Giappone, Sharp scommette sulle celle solari perovskite-silicio

RedazioneRedazione
| 17/11/2025
Giappone, Sharp scommette sulle celle solari perovskite-silicio

Il gruppo giapponese vuole industrializzare celle solari tandem a basso costo grazie al know-how dei display OLED.

Con la produzione di massa prevista entro il 2027, Sharp rilancia le ambizioni tecnologiche del Giappone e accende una nuova competizione globale sulle tecnologie fotovoltaiche ad altissima efficienza.

Un annuncio che segna un ritorno di scena

L’impressione, leggendo tra le righe dell’annuncio di Sharp, è che il colosso giapponese stia facendo molto di più che presentare una nuova linea di prodotto.
Sta rientrando nella partita globale del fotovoltaico, una partita che negli ultimi anni sembrava essergli scivolata via fra le dita.

Per anni la leadership tecnologica giapponese ha oscillato, soffocata dalla pressione cinese sul silicio e da una competizione feroce che spinge sempre più verso margini ridotti. Eppure, ora, Sharp decide di muoversi su un terreno diverso: le celle tandem perovskite-silicio, sottilissime, leggere, più efficienti e, soprattutto, prodotte con una tecnica che richiama in modo diretto l’esperienza dell’azienda con gli OLED.

Ridurre i costi del 10% può sembrare un obiettivo prudente, ma dietro quella cifra, solo apparentemente minima, c’è un’idea più ampia: spostare l’industria verso un nuovo paradigma produttivo.

Una mossa calcolata? Forse. Ma anche un segnale di orgoglio industriale: non siamo usciti dal gioco.

Che cosa rende la perovskite così rivoluzionaria

Se c’è un materiale che negli ultimi dieci anni ha catturato l’attenzione di ricercatori, aziende e governi, è sicuramente la perovskite.
La sua efficienza nel catturare fotoni, la leggerezza, la possibilità di realizzarla in film estremamente sottili, tutto sembra concorrere a un risultato quasi inevitabile: ridefinire lo standard dell’energia solare.

Ma la vera svolta sono le celle tandem, in cui la perovskite “siede” sopra il silicio come uno strato complementare.
La luce viene separata, sfruttata meglio, spremuta fino all’ultima goccia. Una specie di armonia fisica tra materiali diversi, che in laboratorio ha già raggiunto efficienze impensabili per il silicio tradizionale.

Non si tratta più di un sogno futuristico: le curve di efficienza registrate dai team di ricerca internazionali hanno superato ampiamente il 30%.
E quando l’efficienza supera quella soglia, il mercato ascolta. Le utility ascoltano. I governi ascoltano.

Il mondo, semplicemente, si prepara.

Dagli OLED al fotovoltaico: il salto meno improvviso di quanto sembri

A colpire, nell’annuncio di Sharp, non è solo cosa vuole produrre, ma come vuole farlo.
Le tecniche di deposizione usate per gli schermi OLED, strati sottili, materiali sensibili alla luce, controlli ultraprecisi, sono sorprendentemente affini ai processi necessari per la perovskite.

Questa sinergia, che forse fino a qualche anno fa sarebbe sembrata quasi fantasiosa, oggi appare naturale:

  • linee produttive più leggere
  • processi più veloci
  • minori sprechi
  • costi inferiori
  • superfici flessibili
  • possibilità applicative molto più ampie.

È come se Sharp avesse trovato, nel proprio archivio tecnologico, un pezzo mancante della transizione energetica. Un ponte inatteso tra elettronica e fotovoltaico.

E quando un’azienda riesce a trasferire competenze tra settori in modo così fluido, spesso anticipa un trend industriale più grande.

Perché il 2027 è un punto di non ritorno

La data fissata per la produzione di massa, il 2027, non è affatto casuale.
Quasi tutti i grandi sviluppatori internazionali stanno convergendo proprio verso quella finestra temporale. Una dinamica che non sembra frutto del caso, ma di una maturazione tecnologica finalmente sincronizzata.

Per dirla in altri termini: la perovskite non è più una promessa, ma una tecnologia che sta per affacciarsi alla scala “gigafactory”.

