Pomigliano e Poissy ferme: Stellantis accende l’allarme sul mercato europeo

RedazioneRedazione
| 24/09/2025
Pomigliano e Poissy ferme: Stellantis accende l’allarme sul mercato europeo

Il gruppo congela la produzione a Pomigliano e Poissy per la domanda debole e migliaia di lavoratori finiscono in cassa integrazione. Dalla Panda al Tonale, lo stop diventa il simbolo di un mercato europeo che non riesce a ripartire e rischia di perdere terreno nella corsa globale

Stellantis ha annunciato la sospensione temporanea delle linee a Pomigliano d’Arco e Poissy, due impianti chiave per la produzione di Fiat, Alfa Romeo, DS e Opel. Una misura che coinvolge migliaia di lavoratori e che mette a nudo la fragilità del mercato auto europeo, oggi stretto tra domanda stagnante, transizione elettrica e concorrenza sempre più aggressiva dall’estero.

Migliaia di lavoratori in cassa integrazione

Lo stop scatterà dal 29 settembre. A Pomigliano d’Arco, vicino Napoli, le linee della Fiat Panda si fermeranno fino al 6 ottobre, mentre quelle dell’Alfa Romeo Tonale resteranno inattive fino al 10 ottobre. Lo stabilimento campano, che dà lavoro a circa 3.800 persone, resterà così congelato per più di una settimana.

In Francia, a Poissy, la sospensione durerà dal 13 al 31 ottobre e riguarderà i SUV compatti DS3 e Opel Mokka, con circa 2.000 lavoratori coinvolti. Stellantis ha spiegato che la pausa sarà usata anche per ridurre le scorte accumulate, programmare manutenzioni e avviare corsi di formazione, ma il messaggio è chiaro: la domanda non basta più a sostenere il ritmo produttivo.

Un mercato europeo senza slancio

Il contesto di riferimento è tutt’altro che rassicurante. Le immatricolazioni in Europa, tra gennaio e luglio, sono rimaste ferme a 7,9 milioni di unità, praticamente in linea con l’anno precedente. Per Stellantis, però, il dato è peggiore: un calo dell’8%, pari a 1,19 milioni di auto.

La stagnazione non è solo congiunturale. Riflette una transizione incompiuta, con consumatori europei divisi tra curiosità verso l’elettrico e resistenze legate a costi elevati, infrastrutture di ricarica insufficienti e incertezze sul valore futuro dei veicoli. In questo scenario, i grandi gruppi industriali si trovano intrappolati: investire miliardi nell’elettrificazione senza avere la certezza di una domanda che segua lo stesso passo.

Panda e Tonale: due simboli in difficoltà

La scelta di fermare Panda e Tonale racconta due facce della stessa crisi.

La Fiat Panda, citycar iconica e best-seller in Italia e in Europa, paga la stagionalità delle flotte aziendali e delle società di noleggio, che tendono a ridurre gli ordini nella parte finale dell’anno. Ma dietro la stagionalità si intravede anche la necessità di Stellantis di ripensare la capacità produttiva delle citycar, segmento oggi sotto pressione per via delle nuove normative sulle emissioni e dei margini sempre più sottili.

L’Alfa Romeo Tonale, invece, rappresenta il tentativo del marchio premium di tornare competitivo. Ma le vendite sono state colpite da un fattore esterno: i dazi imposti dagli Stati Uniti, che hanno reso più difficile l’accesso a un mercato cruciale per la strategia del brand. La lezione è evidente: nel nuovo scenario globale, anche un modello ben accolto dal pubblico può essere messo in difficoltà da dinamiche geopolitiche che vanno oltre la sfera industriale.

Stellantis: un approccio “cauto e responsabile”

Nelle parole dell’azienda, la sospensione è una scelta “cauta e responsabile”. Un modo per allineare la produzione alla domanda reale ed evitare l’accumulo di scorte. Ma dietro il linguaggio prudente si intravede una difficoltà strutturale: come conciliare i vincoli della transizione elettrica con la necessità di mantenere competitività e occupazione in un mercato stagnante.

Il rischio, per Stellantis come per l’intera industria europea, è di trovarsi intrappolati in una morsa: da un lato la pressione normativa e politica verso l’elettrico, dall’altro consumatori e mercati che non sembrano pronti a sostenere una trasformazione così rapida.

Europa sotto pressione: concorrenza e transizione

La frenata di Stellantis non è un caso isolato, ma un segnale di un settore sotto pressione. I costruttori europei devono affrontare la concorrenza crescente dei marchi cinesi, che avanzano con modelli elettrici e ibridi a prezzi competitivi, e al tempo stesso fare i conti con una domanda interna che arranca.

Il risultato è un’Europa industriale che rischia di perdere terreno proprio nel settore che ha rappresentato il suo orgoglio economico per decenni. Senza una strategia condivisa che sappia coniugare incentivi, infrastrutture e investimenti in innovazione, il rischio è che la transizione ecologica diventi un boomerang: invece di rafforzare l’industria europea, potrebbe aprire la strada a una nuova dipendenza da competitor esterni.

Non solo una parentesi tecnica

Lo stop di Pomigliano e Poissy non è soltanto una parentesi tecnica: è il simbolo di un mercato europeo che fatica a ripartire e che rischia di perdere il passo nella corsa globale. Stellantis ha scelto di tirare il freno, ma la vera domanda riguarda il futuro dell’intero settore: l’Europa sarà in grado di guidare la transizione verso la mobilità elettrica, o finirà per inseguire altri, perdendo il controllo di una delle sue industrie chiave?

Se la Panda e il Tonale diventano i simboli di un rallentamento più ampio, allora il messaggio è chiaro: l’auto europea si trova a un bivio. E il tempo per decidere in quale direzione andare non è infinito.

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