Stablecoin in yuan offshore: JD.com e Ant Group spingono per una svolta strategica nella politica monetaria digitale cinese

RedazioneRedazione
| 04/07/2025
Stablecoin in yuan offshore: JD.com e Ant Group spingono per una svolta strategica nella politica monetaria digitale cinese

La proposta di lanciare stablecoin ancorate allo yuan a Hong Kong potrebbe ridefinire l’internazionalizzazione del renminbi e sfidare il predominio globale del dollaro digitale.

Le big tech cinesi JD.com e Ant Group stanno facendo pressione sulla People’s Bank of China (PBOC) per ottenere l’autorizzazione a emettere stablecoin ancorate allo yuan offshore a Hong Kong. L’obiettivo è strategico: contrastare l’espansione globale delle stablecoin denominate in dollari USA e promuovere un uso più ampio del renminbi (RMB) nelle transazioni internazionali, in un momento in cui il dollaro domina oltre il 99% del mercato delle criptovalute stabili.

Un nuovo fronte nella competizione valutaria globale

Le stablecoin sono token digitali ancorati ad asset liquidi – prevalentemente il dollaro, ma anche oro o altre valute – e sfruttano la blockchain per facilitare trasferimenti transfrontalieri istantanei, a basso costo e disponibili 24/7. La loro adozione crescente sta generando una nuova geografia finanziaria, in cui la concorrenza tra divise si sposta dal piano macroeconomico a quello tecnologico e decentralizzato.

Secondo CoinGecko, il mercato attuale delle stablecoin vale circa 247 miliardi di dollari, ma Standard Chartered stima che potrebbe raggiungere i 2 trilioni entro il 2028. In tale contesto, l’iniziativa di JD.com e Ant Group rappresenta una svolta potenzialmente sistemica.

Hong Kong come hub regolatorio e laboratorio finanziario

La proposta prevede l’emissione iniziale di stablecoin in yuan offshore nella giurisdizione di Hong Kong, dove entrerà in vigore una nuova legge sui crypto-asset il 1° agosto 2025. Le due aziende hanno già in programma il lancio di stablecoin ancorate al dollaro di Hong Kong, ma puntano ora a un asset digitale direttamente legato allo yuan offshore (CNH).

Questa mossa segnerebbe un cambio di rotta per Pechino, che nel 2021 aveva vietato le criptovalute e mantenuto una politica monetaria rigidamente centralizzata. Secondo fonti interne citate da Reuters, le discussioni con la PBOC sono ancora in corso ma ben accolte a livello tecnico.

Sovranità finanziaria, geopolitica digitale e capital controls

La dimensione economico-finanziaria è indissolubilmente legata a quella geopolitica. Lo yuan, nonostante l’elevato peso economico della Cina, detiene solo il 2,89% delle transazioni globali (fonte: SWIFT, maggio 2025), contro il 48,46% del dollaro. Una delle principali barriere all’internazionalizzazione del RMB restano i controlli sui capitali imposti dal governo cinese.

Secondo JD.com, l’introduzione di una stablecoin offshore potrebbe offrire uno strumento di compensazione flessibile e digitale, in grado di facilitare i pagamenti cross-border mantenendo sotto controllo la circolazione del capitale. Il presidente di HashKey, Xiao Feng, ha affermato che “la Cina non può più permettersi l’inazione”, evidenziando la crescente adozione di USDT da parte degli esportatori cinesi.

Un’occasione anche per le politiche industriali e l’innovazione finanziaria

Il lancio di una stablecoin in yuan a Hong Kong si configurerebbe anche come una mossa strategica di politica industriale digitale, posizionando le aziende tecnologiche cinesi come leader nell’infrastruttura finanziaria decentralizzata. Questo rafforzerebbe la posizione di Ant Group e JD.com nel settore emergente dei digital asset payment networks, in concorrenza con player come Circle, Tether, PayPal e, ora, anche le banche centrali occidentali.

Ant Group, inoltre, si sta preparando a richiedere licenze per stablecoin anche a Singapore e in altri mercati valutari strategici, mentre JD.com prevede un’espansione del progetto in zone di libero scambio cinesi.

Implicazioni normative e sistema multilaterale

Sul piano giuridico e regolatorio, l’iniziativa si scontra con una doppia sfida normativa: da un lato l’evoluzione della regolamentazione crypto cinese, ancora restrittiva; dall’altro l’interazione con i framework emergenti in Asia, Europa e Stati Uniti. La Cina potrebbe usare Hong Kong come sandbox giuridico e monetario, testando strumenti digitali in un ambiente semi-aperto, ma sotto supervisione strategica.

Secondo Pan Gongsheng, governatore della PBOC, la rapida crescita delle stablecoin solleva “sfide enormi per la regolazione finanziaria”. Il consigliere PBOC Huang Yiping ha recentemente dichiarato che una stablecoin offshore in RMB “è una possibilità concreta”.

Un nuovo asse per il futuro delle valute digitali

Se la proposta dovesse ottenere l’approvazione delle autorità monetarie, la Cina potrebbe affiancare al suo e-CNY (yuan digitale centralizzato) una componente decentrata per uso estero, bilanciando controllo interno e flessibilità globale. In una fase in cui anche gli Stati Uniti, sotto l’amministrazione Trump, stanno spingendo per la legittimazione delle stablecoin in dollari, la risposta cinese potrebbe inaugurare un nuovo capitolo nella competizione valutaria globale, sempre più giocata sul terreno dell’innovazione digitale.

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