Toyota e Sumitomo ridefiniscono il futuro dell’auto elettrica

RedazioneRedazione
| 08/10/2025
Toyota e Sumitomo ridefiniscono il futuro dell’auto elettrica

Dalla ricerca alla produzione di massa: il Giappone accelera sulla tecnologia delle batterie allo stato solido, mirando a un nuovo standard globale per mobilità, energia e sostenibilità industriale

Il ritorno del Giappone al centro della rivoluzione elettrica

La corsa mondiale all’elettrificazione vive un nuovo capitolo e questa volta la spinta arriva da Tokyo. Toyota Motor Corporation e Sumitomo Metal Mining, due pilastri dell’industria giapponese, hanno annunciato di aver compiuto progressi significativi nello sviluppo di materiali catodici per batterie allo stato solido, una delle tecnologie più attese nella transizione energetica globale.

L’accordo, formalizzato dopo anni di ricerca congiunta, segna un passaggio decisivo: dalle fasi sperimentali alla produzione industriale su larga scala. L’obiettivo è ambizioso — realizzare, entro la fine del decennio, le prime auto elettriche al mondo dotate di batterie allo stato solido pienamente operative.

Secondo quanto riportato da Reuters, la produzione dei nuovi materiali catodici potrebbe iniziare già nell’anno fiscale 2028, con Toyota come primo destinatario. La casa automobilistica punta a lanciare i propri EV di nuova generazione tra il 2027 e il 2028, introducendo sul mercato un paradigma di efficienza, sicurezza e durata che potrebbe riscrivere le regole dell’intera industria.

La rivoluzione dello stato solido: tra scienza dei materiali e visione industriale

Le batterie allo stato solido rappresentano da anni il “Santo Graal” della mobilità elettrica. A differenza delle tradizionali batterie agli ioni di litio, utilizzano elettroliti solidi non infiammabili, garantendo un miglior equilibrio tra sicurezza, densità energetica e velocità di ricarica. In termini concreti, ciò significa auto più leggere, tempi di ricarica ridotti e autonomie superiori ai 1.000 chilometri.

Ma la promessa della tecnologia ha sempre convissuto con enormi ostacoli tecnici. La difficoltà principale risiede nella degradazione del catodo durante i cicli ripetuti di carica e scarica, problema che limita la durata della batteria. Toyota e Sumitomo affermano di aver superato questa barriera grazie a una nuova formulazione, sviluppata attraverso una tecnologia proprietaria di sintesi in polvere che aumenta la stabilità strutturale del materiale catodico.

La ricerca si concentra anche sull’interfaccia tra catodo, anodo ed elettrolita solido — un’area critica in cui microfratture e instabilità chimiche possono compromettere le prestazioni.
“Abbiamo creato un materiale più resistente, più sicuro e più facilmente industrializzabile” ha dichiarato un portavoce di Sumitomo. “Ora il passo successivo è scalarlo”.

Dalla chimica all’economia: la sfida della produzione su larga scala

Il vero punto di svolta non è solo tecnologico, ma industriale. Portare le batterie allo stato solido dalla fase di laboratorio alla produzione di massa implica la costruzione di una filiera interamente nuova — una rivoluzione che coinvolge chimica, logistica e manifattura.

Le linee di produzione devono operare in ambienti controllati e sterili, con pressioni e temperature estreme, garantendo uniformità tra milioni di celle. Gli errori non sono tollerabili: una singola impurità può rendere inutilizzabile un’intera serie di batterie.

Secondo analisti del settore, il costo per kWh delle celle solide è oggi ancora il doppio rispetto alle batterie agli ioni di litio convenzionali. Tuttavia, Toyota scommette che la maggiore efficienza energetica e la lunga durata dei componenti ridurranno il costo totale di proprietà nel medio termine.

Sumitomo, dal canto suo, ha avviato studi di fattibilità per costruire nuovi impianti dedicati, con l’obiettivo di creare una catena di fornitura chiusa interamente in Giappone, riducendo la dipendenza da materie prime importate e rafforzando la sovranità industriale del Paese.

L’asse giapponese: Idemitsu, il tassello mancante

Il progetto non vive in isolamento. A completare la triade strategica si aggiunge Idemitsu Kosan, storico gruppo petrolchimico giapponese, che ha riconvertito parte delle proprie attività verso la produzione di solfuro di litio, un materiale essenziale per gli elettroliti solidi.

