La presidente del board Robyn Denholm respinge le indiscrezioni su una ricerca del successore di Elon Musk. Intanto Tesla affronta una fase strategica cruciale tra pressioni regolatorie, transizione industriale, instabilità politica e ridefinizione del proprio modello di business.
Il futuro della leadership di Tesla torna sotto i riflettori dopo che il Wall Street Journal ha riportato indiscrezioni secondo cui il consiglio di amministrazione dell’azienda avrebbe avviato contatti con società di selezione per cercare un potenziale sostituto del CEO Elon Musk. Le dichiarazioni di smentita da parte della presidente del board, Robyn Denholm, non hanno però dissipato del tutto i dubbi sullo stato interno della governance del gruppo.
Denholm ha definito il report “assolutamente falso” in un post su X, ribadendo la “piena fiducia” del consiglio nella capacità di Musk di guidare l’azienda verso i suoi ambiziosi obiettivi di crescita. Lo stesso Musk ha parlato di “articolo deliberatamente falso”, segnalando un clima di tensione crescente intorno al vertice del colosso dell’auto elettrica.
La vicenda si inserisce in un contesto di profonda trasformazione per Tesla, che sta passando da produttore automobilistico a pioniere nel settore dell’intelligenza artificiale e della robotica, con focus su taxi autonomi e robot umanoidi. Un pivot strategico che riflette una ridefinizione industriale ma anche un rischio di disallineamento rispetto alla sua base investitori più tradizionale.
Pressioni geopolitiche e instabilità del top management
La crescente esposizione di Musk nella sfera politica, in particolare attraverso la sua collaborazione con l’amministrazione Trump e la gestione del dipartimento governativo DOGE (Department of Government Efficiency), ha sollevato ulteriori preoccupazioni tra gli investitori. Il coinvolgimento in iniziative di taglio della spesa federale e la sua recente vicinanza a movimenti politici di estrema destra in Europa hanno provocato proteste, atti di vandalismo contro i punti vendita Tesla e interrogativi sulla reputazione globale del brand.
Secondo quanto riportato dal WSJ, alcuni membri del consiglio avrebbero chiesto a Musk di impegnarsi pubblicamente a dedicare più tempo all’azienda. Anche se l’imprenditore ha annunciato un ridimensionamento delle attività governative, resta incerta la sua reale disponibilità a un impegno operativo più continuo in Tesla. Elemento che alimenta il dibattito sul cosiddetto “key person risk” e su un eventuale piano di successione che il board potrebbe dover attivare.
Board sotto pressione: indipendenza e remunerazioni al centro del dibattito
La struttura di governance di Tesla è da tempo sotto osservazione da parte degli investitori istituzionali. Attivisti e analisti hanno criticato il consiglio per la sua presunta mancanza di indipendenza e per l’eccessiva dipendenza dal fondatore. Robyn Denholm, presidente del board nominata dallo stesso Musk, è stata oggetto di critiche per aver difeso il controverso piano retributivo miliardario dell’amministratore delegato. A sua volta, Denholm ha venduto azioni Tesla per circa 33,7 milioni di dollari lo scorso marzo, secondo dati SEC, innescando ulteriori interrogativi sull’effettiva trasparenza e responsabilità del consiglio.
Il consiglio, composto da otto membri tra cui James Murdoch (figlio di Rupert Murdoch) e Kimbal Musk (fratello di Elon), starebbe valutando l’ingresso di un nuovo direttore indipendente, nel tentativo di rassicurare il mercato. Il co-fondatore JB Straubel avrebbe incontrato investitori istituzionali per sottolineare la solidità del gruppo e la continuità del piano industriale.
Autonomia, AI e nuovo paradigma industriale
A livello tecnologico, Tesla è in un momento di svolta: il passaggio da una casa automobilistica a una tech company ad alta intensità di AI e automazione implica una riconfigurazione dell’intera filiera industriale e legale. L’allentamento recente delle regole federali statunitensi sui test dei veicoli autonomi ha dato slancio al titolo in borsa, ma pone sfide normative ed etiche non trascurabili, specialmente in ambito antitrust, protezione dei dati e responsabilità del prodotto.
Il fallimento – almeno per ora – della promessa di una piattaforma EV accessibile economicamente, unito all’invecchiamento della gamma attuale di veicoli, alimenta il rischio che Tesla stia perdendo terreno rispetto a concorrenti cinesi ed europei sul fronte della mobilità elettrica tradizionale.
Il nodo della governance
Mentre Musk rilancia Tesla come azienda di AI e robotica, il nodo della governance resta irrisolto. Le dinamiche interne al board, la credibilità del piano industriale e le implicazioni geopolitiche della leadership di Musk costituiscono variabili cruciali per il futuro del gruppo. La capacità di Tesla di attrarre capitali, innovare senza perdere il controllo e posizionarsi in un contesto normativo internazionale sempre più complesso, definirà se l’azienda potrà davvero essere più di un costruttore di auto elettriche: una piattaforma tecnologica globale capace di guidare la nuova era industriale.