Mosca e Pechino intensificano i negoziati sul nuovo corridoio energetico siberiano da 50 miliardi di m³/anno, ma restano distanze su volumi, rotte e condizioni contrattuali. Tra diplomazia energetica e competizione multipolare, la partita resta aperta.
Mentre il presidente cinese Xi Jinping visita Mosca per le commemorazioni dell’80° anniversario della vittoria contro il nazismo, Russia e Cina sono entrate in una fase “attiva” dei negoziati per la realizzazione del nuovo gasdotto Power of Siberia-2. Lo ha dichiarato il ministro dell’Energia russo Sergei Tsivilev, precisando che un accordo definitivo non è previsto entro le celebrazioni del 9 maggio.
Il progetto, strategico per la ridefinizione dei flussi energetici eurasiatici, prevede il trasporto di 50 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno dal giacimento siberiano di Yamal verso la Cina, passando per la Mongolia. Un’infrastruttura colossale che mira a compensare la perdita strutturale dell’export russo verso l’Europa dopo l’invasione dell’Ucraina e le successive sanzioni occidentali.
Un’alleanza strategica con limiti contrattuali
Malgrado le dichiarazioni di intenti, restano ancora ostacoli significativi. Secondo fonti diplomatiche cinesi, il tracciato definitivo del gasdotto non è stato ancora stabilito e i negoziati si scontrano con divergenze su modalità di pagamento, prezzo del gas, clausole di indicizzazione e volumi garantiti. In altre parole, Mosca punta su un’alleanza strategica, Pechino su una logica contrattuale estremamente prudente e orientata a massimizzare la leva negoziale.
La Cina, infatti, gode attualmente di una posizione di forza nei confronti della Russia, grazie a un mix di domanda diversificata, accesso a fornitori alternativi (LNG incluso) e capacità di dettare i termini in un contesto di isolamento commerciale russo.
Geopolitica dei gasdotti e diplomazia energetica 2.0
Il Power of Siberia-2 si inserisce nel più ampio contesto della nuova architettura energetica multipolare, dove la diplomazia dei gasdotti è tornata centrale nella competizione tra grandi potenze. Dopo il primo gasdotto Power of Siberia (attivo dal 2019), il secondo corridoio rappresenta un potenziale game changer nella ridefinizione delle rotte energetiche transasiatiche, con impatti su:
- la bilancia commerciale russo-cinese
- la sicurezza energetica cinese
- il ruolo della Mongolia come Paese di transito
- il ribilanciamento tra gasdotti e GNL a livello globale
Aspetti giuridici e finanziari: un deal ancora incerto
Oltre agli aspetti infrastrutturali, l’accordo solleva interrogativi giuridici e finanziari cruciali:
- Quale sarà il modello di governance dell’infrastruttura?
- In che modo verrà finanziato il progetto, considerando le restrizioni internazionali sul sistema bancario russo?
- Verranno impiegate valute alternative al dollaro (es. yuan) per eludere le sanzioni SWIFT?
L’assenza di un accordo vincolante riflette anche la difficoltà di costruire meccanismi di cooperazione energetica stabili in un contesto internazionale segnato da sanzioni, volatilità dei mercati e crescente regionalizzazione delle catene del valore.
Molto piu’ di un gasdotto
Il Power of Siberia-2 è molto più di un gasdotto: è un banco di prova per il futuro della diplomazia energetica sino-russa, per il ruolo della Cina nella ridefinizione dell’ordine economico eurasiatico e per la resilienza del modello russo di politica industriale basata sull’export di risorse.
Finché l’accordo non sarà siglato, però, la sua portata resterà potenziale. E in un mondo frammentato, la distanza tra interessi strategici e convergenze contrattuali può essere molto più grande di 50 miliardi di metri cubi l’anno.