Space Economy: Roma diventa il nuovo motore industriale dell’Europa orbitale

RedazioneRedazione
| 07/10/2025
Space Economy: Roma diventa il nuovo motore industriale dell’Europa orbitale

Con la Space Smart Factory di Leonardo e Thales Alenia Space, l’Italia guida la rinascita industriale europea nel settore satellitare.

Un investimento strategico da 100 milioni di euro, alle porte di Roma, che fonde tecnologia, sovranità e geopolitica nella nuova corsa allo spazio globale.

L’alba di una nuova era industriale

Alle porte di Roma, in un’area un tempo marginale della periferia orientale, sorge oggi uno dei simboli più eloquenti della rinascita industriale europea: la Space Smart Factory, il nuovo impianto di Thales Alenia Space, la joint venture tra l’italiana Leonardo e la francese Thales.
Un complesso di 21.000 metri quadrati, concepito come una cattedrale tecnologica dove la produzione di satelliti si fonde con l’automazione, la robotica e l’intelligenza artificiale.

Costata 100 milioni di euro, finanziata in parte dal programma Next Generation EU e in parte da investimenti privati, la struttura è in grado di produrre fino a 100 satelliti l’anno, segnando un punto di svolta nella capacità produttiva europea.
Ma l’impatto di questa fabbrica va ben oltre la sfera industriale. È un segnale politico e strategico: l’Europa vuole tornare protagonista nello spazio, non più come spettatrice della competizione tra Stati Uniti e Cina, ma come potenza industriale autonoma e consapevole.

La visione: lo spazio come politica industriale

“La corsa ai satelliti non è un mercato che possiamo permetterci di perdere. Dobbiamo farne parte, e farlo da protagonisti”, ha dichiarato Roberto Cingolani, CEO di Leonardo, durante l’inaugurazione del sito.
Fisico e innovatore, ex ministro della Transizione Ecologica, Cingolani ha trasformato la visione industriale di Leonardo in una strategia di sovranità tecnologica.

Il significato politico di questa affermazione è profondo: nello scenario globale, la capacità di costruire, lanciare e gestire satelliti non è più solo una questione economica, ma un elemento di sicurezza nazionale, autonomia informativa e potere strategico.
Lo spazio è diventato il nuovo terreno di confronto tra le grandi potenze. E per l’Europa, l’assenza di una filiera produttiva integrata rappresentava una vulnerabilità.
La Space Smart Factory nasce per colmare quel vuoto: un’infrastruttura pensata per restituire all’Europa la capacità di costruire la propria rete orbitale, senza dipendere da tecnologie o fornitori esterni.

La fabbrica intelligente: dove nasce il futuro orbitale

La Space Smart Factory è un laboratorio di industria avanzata, dove automazione e digital twin convivono in un flusso produttivo continuo.
Ogni fase della costruzione dei satelliti — dall’assemblaggio delle componenti elettroniche al test dei moduli orbitali — è digitalizzata e controllata in tempo reale da un sistema integrato di sensori e algoritmi di intelligenza artificiale.

Qui, la manifattura incontra la precisione del software.
L’intera catena produttiva è monitorata da un gemello digitale che permette di simulare, testare e ottimizzare ogni processo prima che avvenga nella realtà, riducendo sprechi e costi energetici.
Il risultato è una produzione più efficiente, sostenibile e resiliente: un modello di manifattura 4.0 applicata allo spazio che colloca Roma tra i principali hub tecnologici d’Europa.

Ma la fabbrica non è solo un impianto produttivo. È un simbolo di metodo e di cultura industriale: un luogo dove la progettazione si fonde con l’analisi dei dati e la meccanica con il pensiero sistemico.
Ogni modulo satellitare costruito qui porta con sé un frammento della nuova identità industriale europea: automatizzata, interconnessa, decarbonizzata.

Europa in orbita: il ritorno della sovranità industriale

Secondo Hervé Derrey, CEO di Thales Alenia Space, “la Space Smart Factory aumenterà la capacità produttiva e la competitività globale del settore, sostenendo i programmi europei e nazionali”.
Il riferimento è ai grandi progetti del continente — Copernicus, per il monitoraggio climatico globale, e IRIS², la futura costellazione di comunicazione sicura — ma anche a una visione più ampia: la costruzione di una filiera europea integrata della space economy.

L’Europa, finora, ha eccelso nella ricerca e nella progettazione, ma ha sempre pagato la frammentazione delle proprie capacità industriali.
La Space Smart Factory nasce per invertire questa tendenza: un polo produttivo condiviso, capace di coordinare oltre 150 piccole e medie imprese italiane e francesi.
È un modello che coniuga dimensione continentale e radicamento territoriale, trasformando la collaborazione tra Roma, Torino, Tolosa e Cannes in una costellazione industriale terrestre.

