Project Bromo: Leonardo, Airbus e Thales costruiscono il polo satellitare europeo per sfidare SpaceX e riconquistare la sovranità nello spazio

RedazioneRedazione
| 20/10/2025
Project Bromo: Leonardo, Airbus e Thales costruiscono il polo satellitare europeo per sfidare SpaceX e riconquistare la sovranità nello spazio

Accordo quadro tra Leonardo, Airbus e Thales per fondere le attività satellitari in una joint venture da circa 10 miliardi di euro. Obiettivo: competere con Starlink/SpaceX, accelerare su LEO e rafforzare l’autonomia tecnologica europea.

Il progetto, ispirato al modello MBDA, dovrà superare governance complesse e l’esame Antitrust UE. In gioco ci sono posti di lavoro tra Francia e Italia, la ripartizione di tecnologie sensibili e la capacità dell’Europa di restare protagonista nella space economy.

Perché questo accordo cambia gli equilibri nello spazio europeo

Dopo oltre un anno di negoziati, Leonardo, Airbus e Thales hanno definito un accordo quadro per unire le rispettive attività satellitari in una nuova società da ~10 miliardi di euro. È il tentativo più ambizioso dell’ultimo decennio di costruire un campione paneuropeo capace di competere nella nuova corsa allo spazio, dominata dagli Stati Uniti e, in particolare, da SpaceX con Starlink. La mossa risponde a un’urgenza industriale e geopolitica: fare massa critica su progettazione, produzione e servizi satellitari, soprattutto in orbita bassa (LEO), dove si giocheranno connettività, osservazione e difesa dei prossimi anni.

Dentro “Project Bromo”: modello MBDA e logica di co-sovranità

Il progetto – nome in codice “Project Bromo” – ricalca l’architettura di MBDA (il consorzio missilistico europeo): governance condivisa, supply chain integrata, ma distribuita e specializzazioni nazionali preservate. Nel perimetro confluirebbero le attività satellitari in perdita di Airbus Defence and Space insieme a Thales Alenia Space e Telespazio (joint venture Thales–Leonardo). L’obiettivo non è solo razionalizzare capacità esistenti, ma accelerare il passaggio a piattaforme leggere e modulari per costellazioni LEO, con cicli di sviluppo più rapidi e costi sotto controllo.

La posta strategica: autonomia tecnologica e sicurezza europea

Lo spazio è ormai infrastruttura critica. Reti di comunicazione sicure, geointelligence, resilienza dei servizi civili e militari: tutto transita da asset orbitali affidabili e controllati. L’Europa, tradizionalmente forte nei satelliti GEO complessi, ha sofferto l’irruzione dei “tiny-sat” low-cost e il vantaggio di lancio di SpaceX. Unendo forze e roadmap, la nuova JV mira a ridurre la dipendenza da piattaforme extra-UE, difendendo capacità industriali strategiche e garantendo sovranità operativa in scenari di crisi.

Dalla frammentazione alla scala: perché serviva un salto di qualità

Per anni i leader europei sono stati in competizione tra loro per commesse GEO, perdendo terreno sul LEO. Il risultato: duplicazioni, margini compressi, tempi lunghi di delivery. L’accordo tenta il salto di scala: piattaforme comuni, riuso di avionica e software, catene di fornitura armonizzate e una cabina di regia unica per R&D e industrializzazione. La logica è chiara: meno sovrapposizioni, più velocità e costo per chilogrammo in caduta – prerequisiti obbligati per giocare alla pari contro reti come Starlink e le costellazioni in arrivo.

Governance, valutazioni e posti di lavoro: i nodi politici

La trattativa ha vissuto mesi di stallo su governance e valutazioni degli asset, oltre che sulla ripartizione dei carichi di lavoro tra Francia e Italia. Si tratta di tecnologie sensibili e occupazione ad alta specializzazione: la localizzazione di centri di eccellenza e linee finali è tema politico oltre che industriale. La crisi di governo a Parigi non ha aiutato; tuttavia, la consapevolezza del rischio di irrilevanza nel LEO ha spinto i partner a chiudere un quadro di intesa che tuteli equilibri nazionali pur garantendo una leadership operativa chiara.

L’ostacolo Antitrust: da “concorrenza interna” a “competitività esterna”

Il vaglio della Commissione Europea è la barriera più visibile. In passato, tentativi di consolidamento spaziale sono naufragati per timori di concentrazione. Oggi il perimetro competitivo è mutato: l’obiettivo regolatorio non è più solo evitare posizioni dominanti in Europa, ma preservare la competitività dell’Europa su scala globale. Se Bruxelles leggerà il progetto in questa chiave – più defensive scale che “cartello” – l’iter potrebbe avanzare, pur con remedies su segmenti specifici e salvaguardie per le PMI della supply chain.

Il mercato che cambia: dal GEO al LEO e l’esplosione delle costellazioni

La consulenza Novaspace stima >43.000 satelliti in lancio nel prossimo decennio per un mercato complessivo da circa 665 miliardi di dollari tra produzione e lanci. La metamorfosi è netta: architetture LEO scalabili, aggiornamenti software frequenti, edge computing a bordo, payload riconfigurabili, AI per tasking e gestione flotta. L’Europa eccelle in payload complessi e missioni istituzionali; ora deve industrializzare il LEO con ritmo fabbrile e qualità aerospaziale. Qui si misura il valore della JV.

Sinergie industriali: piattaforme comuni, supply chain e time-to-orbit

Le leve attese:

  • Standardizzazione di bus e moduli per ridurre costi non ricorrenti
  • Riuso software e tool digitali (gemelli digitali, PLM integrato) per tagliare tempi di qualifica
  • Supply chain unica per componentistica critica (propulsione elettrica, OBC, sensori, antenne phased-array)
  • Integrazione terra–spazio con centri di controllo interoperabili e servizi downstream (imaging, PNT, connettività)

L’impatto? Time-to-orbit più corto, maggiore affidabilità e una proposta commerciale più aggressiva per istituzioni e mercato privato.

Rischi reali: execution, cultura e concorrenza extra-UE

Il progetto non è privo di insidie. Il rischio di “integrazione lenta” è concreto: culture aziendali diverse, sistemi legacy, contratti pubblici rigidi. In parallelo, concorrenti globali (USA e Asia) avanzano con capitali abbondanti e cicli di rilascio rapidi. La risposta passa da una governance che decide (non solo coordina), da milestones industriali misurabili e da un’agenda chiara su talenti, IP e cybersecurity. Senza questi ingredienti, la JV rischia di essere un’operazione difensiva più che trasformativa.

L’Europa smette di osservare le stelle

Con Project Bromo l’Europa prova a uscire dalla cronaca della frammentazione per rientrare nella storia dell’innovazione. L’accordo tra Leonardo, Airbus e Thales non è solo un’operazione industriale: è un atto di politica tecnologica. Se la JV saprà tradurre il compromesso in velocità, standard e scala, il continente potrà tornare a disegnare l’orbita invece di inseguirla.
Nel prossimo decennio, potere e competitività passeranno da reti in cielo tanto quanto da reti a terra. La scelta è tra essere clienti delle costellazioni altrui o architetti delle proprie. Con questa intesa, l’Europa indica la rotta: meno rivalità interne, più capacità di sistema. È così che si torna, davvero, a governare il proprio cielo.

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