TikTok, Washington e Pechino: molto più di un’app, molto meno di una tregua

| 15/09/2025
TikTok, Washington e Pechino: molto più di un’app, molto meno di una tregua

A Madrid, tra i tavoli di un negoziato ad alta tensione, Washington e Pechino si confrontano non solo su tariffe e dazi, ma sul destino di TikTok. Un social network che da piattaforma di intrattenimento si è trasformato nel simbolo della sfida tra due superpotenze.

Madrid, Palacio de Santa Cruz. Nelle sale ornate di affreschi e stucchi, la delegazione americana e quella cinese si siedono una di fronte all’altra. Sul tavolo non ci sono soltanto cifre e clausole commerciali: c’è TikTok, l’app dei video brevi diventata epicentro di un confronto che travalica la tecnologia. Per Washington rappresenta un rischio di sicurezza nazionale, per Pechino è una pedina negoziale da giocare in una trattativa più ampia. Così, un social network nato per intrattenere i giovani diventa la metafora di un mondo sempre più diviso in sfere di influenza digitale.

TikTok come terreno di scontro geopolitico

TikTok non è più solo un fenomeno di costume o un successo imprenditoriale: è ormai un dossier geopolitico. Con oltre un miliardo di utenti, la piattaforma rappresenta un asset strategico capace di influenzare opinioni, trend culturali e flussi pubblicitari. Negli Stati Uniti, la preoccupazione è che la proprietà cinese, attraverso ByteDance, possa rendere i dati degli utenti vulnerabili a ingerenze di Pechino o trasformare l’algoritmo in uno strumento di propaganda.

Il segretario al Tesoro americano, Scott Bessent, ha sintetizzato la posizione di Washington con una frase secca: “Non siamo disposti a sacrificare la sicurezza nazionale per un’app di social media”. Una dichiarazione che fotografa il punto centrale: la percezione che dietro il divertimento digitale si nasconda un rischio strategico.

La strategia cinese: legare i dossier

Se per gli Stati Uniti TikTok è un problema da risolvere con urgenza, per la Cina rappresenta un’opportunità negoziale. Durante i colloqui di Madrid, il vicepresidente cinese He Lifeng ha chiarito che la cessione di TikTok non può essere considerata un capitolo isolato. Per Pechino, il destino dell’app è legato a una serie di questioni più ampie: dalle tariffe introdotte alle restrizioni sulle esportazioni di semiconduttori e tecnologie avanzate.

Questa strategia non è nuova: la diplomazia cinese tende a trasformare ogni tavolo negoziale in un mosaico più complesso, in cui ogni concessione su un fronte deve essere bilanciata da un vantaggio su un altro. Per Washington, però, concedere troppo rischierebbe di indebolire anni di pressione economica e strategica sulla seconda economia mondiale.

Il retaggio della guerra dei dazi

Per comprendere l’attuale fase bisogna tornare al 2018, quando Trump avviò la guerra commerciale imponendo dazi record su centinaia di miliardi di dollari di importazioni cinesi. Pechino rispose con misure speculari, inclusa la sospensione delle esportazioni di terre rare, materiali cruciali per l’industria tecnologica americana.

Da allora, il rapporto tra le due economie è entrato in una spirale di diffidenza reciproca e contromisure. Ogni nuovo negoziato, compreso quello di Madrid, è condizionato da quel passato recente. Persino l’attuale tregua tariffaria, che ha ridotto dazi tripli e riaperto i flussi di terre rare, è percepita come fragile e temporanea.

Le aspettative degli osservatori

Gli analisti non si attendono svolte improvvise. William Reinsch, esperto del Center for Strategic and International Studies, ha dichiarato: “Non mi aspetto nulla di sostanziale finché non ci sarà un faccia a faccia diretto tra Trump e Xi Jinping”. In altre parole, i negoziati di Madrid non servono tanto a concludere, quanto a misurare le posizioni e definire le linee rosse.

Il risultato più probabile è un’ulteriore proroga del termine imposto a ByteDance per cedere TikTok negli Stati Uniti: la scadenza del 17 settembre potrebbe slittare ancora, evitando uno shutdown immediato dell’app. Una soluzione di compromesso che permetterebbe a entrambe le parti di guadagnare tempo senza concedere la sensazione di un arretramento unilaterale.

Un social network come simbolo di divisione globale

Il caso TikTok dimostra come i confini tra tecnologia, economia e sicurezza si stiano dissolvendo. L’app è diventata il simbolo di un mondo digitale frammentato: da una parte l’ecosistema occidentale, dominato dalla Silicon Valley; dall’altra l’approccio cinese, più chiuso e centralizzato, ma sempre più competitivo.

La lotta per il controllo di TikTok non riguarda solo i profitti pubblicitari o la gestione dei dati: riguarda chi avrà la capacità di modellare l’opinione pubblica globale attraverso le piattaforme digitali. Un potere che, in tempi di tensioni geopolitiche, pesa quanto le tradizionali leve militari o industriali.

Madrid come tappa, non come destino

La capitale spagnola è solo una tappa di un percorso negoziale che si snoda da mesi tra le capitali europee: Stoccolma, Londra e ora Madrid. Proprio a Londra, il segretario Bessent incontrerà la ministra delle Finanze britannica Rachel Reeves, in vista della visita di Stato di Donald Trump al re Carlo III.

Un’agenda che conferma come la questione TikTok non sia un affare bilaterale, ma un nodo dentro una rete più ampia di alleanze e rivalità. L’Europa, ancora spettatrice, diventa terreno neutrale per incontri che riguardano direttamente l’equilibrio globale.

Visione o stallo permanente?

Alla fine, la vicenda resta sospesa tra due estremi. Da un lato, l’urgenza americana di proteggere la sicurezza nazionale e mantenere la pressione economica sulla Cina; dall’altro, la volontà di Pechino di usare ogni dossier come leva di scambio, senza mai concedere qualcosa senza ottenere altro in cambio.

L’unica certezza è che TikTok non è più solo un social network. È un campo di battaglia in cui si gioca il futuro della sovranità digitale, dell’economia globale e della capacità delle due superpotenze di convivere senza scivolare in una nuova Guerra Fredda.

Barberio & Partners s.r.l.

Via Donatello 67/D - 00196 Roma
P.IVA 16376771008

Policy
Privacy Policy
Cookie Policy
Termini e Condizioni
iscriviti alla nostra newsletter
Questo sito è protetto da reCAPTCHA e la Informativa sulla Privacy di Google, nonché i Termini di Servizio sono applicabili.