Con l’apertura del primo “experience centre” a Mumbai e l’importazione di veicoli e accessori per un valore di oltre 1 milione di dollari, Tesla avvia la propria presenza commerciale in India senza produrre localmente. Un test strategico per l’accesso al mercato in un contesto di tensioni normative, geopolitiche e industriali.
Tesla Inc. annuncia il suo ingresso formale nel mercato indiano con l’apertura del primo Tesla Experience Centre a Mumbai, presso il Bandra Kurla Complex, principale distretto finanziario della città. L’evento, in programma per il 15 luglio, rappresenta l’avvio operativo della presenza diretta del costruttore statunitense in uno dei mercati automobilistici a maggiore crescita del decennio.
Secondo quanto riportato da documentazione doganale e fonti Reuters, Tesla ha importato in India beni per circa 1 milione di dollari nei primi sei mesi del 2025. Il carico comprende sei veicoli Model Y (di cui una versione long-range), Supercharger, accessori e strumenti per ricarica, con provenienza mista da Stati Uniti e Cina.
Alta tassazione, strategia di penetrazione e assenza di produzione locale
La scelta di vendere veicoli importati, nonostante l’imposta doganale del 70%, rappresenta una scommessa tattica per testare l’appetibilità del marchio in India. La posizione di Tesla si colloca in un contesto regolatorio ancora incerto: il governo Modi ha da tempo formulato una policy ad hoc per attrarre investimenti nel settore EV, ma l’azienda ha espressamente comunicato di non voler produrre localmente nel breve termine.
Questo approccio potrebbe creare frizioni, sia in ambito politico che commerciale. Donald Trump ha criticato eventuali mosse che porterebbero a produrre in India per eludere le tariffe americane, definendole “unfair”.
Politica industriale e relazioni bilaterali: l’India tra apertura e protezionismo
L’India ambisce a diventare un hub globale per la produzione di veicoli elettrici, ma le barriere tariffarie e i vincoli regolatori restano alti. L’arrivo di Tesla, anche solo in forma commerciale, rappresenta un test per la flessibilità del mercato e per l’efficacia delle politiche industriali indiane.
L’annullamento della visita di Elon Musk – che avrebbe dovuto annunciare un investimento da 2-3 miliardi di dollari per una gigafactory locale – ha raffreddato temporaneamente le trattative, ma l’apertura del flagship showroom a Mumbai segna un rilancio simbolico.
Assunzioni e operazioni locali: i primi segnali di infrastrutturazione
Tesla ha già avviato un piano di assunzioni in India con una trentina di posizioni aperte. Alcuni ruoli chiave sono già stati coperti: store manager, figure commerciali e di assistenza post-vendita. L’azienda cerca ora supply chain engineers e vehicle operators, segnale di un interesse anche per la gestione autonoma della logistica e per possibili test operativi di guida automatizzata nel contesto indiano.
Un mercato di frontiera tra opportunità e incertezze regolatorie
Con oltre 4 milioni di veicoli venduti ogni anno, l’India è il terzo mercato automobilistico mondiale, ma l’adozione dell’elettrico è ancora in fase embrionale. La presenza di Tesla, anche in assenza di una fabbrica locale, ridefinisce la concorrenza nel segmento EV premium, stimolando una trasformazione competitiva tra player locali e internazionali.
In prospettiva, l’efficacia della strategia Tesla dipenderà da:
- Evoluzione delle politiche industriali indiane
- Dinamiche geopolitiche tra Stati Uniti, India e Cina
- Accettazione di prezzo e posizionamento da parte dei consumatori locali
- Capacità di Tesla di adattare prodotto e supply chain al contesto sud-asiatico