Idemitsu ha annunciato la costruzione di un impianto dedicato a Chiba, con capacità annua stimata in 1.000 tonnellate, destinato in gran parte a fornire Toyota. L’iniziativa rientra in una strategia più ampia di transizione industriale, che mira a trasformare la raffinazione del petrolio in produzione di materiali per la mobilità sostenibile.

La collaborazione fra i tre gruppi rappresenta un modello di riconversione industriale integrata: Toyota porta la domanda tecnologica, Sumitomo la capacità metallurgica e Idemitsu l’esperienza chimica. È un ecosistema che fonde manifattura tradizionale e scienza dei materiali, e che potrebbe restituire al Giappone un ruolo di leadership nel settore energetico globale.

Il contesto globale: una corsa tra continenti

L’annuncio di Toyota e Sumitomo arriva in un momento di forte competizione. Negli Stati Uniti, aziende come QuantumScape e Solid Power lavorano da anni su soluzioni allo stato solido, sostenute da colossi come Volkswagen e Ford. In Cina, CATL e BYD hanno accelerato sul fronte delle batterie semi-solide, viste come una soluzione di transizione più immediata.

L’Europa, invece, si muove con un approccio più frammentato, puntando su partnership pubblico-private come Northvolt e ACC. Bruxelles ha dichiarato la produzione di batterie un’area strategica per la sovranità tecnologica europea, ma la capacità produttiva rimane limitata rispetto agli standard asiatici.

Il Giappone, storicamente all’avanguardia nella chimica dei materiali, cerca ora di recuperare il terreno perso nel mercato EV, dominato da Tesla e dai produttori cinesi. La scommessa di Toyota e Sumitomo è dunque non solo industriale, ma geopolitica: riaffermare la propria influenza nella catena del valore dell’energia globale.

Rischi e prospettive: il lungo cammino verso la scalabilità

Nonostante l’entusiasmo, la strada verso la diffusione commerciale resta irta di sfide. I vincoli nella disponibilità di nichel, cobalto e litio — elementi chiave per le nuove composizioni catodiche — rischiano di rallentare la transizione. Allo stesso tempo, la standardizzazione normativa sarà cruciale: i governi dovranno definire criteri di sicurezza, smaltimento e riciclo per le nuove celle solide.

C’è poi la questione dei costi. La produzione di massa richiederà investimenti miliardari in infrastrutture e tecnologie di processo, che solo una combinazione di capitali pubblici e privati potrà sostenere. Toyota, consapevole di questo, ha già avviato colloqui con il governo giapponese per garantire incentivi e accesso preferenziale a programmi di finanziamento strategico.

Tuttavia, se il progetto avrà successo, il potenziale è enorme: riduzione del 30% del peso complessivo delle batterie, incremento del 50% della densità energetica e un ciclo di vita stimato tre volte superiore rispetto agli standard attuali.

Un nuovo paradigma per la mobilità del futuro

La collaborazione tra Toyota e Sumitomo è molto più di un’alleanza tecnologica: è il simbolo di una trasformazione strutturale che coinvolge tutta la filiera dell’energia e della mobilità.
Per Toyota, che per anni ha mantenuto un approccio prudente all’elettrificazione, questa è la dimostrazione di una strategia di lungo periodo, basata su realismo tecnico e capacità industriale.

Mentre molti competitor hanno puntato sull’espansione rapida dell’offerta EV, la casa giapponese ha preferito investire nell’innovazione di base, costruendo competenze materiali che potranno garantire vantaggi sostenibili nel tempo.

Come ha affermato un analista di Nikkei Asia “Toyota non vuole solo vendere auto elettriche. Vuole reinventare la batteria”.
È un’ambizione che ricorda la filosofia industriale del dopoguerra giapponese: non inseguire le tendenze, ma ridefinire gli standard.

La corsa verso la solidità

La sfida delle batterie allo stato solido non è soltanto tecnologica. È culturale, economica e geopolitica. Riguarda il modo in cui l’umanità produrrà, consumerà e distribuirà energia nel XXI secolo.

Se Toyota e Sumitomo riusciranno nel loro intento, la mobilità elettrica entrerà in una nuova era: più sicura, più efficiente e più autonoma. Ma il loro successo non sarà misurato solo in chilometri di autonomia o tempi di ricarica: sarà valutato nella capacità di rendere l’innovazione scalabile, accessibile e sostenibile.

In un mondo che corre verso la decarbonizzazione, le batterie allo stato solido potrebbero rappresentare il punto di equilibrio tra progresso tecnologico e responsabilità ambientale. E, questa volta, il cuore di quella rivoluzione potrebbe battere di nuovo in Giappone.

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