tuttavia, l’ambiguità sulla governance del progetto, la concentrazione dell’offerta e la modalità di accesso diretto a eventi politici tramite asset digitali alimentano dubbi sulla reale separazione tra interessi privati e funzione pubblica.

La recente rimozione dell’avvocato William Burck – nominato inizialmente come advisor etico della Trump Organization – ha aggiunto un ulteriore elemento di opacità. Burck, che rappresentava anche Harvard in una disputa con l’amministrazione Trump, è stato sostituito senza annuncio ufficiale di un nuovo consulente.

Una nuova frontiera per la politica industriale e finanziaria statunitense?

Il $TRUMP coin non è un caso isolato, ma parte di un portafoglio più ampio che include un ETF crypto, una mining farm chiamata American Bitcoin, e una stablecoin ancorata al dollaro denominata USD1.

Questa strategia suggerisce la volontà della famiglia Trump di posizionarsi come attore economico di primo piano nella frontiera cripto-finanziaria americana, potenzialmente ridefinendo l’intersezione tra politica, finanza e tecnologia in assenza di una regolamentazione organica.

Tra innovazione finanziaria e vulnerabilità istituzionale

Il caso del $TRUMP coin mette in evidenza i limiti dell’attuale architettura normativa nei confronti delle crypto-asset, soprattutto quando si trovano all’incrocio tra raccolta fondi, speculazione di mercato e partecipazione politica. In un contesto di deregolamentazione e dismissione di unità investigative – come quella recentemente chiusa dal DOJ – la vulnerabilità sistemica si acuisce.

Per evitare derive oligarchiche o sistemi paralleli di influenza economica, sarà cruciale ridefinire gli standard di trasparenza, responsabilità e compliance. L’integrazione tra diritto dell’innovazione, etica pubblica e regolazione finanziaria non è più rinviabile.

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