Una multa da quasi un milione di dollari imposta alla tech company statunitense per violazione delle regole sull’attività online delle entità straniere. In gioco: sovranità digitale, diritto dell’innovazione e tensioni globali nella governance di internet.
La Corte distrettuale Tagansky di Mosca ha emesso una sentenza nei confronti di Zoom Video Communications Inc., imponendo una multa di 79,6 milioni di rubli (circa 965.779 dollari USA) per il mancato rispetto delle normative russe sui fornitori stranieri di servizi internet. La decisione è stata comunicata attraverso il servizio stampa ufficiale dei tribunali moscoviti. Il provvedimento si basa su disposizioni introdotte nel contesto della legge federale russa su “Internet sovrana”, che impone obblighi stringenti alle piattaforme digitali straniere attive sul territorio russo.
Secondo la normativa vigente, le aziende IT straniere che superano una determinata soglia di utenti russi sono tenute a registrare una presenza legale locale, conservare i dati degli utenti entro i confini nazionali, e cooperare con le autorità per la moderazione dei contenuti. Zoom, secondo il tribunale, non ha soddisfatto questi requisiti, configurando una violazione amministrativa in base all’articolo 13.39.1 del Codice russo degli illeciti amministrativi.
Sovranità digitale e regolamentazione extraterritoriale: una frizione sistemica
La vicenda si inserisce nel quadro più ampio della strategia russa di rafforzamento della sovranità digitale, avviata con decisione a partire dal 2019 con l’approvazione della legge sulla “Runet sovrana”. Tale approccio mira a contenere l’influenza delle big tech occidentali, assicurando al governo russo il controllo dei flussi informativi online, e imponendo la localizzazione obbligatoria dei dati personali dei cittadini russi. La sanzione a Zoom rappresenta una misura coerente con una linea d’azione più ampia, che ha già colpito in passato società come Google, Meta, Apple e TikTok, con multe, limitazioni operative o blocchi parziali.
In ottica giuridica, il caso evidenzia i limiti della extraterritorialità digitale nei confronti delle normative locali e solleva interrogativi sulla compatibilità con i principi internazionali di libertà di espressione e accesso all’informazione.
Impatti economico-finanziari: compliance o disimpegno?
Dal punto di vista aziendale, la sanzione rischia di alimentare un processo già in atto: la progressiva ritirata delle tech company statunitensi dal mercato russo. Dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022, numerose multinazionali tecnologiche hanno ridotto le proprie operazioni in Russia per motivi geopolitici, normativi e reputazionali. Nel caso specifico di Zoom, la penalizzazione potrebbe accelerare una revisione delle strategie di presenza sul mercato EAEU (Unione Economica Eurasiatica), già segnato da instabilità normativa e rischi legali crescenti.
Inoltre, l’aumento delle sanzioni e l’incertezza giuridica rendono difficile per le aziende occidentali garantire conformità alle normative russe senza compromettere, al contempo, il rispetto degli obblighi normativi nei mercati d’origine, generando un conflitto normativo multilaterale.
Rischi sistemici e tecnopolitica: la regolazione del cyberspazio come campo di confronto geopolitico
Il caso Zoom riflette una tendenza globale alla frammentazione del cyberspazio, con la crescente affermazione di modelli nazionali di regolazione di internet. La Russia, insieme a Cina, Iran e altri paesi, sta consolidando un paradigma chiuso e controllato di governance digitale, in opposizione al modello aperto e multilaterale promosso da Stati Uniti, Unione Europea e organizzazioni internazionali.
Questa divergenza ha implicazioni rilevanti non solo per la privacy e la libertà online, ma anche per la stabilità delle relazioni economiche digitali globali, la protezione dei diritti digitali, e la definizione dei futuri standard tecnologici internazionali. La pressione esercitata su Zoom costituisce dunque un segnale ai concorrenti esteri e un’espressione della tecnopolitica russa come strumento di potere statale.
Diritto dell’innovazione e compliance transnazionale: sfide per le imprese globali
Le aziende digitali globali si trovano oggi al centro di un conflitto tra giurisdizioni che richiede approcci sempre più sofisticati alla compliance legale. In contesti come quello russo, la mancanza di prevedibilità normativa, la strumentalizzazione politica del diritto e l’utilizzo selettivo delle sanzioni costituiscono fattori di rischio sistemico per l’attività delle imprese.
Per gestire tali rischi, diventa essenziale dotarsi di policy legali flessibili, strategie di localizzazione controllata e sistemi di audit interni in grado di valutare il bilanciamento tra accesso al mercato e integrità aziendale. In parallelo, cresce l’esigenza di una risposta normativa internazionale più coerente e condivisa, che garantisca standard minimi e strumenti di risoluzione delle controversie digitali.