L’amministrazione Trump posticipa la deadline per la cessione delle attività statunitensi di TikTok da parte di ByteDance. Una decisione che intreccia diplomazia economica, sovranità digitale, concorrenza industriale e cybersecurity, sullo sfondo del conflitto tariffario con la Cina.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato un nuovo ordine esecutivo per estendere di 90 giorni – fino al 17 settembre – la scadenza imposta alla cinese ByteDance per dismettere le attività americane della popolare piattaforma TikTok. L’azione rappresenta il terzo rinvio concesso dall’inizio del suo secondo mandato presidenziale e conferma la centralità strategica del tema nell’agenda della Casa Bianca.
In base a una legge approvata nel 2024, TikTok sarebbe dovuta uscire dal mercato statunitense entro il 19 gennaio 2025 in assenza di una cessione formale o di significativi progressi verso un’acquisizione. Tuttavia, Trump ha deciso di sospendere l’attuazione della norma, privilegiando una strategia negoziale con Pechino.
TikTok tra asset geopolitico, consenso politico e guerra commerciale
TikTok non è solo un’applicazione di intrattenimento, ma un nodo critico della nuova infrastruttura geopolitica digitale. Con oltre 170 milioni di utenti americani, rappresenta un veicolo di influenza culturale e un archivio di dati strategici. Per Trump, inoltre, la piattaforma ha avuto un valore elettorale rilevante nella mobilitazione dei giovani durante la campagna del 2024.
Secondo fonti ufficiali, la proroga sarebbe volta a favorire “un accordo migliore, che tuteli la sicurezza nazionale e i dati degli utenti americani”. La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha confermato che il Dipartimento di Giustizia ritiene il provvedimento legittimo dal punto di vista giuridico, nonostante le critiche avanzate da esponenti democratici, che contestano i margini d’azione dell’Esecutivo in assenza di una nuova normativa.
Lo scenario negoziale: tra sanzioni, tariffe e diplomazia digitale
La questione TikTok si inserisce in un quadro di relazioni economiche sempre più tese tra Stati Uniti e Cina. L’amministrazione Trump ha recentemente rilanciato una politica commerciale aggressiva, introducendo nuovi dazi su una vasta gamma di beni tecnologici e manifatturieri cinesi.
Nel contempo, i colloqui per uno spin-off delle attività americane di TikTok in una nuova entità controllata da investitori USA sono stati rallentati dall’opposizione cinese. Pechino, secondo fonti diplomatiche, avrebbe bloccato il via libera all’operazione in risposta all’inasprimento tariffario imposto da Washington.
Trump si è detto “ottimista” circa la possibilità che il presidente Xi Jinping approvi l’accordo, ma non è chiaro se e in che misura la questione TikTok sia parte integrante delle trattative bilaterali sul commercio e la sicurezza tecnologica.
Profili giuridici e implicazioni industriali
Dal punto di vista giuridico, la situazione si configura come un caso emblematico di tensione tra poteri normativi del Congresso, prerogative esecutive del Presidente e tutela dei diritti di impresa in ambito internazionale. Alcuni analisti ritengono che la proroga unilaterale possa aprire a ricorsi legali, con impatti sull’intero ecosistema normativo statunitense in materia di investimenti esteri e controllo degli asset digitali.
Sul piano industriale, la vicenda pone l’accento sulla vulnerabilità strategica delle infrastrutture digitali transnazionali e sull’assenza di un quadro multilaterale condiviso in grado di regolamentare fusioni e acquisizioni di natura tecnologica. TikTok, per la sua natura ibrida – sociale, culturale, algoritmica – rappresenta un precedente rilevante in tema di sovranità dati, diritti degli utenti e antitrust globale.
Verso una nuova architettura della governance tecnologica
Il nuovo rinvio della deadline per TikTok riflette una più ampia trasformazione delle relazioni internazionali, in cui tecnologia, finanza e sicurezza si intrecciano. Non si tratta più solo di garantire la concorrenza o tutelare i consumatori, ma di ridefinire gli equilibri tra potere pubblico, imprese globali e regole multilaterali.
La partita su TikTok non è chiusa. Anzi, è lo specchio di un confronto sistemico sul futuro della sovranità digitale, del diritto internazionale dell’innovazione e dell’autonomia strategica degli Stati. L’esito del negoziato tra ByteDance e l’amministrazione Trump rappresenterà un banco di prova per tutti gli attori globali coinvolti nella nuova geopolitica dell’intelligenza artificiale e dei dati.