Il rinnovo del contratto con Huawei fino al 2030 per la rete consumer e l’affidamento del core 5G a Nokia delineano la complessa partita industriale e geopolitica che vede la Spagna al centro delle tensioni tra innovazione, sicurezza e regolazione europea.
Telefonica e il rinnovo con Huawei: un equilibrio delicato
Il rinnovo del contratto tra Telefonica e Huawei fino al 2030 rappresenta molto più di una mera operazione tecnica. Secondo quanto riportato da El País, l’intesa riguarda la fornitura di infrastrutture per la rete consumer, segmento che rimane centrale per i ricavi domestici dell’operatore spagnolo. La decisione è stata presa a fine 2024, in un contesto in cui le telecomunicazioni sono considerate un’infrastruttura critica di interesse nazionale. L’operazione conferma la difficoltà di sganciarsi rapidamente da un fornitore che, nonostante le pressioni geopolitiche, continua a garantire competitività sui prezzi e solidità tecnologica.
Nokia per il core 5G: la linea rossa della sicurezza
Parallelamente, Telefonica ha assegnato a Nokia la gestione del core 5G per aziende e istituzioni pubbliche. Una mossa che non è casuale: la componente “core” della rete è quella che gestisce dati sensibili, autenticazioni e servizi a valore aggiunto, e quindi più esposta a rischi di cybersicurezza e potenziale controllo esterno. Nokia ed Ericsson, grazie alla loro collocazione europea e alla percezione di maggiore affidabilità politica, sono diventati i partner naturali per i segmenti ad alta criticità. La decisione di diversificare i fornitori mostra un’attenzione crescente verso la cyber-resilienza, rafforzata dalle raccomandazioni dell’UE e delle agenzie di intelligence.
Il modello spagnolo: riduzione progressiva senza rotture
Come spiegato dal COO Emilio Gayo, la strategia di Telefonica consiste nel “ridurre l’esposizione a Huawei”, senza tuttavia adottare un approccio radicale. A differenza della Germania, che ha approvato un divieto formale sull’utilizzo di componenti cinesi, la Spagna si muove in modo più graduale, calibrando le proprie scelte sulla base delle pressioni politiche europee, delle esigenze industriali interne e dei rapporti commerciali storici con Huawei. Questo approccio riflette la tipica “via mediterranea” alle politiche industriali: pragmatismo, gradualità e attenzione agli equilibri diplomatici.
Huawei e il presidio del RAN: un’egemonia difficile da sostituire
Il vero terreno su cui Huawei mantiene una posizione dominante è il RAN (Radio Access Network), cioè la rete di antenne e trasmettitori che collegano i dispositivi degli utenti alla rete centrale. In Spagna, Huawei controlla ancora quote molto rilevanti del RAN, anche grazie alla partnership con altri operatori come Vodafone e MasOrange. La sostituzione di questa infrastruttura richiederebbe tempi lunghi e investimenti miliardari, motivo per cui Telefonica ha scelto di concentrare gli sforzi di sostituzione solo sulle aree più sensibili del core. Il messaggio è chiaro: nel breve termine Huawei resta indispensabile, nel medio-lungo termine l’uscita sarà progressiva.
L’Europa e il mosaico normativo: frammentazione come rischio sistemico
Il caso spagnolo mette in luce una delle criticità strutturali dell’Unione Europea: l’assenza di un quadro unitario per la gestione delle infrastrutture 5G e dei fornitori considerati a rischio. Germania e Svezia hanno introdotto divieti formali, Francia ha imposto limitazioni indirette, mentre altri paesi come Spagna e Italia hanno preferito un approccio più “negoziato”. Questa frammentazione normativa non solo crea incertezza per gli operatori, ma apre la porta a possibili vulnerabilità di sistema, in un settore che richiede coerenza e interoperabilità transnazionale.
Geopolitica del 5G: tra Bruxelles, Pechino e Washington
Le decisioni di Telefonica non possono essere lette solo in chiave industriale: riflettono un più ampio gioco geopolitico. Da un lato, Bruxelles spinge per ridurre la dipendenza tecnologica da attori extraeuropei, in particolare dalla Cina; dall’altro, Washington mantiene alta la pressione diplomatica sugli alleati perché limitino la presenza di Huawei, considerata da tempo una minaccia per la sicurezza nazionale americana. Madrid si trova, quindi, in una posizione delicata: bilanciare le relazioni con la Cina, fondamentale partner commerciale, con le aspettative di Stati Uniti e Unione Europea.
America Latina: un laboratorio parallelo per Telefonica
Mentre in Europa l’approccio è cauto e regolamentato, in America Latina — dove Telefonica è fortemente presente — il quadro normativo è più permissivo e la pressione geopolitica meno intensa. In mercati come Brasile, Argentina o Colombia, Huawei continua a rappresentare un partner tecnologico strategico. Questa doppia strategia evidenzia come Telefonica adotti un modello multi-geografico, capace di adattarsi a contesti politici diversi pur mantenendo coerenza industriale. È un caso emblematico di come i grandi operatori europei gestiscano le proprie catene del valore globali.
Il futuro della resilienza digitale europea
La vicenda Telefonica-Huawei dimostra come la transizione al 5G sia al tempo stesso un tema tecnologico, industriale e politico. Per Madrid, il rinnovo con Huawei sul consumer e l’affidamento a Nokia del core non rappresentano contraddizioni, ma due facce della stessa strategia: garantire stabilità ai clienti nel breve periodo e costruire resilienza digitale nel lungo termine. La vera sfida per l’Europa sarà trasformare questa fase di transizione in una politica industriale coordinata, capace di coniugare autonomia tecnologica, sicurezza dei dati e competitività globale.