Questa rete, coordinata dall’Agenzia Spaziale Italiana e dall’ESA, rappresenta la risposta europea al modello americano guidato da SpaceX: non un colosso privato centralizzato, ma un ecosistema cooperativo ad alta specializzazione.

Satelliti dual-use: tra sicurezza e innovazione

Uno degli aspetti più strategici del nuovo impianto è la produzione di satelliti dual-use, destinati tanto a usi civili quanto militari.
Si tratta di una componente sempre più centrale della space economy: costellazioni in grado di servire simultaneamente le esigenze di comunicazione, meteorologia, osservazione terrestre e difesa.

Per Teodoro Valente, presidente dell’ASI, “la fabbrica di Roma sarà cruciale nella realizzazione della costellazione nazionale italiana a bassa orbita, composta da oltre 100 satelliti”.
Un’infrastruttura che garantirà all’Italia autonomia nella raccolta e gestione dei dati strategici, riducendo la dipendenza dai network satellitari esteri e rafforzando le capacità di sicurezza nazionale.

In un contesto geopolitico segnato da guerre ibride e conflitti cibernetici, la disponibilità di infrastrutture spaziali autonome è una forma di deterrenza tecnologica.
Ogni satellite lanciato da questa fabbrica non è solo un oggetto orbitale, ma un nodo di sicurezza, comunicazione e intelligenza nella rete digitale europea.

L’Europa si consolida: verso un Airbus dello spazio

Leonardo e Thales stanno negoziando un’alleanza strategica con Airbus Defence & Space per la creazione di un grande costruttore satellitare integrato europeo.
L’idea è chiara: replicare il modello Airbus nel settore aerospaziale orbitale, creando un gigante in grado di competere con SpaceX e i conglomerati cinesi.

“Potrebbe essere questione di settimane”, ha dichiarato Cingolani. “Stiamo lavorando ai numeri e alla governance. Se riusciremo, sarà una rivoluzione industriale per l’Europa”.

Un’alleanza di questo tipo avrebbe implicazioni enormi: non solo consoliderebbe il settore, ma ridefinirebbe l’intera architettura industriale della space economy europea, integrando produzione, ricerca e logistica orbitale.
Sarebbe anche un segnale politico di maturità: l’Europa che, dopo decenni di frammentazione, sceglie di agire come blocco economico coeso e competitivo nel nuovo scenario tecnologico globale.

Diritto dello spazio e innovazione regolatoria

Ma la corsa orbitale europea non è soltanto tecnologica: è anche una questione di diritto e governance.
Chi gestisce i dati generati dai satelliti dual-use? Come si regolano i flussi informativi transnazionali in un contesto in cui le infrastrutture spaziali sono al tempo stesso civili, militari e commerciali?

In Italia, il dibattito sul diritto dell’innovazione e sulla governance dello spazio è appena iniziato.
La Space Smart Factory diventa un banco di prova per definire nuove regole di responsabilità, interoperabilità e sicurezza dei dati.

L’Italia, nuovo centro gravitazionale della space economy

Con la Space Smart Factory, l’Italia completa il suo ruolo nella filiera spaziale europea.
A Torino, Thales Alenia Space produce moduli per la Stazione Spaziale Internazionale e le missioni lunari Artemis; a Colleferro, Avio costruisce i lanciatori Vega; a Roma, Telespazio gestisce reti di comunicazione satellitare e servizi di osservazione.

Ora, con il nuovo impianto alle porte della capitale, il Paese dispone di una filiera completa: dai motori ai satelliti, dai lanciatori alle reti di terra.
Questa capacità integrata trasforma l’Italia in un hub strategico della nuova space economy europea, un Paese in grado di unire tradizione ingegneristica, ricerca scientifica e visione politica.

La collaborazione con la Francia e il dialogo con la Germania completano la triangolazione necessaria a costruire una politica spaziale europea indipendente.
In un mondo multipolare, Roma diventa così il centro di gravità orbitale dell’Europa industriale.

Costruire il futuro, un satellite alla volta

La Space Smart Factory non è solo una fabbrica: è un atto politico e simbolico.
Rappresenta la volontà dell’Europa di non restare spettatrice nella nuova competizione spaziale, ma di tornare a costruire il proprio destino tecnologico.

In un’epoca segnata dalla corsa all’intelligenza artificiale, alla connettività globale e alla militarizzazione dello spazio, Roma risponde con un messaggio potente: l’autonomia si costruisce, non si dichiara.
Satellite dopo satellite, modulo dopo modulo, l’Europa torna a fare ciò che sa fare meglio: trasformare l’ingegno in infrastruttura, la visione in materia, la politica in progetto.

E se il secolo scorso si è aperto con la conquista della Luna, il XXI secolo si apre con la conquista dell’autonomia orbitale.
Non sarà la corsa più veloce, ma sarà — probabilmente — quella che definirà il futuro del pianeta.

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