Stablecoin in euro: le banche europee sfidano il dominio del dollaro con un nuovo progetto digitale

RedazioneRedazione
| 25/09/2025
Stablecoin in euro: le banche europee sfidano il dominio del dollaro con un nuovo progetto digitale

Nove grandi istituti, tra cui ING e UniCredit, hanno creato una società ad Amsterdam per lanciare una stablecoin regolamentata in euro. L’iniziativa segna un punto di svolta per la finanza tradizionale e apre il dibattito sul futuro dell’Europa nei mercati digitali.

Per anni le stablecoin sono state il regno incontrastato del dollaro e degli operatori cripto, strumenti visti con sospetto dalla finanza tradizionale e guardati con prudenza dalle autorità europee. Ora, però, qualcosa cambia. Un consorzio di nove grandi banche, da ING a UniCredit fino a DekaBank, ha deciso di unire le forze per creare la prima vera stablecoin in euro con ambizioni continentali. Con sede ad Amsterdam e debutto previsto per il prossimo anno, il progetto promette di ridefinire il ruolo dell’euro nell’economia digitale, in un momento in cui la BCE continua a invocare regole più stringenti e a rilanciare l’idea del digital euro.

Una mossa senza precedenti

L’annuncio segna una svolta: nove banche europee di primo piano hanno scelto di muoversi insieme in un settore fino a oggi appannaggio di start-up e player non regolamentati. Oltre a ING, UniCredit e DekaBank, il consorzio vede la partecipazione di KBC, Danske Bank, SEB, Caixabank, Raiffeisen Bank International e Banca Sella. La nuova società con sede ad Amsterdam avrà il compito di sviluppare e gestire una stablecoin in euro, con l’obiettivo di lanciarla nella seconda metà del 2025.

La portata dell’iniziativa va oltre il lato tecnico-finanziario: per la prima volta, un fronte così ampio di banche tradizionali sceglie di entrare in modo coordinato nel mercato degli asset digitali. È un segnale che il confine tra finanza mainstream e criptoeconomia non è più così netto.

Stablecoin: dall’ombra del cripto alla centralità nei pagamenti

Le stablecoin sono nate come strumenti di nicchia per rendere più agili gli scambi all’interno delle piattaforme cripto. Col tempo, però, si sono imposte come infrastruttura essenziale per i pagamenti digitali e le transazioni transfrontaliere, soprattutto nei mercati emergenti.

Il principio è semplice: garantire un valore stabile, ancorato a una valuta tradizionale, come il dollaro o l’euro, e ridurre così la volatilità che caratterizza Bitcoin o Ethereum. Ad oggi, il mercato delle stablecoin ha raggiunto circa 300 miliardi di dollari, ma la sproporzione è evidente: oltre il 95% di questi asset è ancorato al dollaro, mentre le stablecoin in euro valgono appena 620 milioni di euro.

Il progetto del consorzio nasce, quindi, da un’esigenza duplice: colmare un vuoto evidente e offrire una valida alternativa europea al predominio del dollaro nello spazio digitale.

Lo scetticismo della BCE

Non tutti, però, condividono l’entusiasmo. La Banca Centrale Europea ha più volte ribadito la sua diffidenza verso le stablecoin. Christine Lagarde ha messo in guardia i legislatori europei sui rischi di affidare a operatori privati un ruolo tanto delicato: possibili squilibri nella politica monetaria, vulnerabilità della stabilità finanziaria, e rischi di concentrazione.

Al tempo stesso, la BCE spinge sull’introduzione di un digital euro: una valuta elettronica emessa direttamente dalla banca centrale, che garantirebbe piena fiducia istituzionale e controllo monetario. Tuttavia, molti istituti commerciali vedono il digital euro come una minaccia potenziale alla loro relazione con i clienti, temendo che possa sottrarre depositi e ridisegnare il rapporto tra banche e risparmiatori.

