La piattaforma sviluppa una versione dedicata agli utenti statunitensi in vista della scadenza del 17 settembre imposta dall’amministrazione Trump. In gioco: sovranità digitale, controllo sui dati e politica industriale USA-Cina.
TikTok, la popolare piattaforma di video brevi controllata dalla cinese ByteDance, starebbe sviluppando una nuova versione dell’app destinata esclusivamente agli utenti statunitensi, secondo quanto riportato dal sito specializzato The Information, citando fonti anonime vicine al dossier. La nuova app, che dovrebbe essere lanciata sugli store digitali statunitensi il prossimo 5 settembre, si inserisce in un più ampio piano di separazione e ristrutturazione legato alle tensioni tra Washington e Pechino in materia di dati, controllo tecnologico e sicurezza nazionale.
La mossa arriva a seguito delle dichiarazioni del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che venerdì scorso ha confermato l’intenzione di avviare nuovi colloqui con la Cina entro pochi giorni per sbloccare l’accordo sulla cessione delle attività statunitensi di TikTok. “Abbiamo praticamente un accordo”, ha detto Trump, lasciando intendere che la trattativa è in fase avanzata, ma non ancora formalizzata.
Un nuovo assetto per l’app in territorio americano
Il piano di TikTok prevede, secondo il report, che l’app attuale continuerà a funzionare fino a marzo 2026, salvo modifiche alla timeline. Tuttavia, per poter continuare a utilizzare il servizio, gli utenti statunitensi dovranno in futuro scaricare una nuova versione, probabilmente gestita da una nuova entità a capitale prevalentemente americano.
Il progetto, che fa eco a un tentativo già avviato a inizio anno e successivamente congelato per via dell’opposizione cinese e dell’inasprimento delle tariffe imposte dagli Stati Uniti su alcuni beni cinesi, ha una rilevanza strategica. La nuova configurazione proprietaria dovrebbe consentire a Washington di esercitare un maggiore controllo sull’algoritmo, sull’accesso ai dati sensibili e sulla governance dell’app sul territorio nazionale.
Una questione di sovranità tecnologica e di politica industriale
Al centro della vicenda vi è un conflitto economico e geopolitico profondo, che va ben oltre la singola app. La controversia su TikTok è infatti emblematica della nuova politica industriale digitale degli Stati Uniti, sempre più orientata alla “decoupling strategy” – ovvero alla separazione infrastrutturale da attori extra-alleati, in particolare cinesi.
La richiesta formale, avanzata dalla Casa Bianca, di cedere le attività statunitensi a un gruppo di investitori a maggioranza americana — con partecipazioni previste da parte di fondi come Oracle, General Atlantic e altri soggetti già interessati nel 2020 — si fonda su presunti rischi per la sicurezza nazionale e sull’assenza di trasparenza normativa nel trattamento dei dati da parte di aziende cinesi.
Pressioni normative e freni diplomatici
Nonostante la spinta della Casa Bianca, la realizzazione dell’accordo è tutt’altro che scontata. Dopo l’annuncio da parte di Trump di nuove tariffe doganali su alcuni prodotti strategici cinesi, Pechino ha fatto sapere che una cessione forzata di TikTok non sarebbe accettabile senza l’approvazione delle proprie autorità. In questo quadro, la Cina potrebbe ricorrere alla legge sul controllo delle esportazioni tecnologiche, rafforzata nel 2020, per bloccare l’operazione.
Si delinea così uno scenario in cui qualsiasi accordo tra ByteDance e investitori statunitensi dovrà ottenere un doppio via libera: da parte del governo USA e da parte dell’apparato regolatorio cinese.
Il nodo degli algoritmi e della governance
Una delle questioni più complesse riguarda la proprietà intellettuale e la gestione degli algoritmi che costituiscono il cuore del successo di TikTok. Secondo alcune indiscrezioni, ByteDance non avrebbe intenzione di cedere completamente il controllo tecnologico della piattaforma, ma piuttosto di realizzare una sorta di “fork” dell’app per il mercato americano, che consenta agli investitori USA di gestire i dati in autonomia, senza accesso da parte della sede centrale in Cina.
Tuttavia, tale soluzione — che richiederebbe una profonda riscrittura dell’infrastruttura tecnologica — solleva interrogativi dal punto di vista giuridico, tecnico e industriale, nonché sulla reale efficacia delle misure previste per garantire la compliance normativa statunitense.
Evoluzione della sovranita’ digitale
La vicenda TikTok rappresenta un caso di studio paradigmatico sull’evoluzione della sovranità digitale, sulle nuove forme di protezionismo tecnologico e sulla ridefinizione delle catene del valore nell’era dell’intelligenza artificiale e dei big data.
In un contesto di progressiva frammentazione geopolitica, la creazione di versioni nazionali delle grandi piattaforme digitali potrebbe diventare la norma. La corsa per il controllo dei dati, degli algoritmi e dei mercati digitali non è solo una questione commerciale, ma uno degli snodi cruciali della futura architettura geopolitica dell’innovazione.
Il 5 settembre segnerà una tappa chiave, ma la vera partita si giocherà nei prossimi mesi.