Tod’s nella tempesta: l’inchiesta che scuote il lusso italiano

RedazioneRedazione
| 21/11/2025
Tod’s nella tempesta: l’inchiesta che scuote il lusso italiano

I magistrati accusano l’azienda di aver ignorato per anni segnali e audit su condizioni irregolari in laboratori terzi. In gioco non c’è soltanto la reputazione di un brand storico, ma l’intero modello industriale del Made in Italy. Udienza decisiva fissata per il 3 dicembre.

Un caso senza precedenti per il settore moda italiano

La notizia è arrivata come un taglio netto in un settore abituato a muoversi tra glamour, narrazioni patinate e filiere spesso opache.
La procura di Milano ha aperto un’indagine su Tod’s, uno dei nomi più iconici del lusso italiano, e su tre dirigenti del gruppo, per presunti abusi lavorativi in laboratori terzisti.

È un passaggio storico. Mai prima d’ora un marchio italiano del lusso, insieme ai suoi manager, era stato direttamente coinvolto in un’indagine penale di questo tipo.

Per anni gli inquirenti avevano scelto un’altra strategia: colpire i laboratori cinesi a cui molti brand affidano parte della produzione, arrivando a commissariare cinque grandi aziende senza però imputare i vertici.
Questa volta no: il fascicolo riguarda l’azienda, la sua governance, la sua consapevolezza. E questo cambia tutto.

Il cuore dell’accusa: “Tod’s sapeva. E non è intervenuta”

Secondo i magistrati, la responsabilità non si fermerebbe ai subappaltatori.
La procura sostiene che:

  • audit esterni avevano segnalato negli anni criticità gravi e ricorrenti nei laboratori
  • tali segnali sarebbero stati minimizzati, ignorati o non affrontati in modo strutturale
  • l’azienda avrebbe continuato a servirsi degli stessi fornitori, pur essendo a conoscenza delle condizioni.

La ricostruzione, se confermata, metterebbe in discussione non solo il singolo caso, ma la narrativa su cui si fonda gran parte del lusso europeo: la promessa implicita che qualità, eccellenza e responsabilità sociale siano tre facce della stessa medaglia.

La risposta dell’azienda? Per ora nessun commento pubblico. Un silenzio che pesa, ma che probabilmente è strategico in vista della difesa formale.

La richiesta choc: stop alle campagne pubblicitarie per sei mesi

Come misura sanzionatoria, la procura ha chiesto un provvedimento tanto inusuale quanto simbolico: un blocco di sei mesi alla pubblicità dei prodotti realizzati nei laboratori sotto inchiesta.

Non colpisce la produzione, non colpisce la distribuzione. Colpisce l’immagine.
E nel lusso l’immagine è una valuta. Un capitale. Forse il più prezioso.

Resta da chiarire quanta parte delle collezioni Tod’s sia effettivamente prodotta nei laboratori coinvolti: una variabile che nei prossimi mesi diventerà centrale.

Il 3 dicembre, una data che può cambiare il corso della vicenda

Il giudice ha fissato un’udienza chiave per il 3 dicembre.
Qui i legali dell’azienda potranno:

  • presentare memorie difensive
  • portare elementi a sostegno della propria posizione
  • tentare di smontare la tesi della procura
  • oppure puntare al ridimensionamento delle accuse.

È la prima vera occasione per Tod’s di rompere il silenzio con un atto formale.
E anche il primo banco di prova di un confronto più ampio: quello tra magistratura e industria della moda, due mondi che raramente si sfiorano così da vicino.

Un’inchiesta che arriva dopo un altro fronte aperto

Non è un caso isolato.
Solo poche settimane fa, i magistrati milanesi avevano chiesto di porre Tod’s sotto amministrazione giudiziaria, misura già applicata ad altri cinque marchi del lusso.

Quando la notizia era trapelata, Diego Della Valle, fondatore e figura chiave dell’azienda, aveva difeso con fermezza la condotta del gruppo, avvertendo dei rischi che queste indagini potrebbero comportare per il marchio Made in Italy.

Parole che, lette oggi, assumono un peso ancora maggiore.
Perché ciò che è in discussione non è solo l’operato del singolo brand, ma la tenuta dell’intero racconto industriale del lusso italiano, spesso costruito su filiere complesse, multistratificate, difficili da controllare.

Lo scenario societario: Tod’s nell’universo LVMH

A rendere la vicenda ancora più delicata c’è la cornice proprietaria.
Oggi Tod’s fa parte dell’orbita L Catterton, fondo di private equity legato al gruppo LVMH, dopo un’operazione che l’ha portata fuori dalla Borsa nel 2023 con il supporto della famiglia Della Valle.

Questo significa che l’indagine non riguarda unicamente un marchio nazionale: tutta la filiera politica e finanziaria del lusso europeo guarda da vicino. Con apprensione.
E con la consapevolezza che eventuali responsabilità accertate potrebbero avere riflessi reputazionali molto più ampi.

Il nodo principale: la filiera nascosta del Made in Italy

La questione è antica quanto la moda stessa: chi controlla davvero i laboratori che lavorano per i grandi brand?
Negli ultimi anni si è parlato molto della “filiera corta”, del “saper fare”, del “tutto italiano”, ma spesso la realtà è più frastagliata.

Esistono:

  • subappalti in cascata
  • laboratori esterni che cambiano velocemente ragione sociale
  • pressioni sui costi e sui tempi
  • zone grigie difficili da monitorare.

E ogni anello debole, inevitabilmente, finisce per diventare un rischio. Un rischio sociale, prima di tutto.
Ma anche un rischio reputazionale e finanziario, che oggi nessun marchio può permettersi.

L’inchiesta su Tod’s rende evidente ciò che molti addetti ai lavori sussurrano da anni: il vero terreno di prova del lusso non è più la qualità del prodotto, ma la trasparenza della filiera.

Il lusso italiano davanti al suo specchio: e ora?

La vicenda Tod’s è più di un’indagine. È un punto di svolta.

Perché costringe l’intero settore a guardare in faccia un nodo irrisolto: possiamo ancora parlare di eccellenza italiana senza assumere pienamente il controllo e la responsabilità dell’intera catena produttiva?

La risposta non sarà immediata. Forse non arriverà nemmeno dal processo.
Arriverà, piuttosto, dal modo in cui l’industria deciderà di reagire: riconoscendo le fragilità, ricostruendo fiducia, o, al contrario, difendendo un modello che scricchiola sempre più.

Il 3 dicembre segnerà un passaggio formale.
Ma il vero giudizio, quello che pesa, è già iniziato: si gioca nelle settimane in cui marchi, fornitori, istituzioni e consumatori si chiederanno se il Made in Italy è davvero pronto ad affrontare la propria ombra.

È questo, forse, il vero punto di non ritorno.

Video del Giorno

LIVE – ore 14:30 – L’evento conclusivo “Scaling Up Renewables for Africa”, interviene Ursula von der Leyen

"Gli italiani perdonano tutto, i ladri, gli assassini, i delinquenti di tutti i generi, meno il successo. Il successo non lo perdonano a nessuno."

Enzo Ferrari

Articoli recenti

Tecnologie in video

Drone View

Barberio & Partners s.r.l.

Via Donatello 67/D - 00196 Roma
P.IVA 16376771008

Policy
Privacy Policy
Cookie Policy
Termini e Condizioni
iscriviti alla nostra newsletter
Questo sito è protetto da reCAPTCHA e la Informativa sulla Privacy di Google, nonché i Termini di Servizio sono applicabili.