Prime, inganni e cancellazioni impossibili: la sfida legale che scuote Amazon

RedazioneRedazione
| 18/09/2025
Prime, inganni e cancellazioni impossibili: la sfida legale che scuote Amazon

Un giudice federale stabilisce che l’azienda ha violato la legge sulla protezione dei consumatori, raccogliendo i dati di pagamento prima di spiegare i termini di Prime. Una vittoria parziale per la FTC, che punta a trasformare il caso in un precedente nella battaglia globale contro le Big Tech.

Seattle, tribunale federale. In un’aula lontana dai carrelli digitali pieni di acquisti, Amazon si ritrova al centro di un’accusa che mina le fondamenta del suo modello di business. Al banco degli imputati non c’è solo il colosso dell’e-commerce, ma Prime, il servizio che ha ridefinito il concetto stesso di fedeltà online. Secondo la Federal Trade Commission (FTC), Amazon avrebbe ingannato i clienti, raccogliendo i loro dati di pagamento prima di rivelare le condizioni complete dell’abbonamento e rendendo tortuoso il processo di cancellazione. Se confermate, queste accuse potrebbero diventare il simbolo di una più ampia battaglia per la trasparenza digitale.

Una sentenza che complica la difesa di Amazon

Il giudice federale John Chun ha accolto in parte le argomentazioni della FTC, stabilendo che Amazon ha violato il Restore Online Shoppers Confidence Act (ROSCA). La decisione non risolve la causa, ma segna un passaggio cruciale: impedisce al colosso di Seattle di sostenere che la legge non si applichi ai suoi abbonamenti Prime.

In altre parole, il tribunale ha confermato che i principi di trasparenza e consenso esplicito devono valere anche per i colossi digitali, nonostante la complessità delle loro piattaforme. Per Amazon, questo significa arrivare al processo con una linea difensiva già indebolita.

L’accusa: abbonamenti silenziosi e cancellazioni impossibili

Al centro della causa c’è un’accusa pesante: secondo la FTC, Amazon avrebbe spinto milioni di utenti a iscriversi a Prime senza piena consapevolezza, raccogliendo le loro informazioni di pagamento in anticipo e presentando i termini solo in un secondo momento.

A peggiorare le cose, la procedura di disdetta sarebbe stata costruita come un labirinto digitale. La FTC sostiene che Amazon abbia utilizzato “dark patterns”, ovvero interfacce volutamente complicate per scoraggiare la cancellazione. L’effetto, secondo l’agenzia, sarebbe stato quello di mantenere attivi abbonamenti non desiderati, generando ricavi miliardari.

“L’odierna decisione conferma che Amazon ha ingannato i consumatori americani omettendo i termini completi di Prime prima di raccogliere i loro dati di pagamento,” ha dichiarato Chris Mufarrige, capo del bureau of consumer protection della FTC.

Dirigenti sotto i riflettori

Il giudice Chun non si è limitato a coinvolgere l’azienda. Ha stabilito che due dirigenti Amazon potranno essere considerati personalmente responsabili in caso di violazioni accertate.

È un dettaglio di grande rilievo. La responsabilità individuale dei manager nelle Big Tech è un tema raramente affrontato, ma cruciale: significa che la giustizia non intende fermarsi alla facciata societaria. Una linea che, se confermata, potrebbe creare un precedente capace di cambiare l’equilibrio nei rapporti tra regolatori e multinazionali.

La difesa di Amazon: “Sempre al servizio dei clienti”

Amazon ha risposto con fermezza, respingendo ogni accusa. “Né Amazon né i singoli dirigenti hanno fatto nulla di sbagliato,” ha dichiarato un portavoce. “Siamo fiduciosi che i fatti dimostreranno come i nostri manager abbiano agito correttamente, mettendo sempre i clienti al primo posto.”

Questa dichiarazione riflette la narrativa che Amazon porta avanti da anni: un’azienda che costruisce ogni scelta intorno al consumatore. Ma in questo caso la FTC ribalta lo storytelling: proprio quella relazione di fiducia, alla base del successo di Prime, sarebbe stata tradita dalle pratiche di iscrizione e cancellazione.

Prime come pilastro del modello Amazon

La posta in gioco va ben oltre una multa o un danno reputazionale. Prime è il cuore del modello Amazon. Con oltre 200 milioni di abbonati in tutto il mondo, è molto più di un servizio di consegne rapide: è il collante che tiene insieme e-commerce, intrattenimento e fidelizzazione.

Prime non porta solo ricavi diretti: trasforma i consumatori in clienti abituali, ancorandoli a un ecosistema in cui l’abbonamento è il portale d’accesso a film, musica, offerte esclusive e dispositivi Echo. Attaccare Prime significa, dunque, colpire la colonna portante del business model che ha reso Amazon una delle aziende più potenti e pervasive del pianeta.

Il futuro della fiducia digitale

Il processo contro Amazon non riguarda solo la trasparenza di un abbonamento, ma tocca un nodo più profondo: quanto possono fidarsi i consumatori delle piattaforme che governano la vita digitale?

Se la FTC riuscirà a provare le proprie accuse, il caso potrebbe diventare un precedente capace di ridefinire gli standard di correttezza nelle pratiche commerciali online. Se invece Amazon dovesse prevalere, la sua posizione ne uscirebbe rafforzata, ma difficilmente riuscirebbe a spegnere le pressioni crescenti per una regolamentazione più severa.

Alla fine, ciò che emerge è la fragilità della fiducia digitale, una risorsa tanto preziosa quanto intangibile. In un mondo dove ogni transazione passa per piattaforme globali, la fiducia non è un optional: è la vera moneta dell’economia digitale. Ed è proprio questa moneta che oggi Amazon si ritrova a dover difendere in tribunale.

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