Arrivare nel 2027 significa:

  • non essere pionieri troppo precoci (e quindi vulnerabili agli imprevisti)
  • ma neppure arrivare quando il mercato è già occupato dai giganti cinesi
  • beneficiare dei progressi scientifici senza dover pagare il prezzo degli anni di trial & error.

Sharp, da questo punto di vista, potrebbe essersi posizionata in uno dei rari momenti in cui la stabilità scientifica coincide con la fattibilità industriale. Una finestra che non rimarrà aperta a lungo.

La corsa mondiale alla perovskite: un’arena più affollata che mai

Se il Giappone vuole tornare protagonista, deve farlo in un contesto in cui tutti, ma proprio tutti, stanno accelerando.

  • La Cina, con la sua filiera titanica, non vuole perdere l’occasione di dominare anche la generazione post-silicio
  • L’Europa vede nelle tandem una possibilità di ricostruire una filiera industriale ormai smantellata
  • La Corea del Sud investe in ricerca e prototipi per non restare schiacciata tra Pechino e i colossi giapponesi
  • Gli Stati Uniti puntano sulla chimica dei materiali e sui brevetti.

È un ecosistema competitivo in cui l’inerzia non è un’opzione.
E Sharp, quasi con calma zen, quasi senza clamore, sembra aver scelto la strategia meno rumorosa, ma forse più efficace: arrivare con un prodotto industrializzabile, non solo brillante in laboratorio.

Le incognite: stabilità, materiali, realtà industriale

Eppure, non bisogna farsi illusioni. La perovskite resta complessa. Capricciosa. Talvolta fragile.
Le criticità note includono:

  • degrado termico
  • sensibilità all’umidità
  • utilizzo di piombo (ancora tollerato, ma sempre più sotto scrutinio)
  • difficoltà nel realizzare superfici uniformi su larga scala.

Sono problemi reali, non dettagli. Ma la storia delle energie rinnovabili ci insegna che molte innovazioni sono nate proprio dal tentativo di risolvere questi difetti.
Il punto non è evitarli, è affrontarli con una capacità industriale che pochi possono permettersi.

Sharp, almeno sulla carta, è tra quei pochi.

Per il Giappone è più di una tecnologia: è una postura industriale

È qui che l’annuncio supera l’ambito tecnico e diventa geopolitico.
Il Giappone ha perso e non per colpa propria soltanto diverse battaglie industriali negli ultimi vent’anni.
Non può permettersi di perdere anche quella dell’energia pulita.

La mossa di Sharp, quindi, è anche un test:

  • il Giappone può ancora guidare un settore globale?
  • può trasformare ricerca avanzata in una filiera scalabile?
  • può competere con colossi che oggi producono su scala dieci volte maggiore?

La risposta non è scontata, ma l’ambizione, almeno, è tornata.

Il fotovoltaico come pelle del mondo

Guardando al futuro, l’immagine più interessante non è quella del classico pannello solare.
È quella di superfici energetiche, integrate ovunque: negli edifici, nei veicoli, nelle infrastrutture, perfino negli oggetti di uso quotidiano.

La perovskite, con la sua leggerezza quasi poetica e la sua efficienza sorprendente, è uno dei pochi materiali che possono rendere possibile questa visione.
E Sharp, con la sua esperienza tra pixel e fotoni, sembra voler costruire proprio quel futuro.

La grande domanda, ora, è un’altra: sarà il Giappone a guidare questa trasformazione o sarà costretto ancora una volta a inseguire?

La risposta arriverà non domani, ma tra qualche anno.
E dipenderà da quanto velocemente, profondamente, coraggiosamente riusciremo a trasformare questa tecnologia in una realtà industriale.
Una realtà che potrebbe, ancora una volta, cambiare la forma della nostra energia e forse anche il modo in cui abitiamo il pianeta.

Barberio & Partners s.r.l.

Via Donatello 67/D - 00196 Roma
P.IVA 16376771008

Policy
Privacy Policy
Cookie Policy
Termini e Condizioni
iscriviti alla nostra newsletter
Questo sito è protetto da reCAPTCHA e la Informativa sulla Privacy di Google, nonché i Termini di Servizio sono applicabili.