Spagna sotto tensione: perché le reti sature mettono a rischio crescita, energia e competitività

RedazioneRedazione
| 09/09/2025
Spagna sotto tensione: perché le reti sature mettono a rischio crescita, energia e competitività

La saturazione della rete elettrica nazionale spagnola minaccia la transizione verde, la stabilità industriale e l’attrattività per gli investitori. Senza un piano di investimenti e riforme regolatorie, la Spagna rischia di sprecare il suo potenziale energetico nel Mediterraneo.

Il futuro della transizione energetica spagnola si gioca su un campo invisibile, ma cruciale: le reti di trasmissione e distribuzione. Più dell’80% dei nodi è già saturo e incapace di accogliere nuova capacità di generazione. Blackout, colli di bottiglia e tensioni regolatorie segnalano che il Paese non dispone ancora delle infrastrutture necessarie per trasformare il boom delle rinnovabili in crescita economica. Tra ambizioni climatiche e realtà industriale, la Spagna affronta un bivio: investire massicciamente nelle reti o perdere terreno nella competizione globale per l’energia pulita.

Una rete sotto pressione

L’allarme lanciato da Aelec, la lobby delle principali utility elettriche spagnole, ha reso evidente la fragilità della rete nazionale. L’analisi, basata sui dati ufficiali di Redeia (ex Red Eléctrica de España), rivela che oltre l’80% dei nodi non è in grado di assorbire ulteriore generazione senza compromettere la stabilità. Questo dato non è solo tecnico: racconta la storia di un’infrastruttura progettata in un’epoca in cui le rinnovabili erano marginali. Oggi, invece, l’obiettivo politico è farne la spina dorsale del sistema. Senza un aggiornamento rapido e massiccio, l’intero impianto rischia di cedere sotto il peso delle nuove esigenze di un Paese in piena transizione energetica.

Le conseguenze per l’elettrificazione e la transizione energetica

La saturazione della rete è un freno potenzialmente devastante per la decarbonizzazione. Collegare nuove fabbriche, integrare sistemi di accumulo, sviluppare infrastrutture per la mobilità elettrica: tutto questo dipende dalla disponibilità di una rete flessibile e resiliente. La Spagna, che in alcuni mesi del 2023 ha prodotto oltre il 50% dell’elettricità da fonti rinnovabili, rischia di vedere vanificati i progressi compiuti se non sarà in grado di trasportare e distribuire l’energia pulita. Le conseguenze si rifletterebbero non solo sugli obiettivi climatici, ma anche sulla competitività industriale. Senza reti adeguate, progetti legati all’idrogeno verde o alla chimica sostenibile potrebbero arenarsi, mentre altri Paesi europei più rapidi nell’adeguamento infrastrutturale consoliderebbero un vantaggio competitivo.

Il blackout di aprile come campanello d’allarme

Il blackout del 28 aprile, che ha lasciato milioni di persone senza elettricità tra Spagna e Portogallo, ha reso tangibile ciò che finora era rimasto confinato a rapporti tecnici e analisi settoriali. L’episodio ha mostrato quanto sia fragile la rete in un contesto di crescente complessità, con rinnovabili intermittenti e domanda in costante crescita. Per un Paese che ambisce a diventare hub energetico mediterraneo, vendendo energia pulita al resto d’Europa, un simile evento è stato un colpo di credibilità. Ha dimostrato che la sicurezza energetica non dipende solo dalla produzione, ma dalla capacità di trasporto e dalla resilienza delle infrastrutture.

Il nodo regolatorio e il dibattito sui ritorni degli investimenti

Il cuore del problema, oltre alla tecnologia, è la regolazione. In Spagna i rendimenti delle infrastrutture di rete sono fissati dall’autorità di vigilanza (CNMC) e vengono sostenuti dai consumatori finali. La recente decisione di aumentare il ritorno dal 5,58% al 6,46% non è bastata a rassicurare le utility, che chiedono un rendimento del 7,5% per giustificare gli ingenti capitali necessari. Lo scontro riflette una tensione strutturale: tutelare i consumatori da aumenti di bolletta, senza però scoraggiare gli investitori privati. Finché questo equilibrio non sarà raggiunto, il rischio è di un immobilismo dannoso, proprio nel momento in cui servirebbe velocità.

Implicazioni economiche e industriali

L’inerzia infrastrutturale non è solo una questione energetica: impatta l’intero sistema economico. Una rete satura ostacola l’espansione delle rinnovabili, rallenta l’elettrificazione dei trasporti e aumenta i costi di produzione industriale. Le aziende spagnole rischiano così di perdere competitività rispetto a rivali di Paesi come Germania o Francia, che hanno già avviato programmi più ambiziosi di modernizzazione. A ciò si aggiunge l’incertezza sugli investimenti: senza un quadro regolatorio stabile e remunerativo, i capitali internazionali potrebbero dirottarsi verso mercati più prevedibili. Per i consumatori, il rischio è duplice: tariffe più alte e un servizio meno affidabile.

Una sfida europea

La crisi della rete spagnola riflette una sfida comune a tutta l’Europa. La transizione energetica del continente è minacciata da infrastrutture progettate per un modello centralizzato e fossile, non per un sistema distribuito e rinnovabile. La Spagna, con il suo enorme potenziale solare ed eolico, potrebbe diventare un pilastro della sicurezza energetica europea, soprattutto dopo la crisi post-Ucraina che ha messo a nudo la dipendenza da fonti esterne. Ma senza un rafforzamento delle reti, questo ruolo resterà potenziale. Il rischio è che l’Europa perda l’occasione di trasformare il Mediterraneo in un hub verde strategico, cedendo terreno nella corsa globale alla leadership energetica.

Prospettive e strategie per il futuro

Il futuro delle reti spagnole richiede una strategia multilivello. Sul fronte finanziario, sarà inevitabile rivedere i meccanismi di remunerazione per attrarre capitali privati. Sul fronte tecnologico, serviranno smart grid, digitalizzazione, accumuli distribuiti e intelligenza artificiale per ottimizzare i flussi. Ma c’è anche una sfida di governance: coordinare meglio la pianificazione nazionale con quella europea, integrando le reti iberiche con quelle del continente. Solo così la Spagna potrà trasformare la crisi in opportunità, consolidando il proprio ruolo di ponte energetico tra l’Europa e il Nord Africa e rafforzando la sua posizione nella geopolitica della transizione verde.

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