Focus su transizione regolatoria, sostenibilità accessibile e rilancio del segmento delle citycar: il gruppo accelera su industrial policy e diritto dell’innovazione.
Stellantis N.V., uno dei principali gruppi automobilistici globali, ha ufficialmente chiesto una proroga di cinque anni per l’entrata in vigore delle nuove normative europee sulle emissioni di CO₂ applicabili ai veicoli commerciali leggeri. La richiesta, avanzata da Jean-Philippe Imparato, responsabile per l’area Enlarged Europe del gruppo, solleva questioni cruciali in termini di equilibrio tra transizione ecologica, sostenibilità economica, competitività industriale e tenuta occupazionale del comparto automotive europeo.
Normativa CO₂: la sfida della transizione per i veicoli commerciali
Il pacchetto regolatorio Fit for 55 dell’Unione Europea prevede una progressiva e marcata riduzione delle emissioni di CO₂ per i veicoli nuovi immessi sul mercato. Seppur motivato da obiettivi ambientali, il target previsto per i furgoni a partire dal 2030 è considerato da Stellantis tecnicamente troppo stringente in assenza di un’infrastruttura di ricarica diffusa e di una domanda stabile per veicoli commerciali elettrici nei segmenti più sensibili al prezzo.
Secondo fonti interne, Stellantis ritiene che l’adozione massiva di veicoli a basse emissioni richieda un orizzonte temporale più ampio, pena il rischio di una contrazione dell’offerta e un rallentamento nella sostituzione del parco circolante.
Accessibilità e strategia: nasce la proposta per auto “entry level” sotto i 15.000 euro
Parallelamente, Imparato ha confermato l’adesione del gruppo alla proposta – oggi in discussione presso diversi tavoli di policy industriale – per la creazione di una nuova categoria regolatoria di veicoli compatti, elettrici o a basse emissioni, con un prezzo di listino inferiore a 15.000 euro. Una misura volta a contrastare l’attuale polarizzazione del mercato automobilistico europeo, dove l’elettrificazione sta ampliando il divario di accesso tra consumatori premium e fasce economicamente più fragili.
L’iniziativa è letta come una risposta sia al rischio sociale della transizione green, sia alla pressione competitiva esercitata da player asiatici – in primis BYD e altri costruttori cinesi – capaci di proporre EV a basso costo con economie di scala difficilmente replicabili in Europa senza una strategia industriale comune.
Una questione di politica industriale europea
La richiesta di Stellantis riapre il dibattito sulla necessità di ribilanciare il Green Deal europeo con misure di salvaguardia industriale. Il gruppo sottolinea come la transizione ecologica debba essere accompagnata da:
- incentivi tecnologici mirati alla conversione delle piattaforme produttive esistenti
- standard di emissione flessibili e proporzionati alla capacità innovativa reale
- meccanismi di sostegno per la ricerca su batterie, powertrain alternativi e supply chain locali.
Una proroga selettiva delle normative CO₂ per i veicoli commerciali potrebbe inoltre rappresentare una leva utile per preservare la leadership europea nel settore LCV (Light Commercial Vehicles), dove Stellantis detiene una quota di mercato significativa attraverso marchi come Peugeot, Citroën, Fiat Professional e Opel.
Implicazioni per mercati, investitori e governance
Dal punto di vista finanziario, la richiesta ha implicazioni su diversi fronti:
- Capex e investimenti industriali: una proroga permetterebbe al gruppo di dilazionare parte degli investimenti in elettrificazione su modelli professionali, riallocando risorse verso i segmenti entry-level.
- Corporate risk management: la mossa si inserisce in una più ampia strategia di contenimento dei rischi regolatori, oggi percepiti come più impattanti della concorrenza tradizionale.
- Equilibrio ESG: la posizione di Stellantis mostra l’emergere di una nuova narrativa ESG, in cui la “E” (Environmental) deve coesistere con la “S” (Social) e la “G” (Governance), in ottica sistemica e multilivello.
Verso un nuovo compromesso europeo?
La transizione ecologica dell’automotive europeo si gioca su un equilibrio complesso tra visione ambientale, sostenibilità economica e competitività tecnologica. Il caso Stellantis rappresenta l’emblema delle tensioni tra regolazione e industria, tra accelerazione normativa e tempo di adattamento produttivo.
In un contesto geopolitico segnato da guerre commerciali, tensioni transatlantiche e dipendenza tecnologica, la richiesta di proroga e la proposta per una nuova classe di veicoli a basso costo pongono interrogativi cruciali sulla sovranità industriale dell’Europa.