Shein sotto la lente dell’UE: potenziati i controlli di sicurezza sui prodotti per evitare sanzioni

RedazioneRedazione
| 30/05/2025
Shein sotto la lente dell’UE: potenziati i controlli di sicurezza sui prodotti per evitare sanzioni

Il colosso della fast fashion incrementa gli investimenti in conformità normativa e test di qualità, mentre Bruxelles avanza accuse di violazioni al diritto dei consumatori europei.

Il gigante della fast fashion Shein ha annunciato un piano di rafforzamento dei controlli sulla sicurezza e la qualità dei prodotti venduti sulla propria piattaforma, in risposta diretta ai rilievi mossi dalle autorità europee. L’azienda, attiva in oltre 150 Paesi con un modello di business misto – che combina vendite dirette di abbigliamento a marchio proprio e attività di marketplace per terze parti – ha dichiarato che nel 2025 effettuerà 2,5 milioni di test sui prodotti, in crescita rispetto ai 2 milioni dell’anno precedente.

Parallelamente, Shein ha reso noto l’impegno di 15 milioni di dollari in iniziative di conformità normativa per l’anno in corso. Si tratta di una risposta preventiva alle pressioni dell’Unione Europea, che ha recentemente notificato all’azienda la possibilità di sanzioni qualora non si adeguasse agli standard di sicurezza previsti dalla normativa comunitaria.

L’intervento del CPC e della Commissione Europea

La segnalazione è arrivata dal network Consumer Protection Co-operation (CPC), che coordina le autorità nazionali per la tutela dei consumatori all’interno dell’UE. Il 27 maggio, il CPC – in collaborazione con la Commissione Europea – ha comunicato ufficialmente a Shein l’avvio di un’indagine su pratiche commerciali ritenute lesive del diritto dei consumatori. All’azienda è stato concesso un termine di 30 giorni per presentare controdeduzioni.

Le violazioni contestate riguardano prevalentemente la presenza di prodotti pericolosi, l’insufficiente tracciabilità dei fornitori, e l’inadeguatezza dei meccanismi di ritiro dei prodotti non conformi già commercializzati. In particolare, l’attenzione delle autorità è concentrata su articoli venduti da terzi attraverso il marketplace della piattaforma, spesso spediti direttamente da fabbriche cinesi a clienti europei, bypassando i tradizionali filtri doganali e normativi.

Gestione del rischio reputazionale e compliance: le contromisure di Shein

Shein ha dichiarato di aver già intrapreso misure correttive: oltre al potenziamento dei controlli e all’investimento in compliance, l’azienda ha reso noto di aver interrotto i rapporti con oltre 540 venditori terzi per violazioni agli standard interni di conformità.

La scelta di rafforzare i presidi di controllo risponde non solo a esigenze normative, ma anche alla necessità di tutelare la propria reputazione a livello globale. Il marchio, al centro di frequenti controversie su temi di sostenibilità, trasparenza delle filiere e diritti dei lavoratori, punta ora a rafforzare la propria immagine nei confronti di investitori, consumatori e istituzioni, soprattutto in un momento in cui si vocifera di una possibile IPO a Wall Street.

Implicazioni economiche, giuridiche e strategiche

L’iniziativa dell’Unione Europea rappresenta un precedente rilevante per l’intero settore dell’e-commerce e del fast fashion globale. Da un lato, solleva interrogativi sulla giurisdizione applicabile e sulla responsabilità dei marketplace digitali; dall’altro, obbliga le piattaforme a sviluppare infrastrutture di compliance integrate, capaci di assicurare la conformità normativa transfrontaliera.

L’equilibrio tra rapida scalabilità digitale e accountability normativa diventa così un nodo strategico, in particolare per modelli basati sulla decentralizzazione delle forniture e sull’automazione delle vendite. Inoltre, l’attuale contesto normativo europeo – che include nuove proposte su due diligence obbligatoria, tracciabilità delle filiere e responsabilità estesa del produttore – spinge le piattaforme digitali a dotarsi di sistemi avanzati di governance tecnologica, data management e controllo della qualità.

Responsabilita’ industriale

Il caso Shein rappresenta un chiaro segnale per tutto l’ecosistema della moda veloce e del commercio digitale: la conformità normativa non può più essere una variabile accessoria, ma deve costituire un asse strategico delle politiche aziendali. La risposta del colosso cinese mostra un approccio reattivo ma consapevole, che evidenzia come la sostenibilità giuridica, reputazionale e operativa sarà sempre più determinante per la competitività nei mercati globali.

Il dialogo tra istituzioni europee e grandi operatori del digitale è destinato a intensificarsi, delineando un nuovo framework regolatorio per l’economia delle piattaforme, in cui tecnologia, diritto e responsabilità industriale convergono in una prospettiva sistemica.

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