TikTok multata per 530 milioni di euro: la UE impone nuove regole sul trasferimento dei dati verso la Cina

RedazioneRedazione
| 02/05/2025
TikTok multata per 530 milioni di euro: la UE impone nuove regole sul trasferimento dei dati verso la Cina

Il garante irlandese per la protezione dei dati sanziona la piattaforma cinese per violazioni del GDPR e intima la sospensione dei flussi transfrontalieri di dati se non saranno rispettati gli standard europei. Un caso emblematico che riaccende il dibattito su sovranità digitale, compliance normativa e sicurezza geopolitica dei dati.

La piattaforma TikTok, controllata dalla cinese ByteDance, è stata sanzionata per 530 milioni di euro dalla Data Protection Commission (DPC) irlandese, autorità capofila nell’ambito del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) dell’Unione Europea. Il provvedimento, tra i più severi nella storia della regolazione privacy europea, riguarda il trasferimento e la gestione dei dati personali degli utenti europei, in particolare in relazione alla possibilità di accesso da parte di soggetti terzi in Cina.

Nel caso non ottemperi agli obblighi stabiliti, TikTok rischia la sospensione del trasferimento dei dati verso la Cina entro sei mesi, un impatto potenzialmente rilevante sul suo modello operativo internazionale.

Il nodo giuridico: accesso remoto e divergenze normative

Al centro della contestazione vi è l’incapacità della piattaforma di dimostrare che i dati degli utenti europei, alcuni dei quali accessibili da remoto dal personale in Cina, siano gestiti secondo le garanzie equivalenti a quelle richieste dal GDPR. In particolare, la DPC sottolinea che la piattaforma non ha sufficientemente mitigato il rischio di accesso da parte delle autorità cinesi in base a leggi locali – come quelle sul controspionaggio – che divergerebbero materialmente dagli standard UE in tema di protezione e controllo dei dati personali.

TikTok si difende dichiarando di aver fatto uso delle Standard Contractual Clauses (SCC) previste dal diritto europeo per regolamentare i trasferimenti internazionali e sostiene che il provvedimento non tenga conto delle misure di sicurezza introdotte nel 2023, come il monitoraggio indipendente degli accessi remoti e il data storage regionale in Europa e negli Stati Uniti.

Profili economici e implicazioni per l’intera industria digitale globale

TikTok ha oltre 175 milioni di utenti in Europa, in particolare tra le fasce più giovani. La sanzione della DPC si inserisce in un contesto di crescente attenzione verso la sovranità digitale europea e la necessità di ridurre la dipendenza da operatori extra-UE per la gestione e il trattamento di informazioni personali strategiche.

Con il GDPR che consente sanzioni fino al 4% del fatturato globale di un’azienda, il provvedimento della DPC assume anche una valenza finanziaria e industriale, ponendo una pressione significativa sulle strategie di compliance delle Big Tech.

TikTok ha dichiarato che presenterà ricorso, avvertendo che una decisione di questo tipo potrebbe costituire un precedente destabilizzante per tutte le imprese globali che operano in Europa e fanno affidamento su flussi di dati transfrontalieri.

Ulteriori criticità emerse e precedenti sanzionatori

A complicare la posizione di TikTok vi è la recente autodenuncia alla DPC: l’azienda ha ammesso che, contrariamente a quanto sostenuto in precedenza, una parte dei dati europei era stata temporaneamente archiviata in Cina a febbraio 2024, ma successivamente cancellata. Questo ha portato il DPC a dichiarare che “valuterà ulteriori azioni regolatorie”.

Non si tratta del primo procedimento: nel 2023 TikTok era già stata multata per 345 milioni di euro per violazioni relative al trattamento dei dati dei minori. La DPC irlandese, diventata l’hub regolatorio delle grandi piattaforme digitali per la presenza dei loro quartieri generali a Dublino, ha già colpito colossi come Meta, LinkedIn, Microsoft e X (ex Twitter) con sanzioni multimilionarie.

Riflessione strategica: GDPR, sovranità e bilanciamento geopolitico

Il caso TikTok riassume molte delle tensioni attuali tra diritto della protezione dei dati, concorrenza globale e sovranità digitale. La possibilità di accesso da parte di Stati terzi con legislazioni divergenti è sempre più percepita come un rischio sistemico.

La Commissione Europea ha posto la residenza e localizzazione dei dati sensibili come uno dei capisaldi delle sue politiche industriali e tecnologiche, promuovendo iniziative come GAIA-X e rafforzando la supervisione sugli strumenti contrattuali (SCC, BCR) utilizzati per i trasferimenti.

In parallelo, la crescente frammentazione normativa internazionale – con Stati Uniti, Cina, India e Brasile che procedono con proprie regolazioni sovrane – impone alle multinazionali tecnologiche una ridefinizione strutturale della data governance su scala globale.

La nuova mappa del potere digitale

La sanzione a TikTok si colloca all’incrocio tra regolazione, innovazione, geopolitica e industria. Essa rappresenta un banco di prova per l’efficacia del GDPR come strumento non solo di tutela dei diritti fondamentali, ma anche di governance dell’economia digitale.

Mentre ByteDance prepara la propria strategia di appello, le imprese tecnologiche che operano nel perimetro europeo dovranno confrontarsi con una certezza: il rispetto degli standard UE non è più negoziabile, ma una condizione essenziale per l’accesso e la permanenza nel mercato unico digitale.

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