Il conflitto tra Elon Musk e Donald Trump impatta la capitalizzazione di Tesla, ma un possibile dialogo con la Casa Bianca riaccende la fiducia. Intanto crescono i timori per i margini globali e le aspettative sul lancio del Robotaxi.
Le azioni di Tesla sono tornate in positivo nella giornata di oggi (+5% a Francoforte) dopo il crollo del 14,3% registrato ieri a Wall Street, pari a circa 150 miliardi di dollari di capitalizzazione bruciata in poche ore. Il recupero è stato stimolato dalla notizia di un contatto in agenda tra la Casa Bianca e il CEO Elon Musk, finalizzato a stemperare la tensione esplosa pubblicamente con Donald Trump.
Il botta e risposta tra i due ha assunto connotazioni sempre più bellicose: Trump ha minacciato la revoca di contratti e sussidi pubblici a tutte le società controllate da Musk (inclusa SpaceX), mentre quest’ultimo ha risposto auspicando addirittura l’impeachment del tycoon repubblicano. Una dinamica che ha avuto effetti tangibili sul sentiment degli investitori, tanto da provocare una delle peggiori giornate per il titolo Tesla negli ultimi mesi.
Il rischio politico e il valore dei sussidi pubblici
Secondo Fiona Cincotta, senior market analyst presso City Index, è improbabile che le minacce dell’ex presidente si traducano in azioni concrete: “La revoca dei contratti pubblici a Tesla resta uno scenario estremo e poco realistico. È più verosimile che si tratti di una schermaglia temporanea.”
Tesla beneficia attualmente di importanti contratti federali in ambito mobilità elettrica, infrastrutture energetiche e tecnologia spaziale (tramite SpaceX). Qualsiasi revisione strutturale degli incentivi potrebbe impattare direttamente sul piano industriale e sull’equilibrio finanziario a medio termine del gruppo californiano.
Oltre la politica: i nodi strutturali e la pressione sui margini
Alcuni analisti, tuttavia, invitano a guardare oltre la narrativa geopolitica. Garrett Nelson, equity analyst di CFRA Research, sottolinea come il calo del titolo sia anche riconducibile a preoccupazioni più profonde sul modello di business di Tesla, tra cui:
- l’eccessiva reazione positiva del mercato ai dati del Q1
- la perdita di quote di mercato in Europa e Cina
- le aspettative elevate e potenzialmente disattese sul prossimo lancio del Robotaxi, previsto ad Austin la prossima settimana.
In questo contesto, la società ha perso il suo status di “$1 trillion company” ed è scesa al nono posto per capitalizzazione di mercato globale, dietro a player come Berkshire Hathaway e Broadcom, uscendo dal cosiddetto club dei “Magnifici 7” della tecnologia USA.
Wall Street osserva, i mercati reagiscono
La tensione politica tra Musk e Trump ha contribuito a spingere al ribasso gli indici di riferimento ieri. Il Nasdaq ha perso oltre lo 0,1%, l’S&P 500 lo 0,5% e il Dow Jones un ulteriore 0,25%. Tuttavia, le prospettive di una tregua hanno già indotto un rimbalzo nei futures dell’S&P (+0,4%) nella giornata di oggi.
Secondo Kathleen Brooks, research director di XTB, “Se Musk dovesse effettivamente optare per una pausa strategica nel conflitto con Trump, l’impatto sui mercati potrebbe rimanere confinato a Tesla nel breve periodo.”
La governance aziendale sotto pressione
L’episodio evidenzia, ancora una volta, come le dinamiche politico-personali possano avere effetti immediati e significativi sui mercati finanziari, soprattutto quando coinvolgono figure polarizzanti come Elon Musk. In un contesto in cui l’industria dell’automotive elettrica si gioca la leadership globale su temi strategici come l’autonomia industriale, l’accesso agli incentivi pubblici e la competitività tecnologica, Tesla dovrà affrontare non solo la concorrenza, ma anche la crescente politicizzazione dell’innovazione.