È in questo spazio di tensione che si colloca la nuova stablecoin bancaria: un tentativo di anticipare i tempi e proporre una soluzione regolamentata, affidabile e sotto controllo europeo, prima che lo facciano operatori extraeuropei.

La narrativa della sovranità digitale

Il linguaggio scelto dai promotori non lascia dubbi: la posta in gioco non è solo tecnologica o finanziaria, ma anche politica. Creare una stablecoin in euro significa rafforzare la sovranità economica europea, riducendo la dipendenza dal dollaro non solo nei mercati tradizionali, ma anche nel nuovo ecosistema digitale.

“Stiamo contribuendo a colmare la necessità di una soluzione regolamentata e di fiducia per i pagamenti on-chain, aprendo la strada a un nuovo standard che sosterrà la crescita e la sovranità dell’Europa”, ha dichiarato Fiona Melrose, responsabile della strategia di UniCredit.

In un contesto globale in cui il dollaro domina anche nello spazio cripto, questa iniziativa prova a restituire all’euro un ruolo da protagonista. È, in altre parole, un atto di posizionamento geopolitico, oltre che un esperimento tecnologico.

Lezioni dal passato: l’esperienza francese

Non è la prima volta che l’Europa prova a lanciare stablecoin legate all’euro. Nel 2023, Societe Generale ha introdotto sul mercato una stablecoin in euro attraverso la sua controllata SG-FORGE. Ma i risultati sono rimasti modesti: appena 56,2 milioni di euro in circolazione, una cifra insignificante rispetto ai volumi globali.

Questa esperienza dimostra quanto sia difficile per un singolo attore scalare in un mercato dominato da colossi americani e dalla fiducia consolidata nel dollaro. La novità del nuovo consorzio sta proprio nella massa critica: mettere insieme più istituti significa avere più capitali, più clienti e maggiore credibilità sul mercato. Ma non sarà sufficiente senza un ecosistema di utilizzo concreto, fatto di partnership industriali, adozione da parte di aziende e integrazione nei sistemi di pagamento quotidiani.

Opportunità e incognite

La promessa è grande: una stablecoin bancaria potrebbe garantire pagamenti rapidi, sicuri e a basso costo, favorire le transazioni cross-border e diventare uno strumento chiave per la finanza on-chain. Ma il successo dipenderà dalla capacità di superare alcune sfide cruciali.

  • Fiducia: il marchio delle banche tradizionali è un punto di forza, ma anche un vincolo. Dopo anni di diffidenza verso il mondo cripto, riusciranno a convincere gli utenti più giovani e digitalizzati?
  • Regolamentazione: con il nuovo regolamento europeo MiCA, i requisiti saranno stringenti: riserve solide, trasparenza assoluta, governance chiara. Una barriera che può scoraggiare operatori improvvisati, ma che richiederà alle banche investimenti e disciplina.
  • Competizione: il rischio è che l’iniziativa arrivi troppo tardi in un mercato già consolidato, dove Tether e USDC hanno una posizione dominante.

Un test politico ed economico

Il progetto delle nove banche europee non è solo una scommessa tecnologica, ma un test politico ed economico. È la prova che la finanza tradizionale è pronta a scendere sul terreno dell’innovazione digitale, ma anche che l’Europa vuole evitare di restare spettatrice in un mercato dominato dagli Stati Uniti e da operatori privati globali.

Il futuro di questa stablecoin dirà molto più del destino di un singolo strumento: ci dirà se l’euro può conquistare spazio nella finanza digitale globale, se l’Europa saprà trasformare ambizioni in risultati concreti e se le banche tradizionali riusciranno a reinventarsi in un ecosistema dominato dall’innovazione.

La domanda finale resta aperta e cruciale: sarà questo il primo passo verso un’Europa capace di competere nella nuova economia digitale, o un altro tentativo destinato a restare marginale? La risposta non dipenderà solo dalla tecnologia, ma dalla capacità di costruire fiducia, scala e visione strategica.

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