La possibilità di acquistare velivoli COMAC da parte della compagnia irlandese riaccende le tensioni tra Washington e Pechino. In gioco ci sono sicurezza, proprietà intellettuale e il futuro della concorrenza nel settore aerospaziale.
Ryanair finisce al centro di un nuovo fronte geopolitico dopo le dichiarazioni del suo CEO, Michael O’Leary, che ha aperto all’eventualità di acquistare aerei dal costruttore cinese COMAC, a condizione di un’offerta economicamente vantaggiosa. L’ipotesi ha innescato la reazione del Congresso americano: in una lettera visionata da Reuters, il deputato statunitense Raja Krishnamoorthi ha formalmente invitato la compagnia irlandese a riconsiderare qualsiasi intenzione in tal senso, evocando preoccupazioni per la sicurezza nazionale e per la tutela della proprietà intellettuale.
L’avvertimento dal Congresso: “Aziende militari travestite da civili”
Krishnamoorthi, massimo esponente democratico nella House Select Committee on the Chinese Communist Party, ha sottolineato nella sua comunicazione a O’Leary che COMAC intrattiene legami stretti con le forze armate cinesi e avrebbe beneficiato dell’acquisizione illecita di tecnologie aeronautiche occidentali, in particolare statunitensi. “Le compagnie aeree europee e americane non dovrebbero neppure prendere in considerazione l’acquisto di velivoli da imprese controllate dal complesso militare-industriale cinese”, si legge nella missiva.
Il governo cinese ha smentito in più occasioni l’utilizzo delle aziende commerciali a fini militari o di spionaggio industriale. Tuttavia, le preoccupazioni statunitensi si inseriscono in un contesto di rivalità sistemica tra USA e Cina, dove anche l’aerospazio è diventato un terreno di scontro strategico.
COMAC: ambizioni globali, certificazioni locali
Il programma COMAC C919, pensato per competere con i best seller narrow-body Airbus A320 e Boeing 737, è entrato in servizio nel 2023 in Cina dopo la certificazione da parte delle autorità domestiche. Tuttavia, l’European Union Aviation Safety Agency (EASA) non ha ancora certificato il modello per l’impiego nel mercato comunitario e secondo gli esperti serviranno anni per completare il processo.
Secondo Krishnamoorthi, la strategia cinese punta a erodere la quota di mercato di Boeing e Airbus, consolidando un polo industriale aeronautico autonomo, sovrano e potenzialmente protetto da logiche di mercato.
Boeing tra crisi interna e tensioni commerciali
La presa di posizione degli Stati Uniti avviene anche in un momento critico per Boeing, colpita da ritardi nella certificazione del 737 MAX 10 e da una più ampia crisi di reputazione e sicurezza. Ryanair, storico cliente del costruttore americano, attende nuove consegne del MAX, ma ha già preannunciato possibili rinvii in caso di introduzione di dazi sull’importazione dei velivoli, misura che l’amministrazione Trump sta valutando nell’ambito della più ampia guerra commerciale con la Cina.
Non a caso, Boeing ha recentemente ritirato tre 737 MAX precedentemente destinati al mercato cinese, riportandoli negli Stati Uniti per evitare il blocco delle consegne dovuto alle tariffe incrociate.
Uno scenario geopolitico che ridisegna la concorrenza
L’apertura di Ryanair alla possibilità di rompere il duopolio Boeing-Airbus va letta anche alla luce di strategie di diversificazione e leva negoziale, in un contesto dove le compagnie aeree devono affrontare aumenti di costo, ritardi nelle consegne e incertezze normative. Tuttavia, il coinvolgimento diretto della politica americana solleva interrogativi sulla compatibilità tra apertura del mercato e sicurezza nazionale, e più in generale sul futuro assetto regolatorio e industriale dell’aviazione globale.
Nel frattempo, il settore aerospaziale statunitense, guidato da Boeing, sta facendo pressioni su Washington per reintrodurre un regime di duty-free nel quadro del Civil Aircraft Agreement del 1979, in modo da tutelare l’export e preservare i contratti in essere con le compagnie straniere.
Le scelte industriali
La vicenda Ryanair–COMAC rappresenta un caso emblematico di come le scelte industriali siano oggi profondamente condizionate da dinamiche geopolitiche e strategiche. L’eventuale acquisto di aerei cinesi da parte di un vettore europeo di primo piano metterebbe in discussione equilibri consolidati e potrebbe accelerare la frammentazione del mercato globale dell’aviazione commerciale in sfere d’influenza. In questo contesto, le aziende del settore si trovano a navigare un’area grigia dove costo, accesso alla tecnologia e sicurezza nazionale non possono più essere considerati separatamente.